Presidente Paglia, per aiutare gli anziani bisogna rinforzare la famiglia

Il vescovo presiede la commissione ministeriale «per la riforma dell’assistenza per la popolazione anziana». Qualche umile consiglio da un ex assessore di Milano

Caro Direttore, «Ohibò, hanno ricostituito la Stato pontificio», mi sono detto quando ho letto l’intervista a monsignor Vincenzo Paglia sul Corriere della Sera del 5 maggio (data dell’Ei Fu), intitolata con le parole del vescovo: «Oggi l’assistenza è monopolio delle RSA. Aiutiamo gli anziani a restare in famiglia». Infatti ho scoperto che monsignor Paglia, responsabile in Vaticano delle tematiche relative alla famiglia, è stato chiamato a settembre da Speranza (non nel senso della virtù cardinale), ministro della Salute, a presiedere la commissione ministeriale «per la riforma dell’assistenza per la popolazione anziana».

L’idea è buona, ma non è nuova

Quindi, al presidente vorrei rivolgermi per offrirgli qualche osservazione, che trae origine dalla mia esperienza di assessore ai Servizi sociali del comune di Milano negli anni 1985-1987 e poi nel 1992-1993.

Innanzitutto, vorrei dire al presidente Paglia che l’idea da lui esposta nell’intervista in questione non è nuova. Proprio sotto la mia gestione, che voleva valorizzare al massimo la funzione sussidiaria della società milanese, il comune di Milano istituì un servizio denominato “anziano in famiglia”, con il quale aiutavamo economicamente le famiglie (che avevano fatto richiesta di ricoverare un proprio anziano in una Rsa) a “tenere” in casa l’anziano autosufficiente o parzialmente autosufficiente.

Rinforzare il ruolo della famiglia

Quella costituiva una vera rivoluzione, che permetteva a molti anziani di rimanere dentro il calore della famiglia e al Comune di risparmiare molti quattrini, da impegnare in altri servizi domiciliari. Tale servizio ebbe un buon successo e aveva grandi prospettive. Vorrei segnalare al presidente che tale servizio venne affossato dagli assessori che vennero dopo di me e che erano tutti appartenenti all’ala sinistra del Consiglio comunale. Sono, quindi, contento che l’attuale governo finalmente (con molti anni di ritardo) punti molto sull’assistenza domiciliare, ma vorrei consigliare al presidente di non cantare vittoria prima del tempo.

Perché? Perché l’assistenza domiciliare potrà avere successo solo se verrà rinforzato il ruolo della famiglia, il che non mi sembra stia avvenendo neppure con questo governo. Anzi. Sarà difficile potenziare l’assistenza domiciliare da parte di chi non fa che attaccare, sia culturalmente che politicamente, proprio la funzione naturale della famiglia. Solo con una famiglia resa forte ai sensi degli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione potremo «aiutare gli anziani a restare in famiglia». Segnalo questo pericolo al presidente, perché sono molto convinto che il pericolo esista: occorre essere ciechi per non vederlo.

Il problema, dunque, è chiaro: la proposta fatta, a nome del governo, dal presidente Paglia potrà decollare solo se la famiglia sarà posta al centro di ogni politica sociale, perché è nella famiglia che nascono i problemi, ma è anche nella risorsa-famiglia che si possono trovare le soluzioni. Signor presidente: prima rafforziamo la famiglia, se non vogliamo che la proposta della commissione da lei presieduta rimanga solo un sogno. Senza una famiglia forte, non possiamo migliorare né la salute, né l’assistenza, né l’educazione, né il benessere sociale.

Foto Ansa

Exit mobile version