Non prendetevela coi poveri Obama e Renzi. La colpa è tutta delle serie tv

Scoperto complotto internazionale: la politica mediorientale degli Stati Uniti suggerita da "Homeland", il Jobs Act ispirato a "House of Cards"

Pubblichiamo la rubrica di Pier Giacomo Ghirardini contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti).

Le serie tv spopolano. Alcune sono da trattamento sanitario obbligatorio. Altre sono carine perché la sceneggiatura è spesso scritta da grandi penne: penso a David Benioff, autore di perle letterarie come La 25ª ora e La città dei ladri, sceneggiatore di Game of Thrones, o a Emmanuel Carrère, che ha scritto un grande libro come Il Regno, che sceneggiò inizialmente Les Revenants. Per questo motivo, a differenza della telenovela concepita per mandare in pappa il cervello delle già abusate proverbiali povere casalinghe di Voghera, molte serie tv paiono mirare molto, ma molto più in alto.

Ed è qua, amici cari, che c’è puzza di vero complotto internazionale. Della cosa vi garantisco perché, beninteso, esclusivamente a scopo di analisi testuale sociologica e antropologica comparativa, chi vi scrive, da un po’ di tempo, la sera, ebbene sì, ne sta guardando qualcuna, strappato di malavoglia a La critica della ragion pura e a I dolori del giovane Werther.

Homeland, una serie tutta “spioni e droni”, dove la protagonista Carrie Mathison è un’esperta di intelligence della Cia con un grave disturbo bipolare, è una delle preferite di Barack e si dice – ma non ci credo – che il presidente si ecciti oltre modo alla visione, terminata la quale, convoca il consiglio di guerra ed emana direttive per lo scacchiere mediorientale e ne vediamo le conseguenze!

Guardate, è lo stesso effetto che la proiezione di Ombre rosse o de Il massacro di Fort Apache sortiva sulla mia debole mente di fanciullo: finito il film mi precipitavo a prendere fortino, indiani, cowboy, giubbe rosse e cavallucci di plastica – mi dovevano poi trascinare a letto per un orecchio.

Obama non ne ha colpa, è una vittima! Si tratta dell’eterna amletica (e mimetica) Mousetrap: la messa in scena dell’omicidio fa scattare come il pupazzo a molla della scatola l’omicida spettatore.

Persino il nostro giovine premier pare c’abbia una passionaccia per la serie House of Cards, dove imperversano un presidente Usa-Riccardo III e un’algida palestrata first lady-Lady Macbeth pro Lgbt (che Hillary Diane Rodham Clinton è un’orsolina del sacro cuore al confronto), interpretati da quella grandissima faccia di tolla di Kevin Spacey e dalla normanna Robin Wright. Orbene, l’anno scorso, a ridosso della puntata dove il presidente Frank Underwood annunziava al pubblico una riforma del welfare e del mercato del lavoro con la frase «You are entitled to nothing», il nostro metteva mano a provvedimenti su analoghe materie. Sono convinto che anche lui è una vittima del sistema – e che c’aveva in testa tutt’altre riforme, che neanche Che Guevara e Landini…

Per cui, come sempre, la colpa è delle mamme. Che non ti mettono a letto prima di carosello.

Foto Ansa

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