Oggi è il Freedom Day in Sudafrica. Auguri Mandela. Auguri Rainbow Nation

27 aprile, è Freedom Day in Sudafrica. E l’Arcivescovo emerito Desmond Tutu dice che adesso c’è più violenza e disuguaglianza che durante l’Apartheid. Ovviamente si riferisce soprattutto alla maggioranza del paese, neri e liberi, ma ben poco altro di diverso rispetto a prima. Il premio Nobel per la Pace non è il solo e non è la prima volta a dire che oggi le condizioni di vita dei Sudafricani non sono quelle promesse dalla lotta e dalla conquistata democrazia. E non per questo qui ci si permette di strapparsi capelli e vesti indicandolo come nostalgico accusarlo del regime dei bianchi; di chiederne l’epurazione dalla faccia della terra o da qualche conventicola; di ordinarne il silenziamento mediatico. Men che meno c’è uno – dicesi uno – che si senta in diritto di sbeffeggiarlo, deriderlo, irriderlo. L’African National Congress, il partito di governo, ha risposto con una pacata sequela di numeri e gentilmente respingendo la fastidiosa “condanna” arrivata dal testimone più autorevole della lotta all’Apartheid, dopo Nelson Mandela.

Qualche giorno fa anche il Ministro delle Finanze Trevor Manuel ha addirittura accusato pubblicamente il suo partito, sempre l’ANC, di usare l’apartheid come “capro espiatorio per offuscare il fallimento del governo nel campo dei servizi”. Trevor Manuel è uno dei più rispettati componenti del Governo Zuma e fu per la prima volta nominato Ministro delle Finanze dal primo presidente eletto democraticamente, Nelson Mandela. Nessuno ha chiesto la sua testa, anzi: ha aperto un dibattito acceso attorno al suo appello “Per due decenni i Sudafricani sono stati pazienti di fronte alla mediocrità dei servizi dati loro. Adesso è arrivato il momento di concentrarsi su un migliore lavoro”.

Il Giorno della liberazione sudafricano si celebra da Musina a Città del Capo con concerti, sagre, feste, nella maggior parte dei casi per raccogliere fondi per progetti sociali: è ubuntu. E’ il concetto di responsabilità verso gli altri, di comunità. Lo spirito per costruire un futuro migliore, tutti assieme.

Oggi in Sudafrica non c’è nessuno che va in piazza a manifestare contro qualcun altro, contro un nemico. Non ci sono la riproposizione di antiche barricate, né l’odio dei vinti contro i vincitori o peggio ancora dei vincitori contro i vinti. Non c’è una parte del paese contro l’altra: ci sono differenze che si rispettano e che nel rispetto reciproco vivono le loro diversità. Come stridono invece i toni violenti e arroganti di tanti estremisti della Liberazione italiana, quel continuo vivere nel passato che ha distolto dalle cose terrene e ha portato ai giorni nostri, senza governanti, senza lavoro, senza futuro. Anno dopo anno, giorno dopo giorno, uguale. Fino al crollo dell’impero. Fino alla mancanza di rispetto più elementare. La guerra senza quartiere è schizofrenica e il nemico rimane nemico, ma l’amico deve stare attento a cosa dice e cosa fa. Non importa che abbia torto o ragione.

Sono proprio felice e fortunata a essere qui a respirare questo spirito di “Riconciliazione”, che non è una filosofia fumosa, una new age alternativa e irrazionale, ma una pratica concreta. Ogni giorno. Passo dopo passo. Per rendere il Sudafrica un po’ più simile a come l’aveva sognato Nelson Mandela negli anni della lotta e del carcere. “Un buon leader deve sapere che alla fine di un dibattito franco e profondo lui e il suo avversario devono incontrarsi in un punto. E sbaglierà se il suo comportamento sarà arrogante, superficiale e disinformato”.

Auguri Mandela. Auguri Rainbow Nation.

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