Ogni nome custodisce un dono e una missione

«Il nome, segno della salvezza e premio per il bene operato nella vita». Riflessione a partire dall'Angelus di papa Francesco e un discorso di Benedetto XVI

Nell’Angelus del 10 novembre papa Francesco spiega il Vangelo in cui i Sadducei vogliono mettere in difficoltà Gesù sul tema della vita oltre la morte. E richiama «l’episodio di Mosè e del roveto ardente, là dove Dio si rivela come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Il nome di Dio è legato ai nomi degli uomini e delle donne con cui Lui si lega, e questo legame è più forte della morte. E noi possiamo dire anche del rapporto di Dio con noi, con ognuno di noi: Lui è il nostro Dio! Lui è il Dio di ognuno di noi! Come se Lui portasse il nostro nome. Piace a Lui dirlo, e questa è l’alleanza. Ecco perché Gesù afferma: “Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”. E questo è il legame decisivo, l’alleanza fondamentale, l’alleanza con Gesù. Davanti a noi sta il Dio dei viventi, il Dio dell’alleanza, il Dio che porta il mio nome, il nostro nome, come Lui ha detto: “Io sono il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe”, anche il Dio col mio nome, col tuo nome, col tuo nome…, con il nostro nome».

Il tema del nome richiama alla memoria la parola commossa di papa Benedetto XVI, pronunciata durante la sua visita al Mausoleo di Yad Vashem nel 2009: «Sono giunto qui per soffermarmi in silenzio davanti a questo monumento, eretto per onorare la memoria dei milioni di ebrei uccisi nell’orrenda tragedia della Shoah. Essi persero la propria vita, ma non perderanno mai i loro nomi: questi sono stabilmente incisi nei cuori dei loro cari, dei loro compagni di prigionia sopravvissuti e di quanti sono decisi a non permettere mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l’umanità. I loro nomi, in particolare e soprattutto, sono incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente. Uno può derubare il vicino dei suoi possedimenti, delle occasioni favorevoli o della libertà. Si può intessere una insidiosa rete di bugie per convincere altri che certi gruppi non meritano rispetto. E tuttavia, per quanto ci si sforzi, non si può mai portar via il nome di un altro essere umano. La Sacra Scrittura ci insegna l’importanza dei nomi quando viene affidata a qualcuno una missione unica o un dono speciale. I nomi custoditi in questo venerato monumento avranno per sempre un sacro posto fra gli innumerevoli discendenti di Abraham».

Dio assegna ad Adamo il compito di dare il nome alle cose create e a questa opera è collegato un possesso, a suo modo anch’esso immagine della sovranità di Dio. È il senso del nome che i genitori danno ai loro figli e che essi porteranno come segno distintivo della loro persona, inscindibile dal legame con chi li ha messi al mondo.
L’Apocalisse insegna che alla fine di tutto lo Spirito dirà: «Al vincitore io darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi lo riceve».
Torna il tema del nome, questa volta unico, segreto e assegnato a ciascuno direttamente da Dio su una pietra bianca: il nome, segno della salvezza e premio per il bene operato nella vita.

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