Il restauro di Notre-Dame, «uno showroom del politicamente corretto»

Un'approfondita inchiesta del Figaro rivela gli esperimenti modernisti di padre Drouin, responsabile della ricostruzione, che vuole una cattedrale «al passo coi tempi»

Parigi. Dopo due anni di lavori, la cattedrale di Notre-Dame di Parigi, vittima il 15 aprile 2019 di un terribile incendio la cui origine è ancora ignota, è stata messa in totale sicurezza. Alcuni dicono che il peggio è passato, che la gestione del “cantiere del secolo”, come è stato ribattezzato dai francesi, è entrata nella fase più semplice. Ma non è così: anzi, per molti, inizia proprio ora la fase più delicata, quella del restauro interno della cattedrale gotica parigina.

Banchi a rotelle ed effetti sonori a Notre Dame

Perché delicata? Perché padre Gilles Drouin, 55 anni, direttore dell’Institut supérieur de liturgie dell’Institut catholique de Paris a cui è stata affidata la missione di restauro, ha strane idee per la testa. Vorrebbe infatti trasformare Notre-Dame in uno “showroom del politicamente corretto”, come denunciato dal Figaro in un’inchiesta molto dettagliata sulle querelle attorno alla ricostruzione della cattedrale.

Le squadre che lavorano alla ricostruzione di Notre-Dame, secondo le informazioni del quotidiano conservatore, sono molto irritate da modus operandi “solitario” di padre Drouin, ma soprattutto dalla sua volontà di fare esperimenti modernisti all’interno del luogo di culto. Per una Notre-Dame “al passo coi tempi”, il direttore dell’Institut supérieur de liturgie, stando a quanto rivelato dal Figaro, vuole introdurre i giochi di luce, le proiezioni di versi della Bibbia sulle pareti in diverse lingue, i banchi con le rotelle illuminati al posto delle tradizionali sedie impagliate nella navata centrale, gli effetti sonori, ma anche ribattezzare due cappelle laterali “Africa” e “Asia”, e dedicarne una all’ecologia, come omaggio all’enciclica Laudato Sì di papa Francesco.

«Si può costruire Notre-Dame senza pensare ai poveri?»

Non solo: l’ambizione di Drouin è anche quella di organizzare un “dialogo con l’arte contemporanea”. Come? Attraverso murales e l’installazione di opere realizzate da artisti come la scultrice dissacrante Louise Bourgeois e la star della street-art francese Ernest Pignon-Ernest. I fedeli e i difensori del patrimonio stanno manifestando in tutti i modi la loro inquietudine dinanzi a un progetto che potrebbe allontanare Notre-Dame dalla sua funzione di luogo di culto e raccoglimento per diventare un mero monumento per intrattenere i turisti di passaggio a Parigi.

Non sono paranoie: lo scorso anno, era stato proprio Gilles Drouin a sottolineare la necessità di evangelizzare i turisti «di cultura non cristiana» e anche «post-cristiana». L’altra preoccupazione riguarda la gestione poco chiara della grande quantità di soldi confluita grazie ai donatori nelle casse dell’Établissement public chargé de la conservation et de la restauration de la cathédrale Notre-Dame de Paris, ossia dell’ente pubblico, creato ad hoc dal governo francese, che si occupa della ricostruzione: circa 1 miliardo di euro.

In un’intervista al settimanale cattolico La Vie, l’ex vicario generale di Parigi, mons. Benoist de Sinety, aveva pronunciato queste parole all’indomani del rogo del 15 aprile 2019: «Si può costruire Notre-Dame senza pensare ai poveri? Ci giochiamo la nostra credibilità, in particolare nel modo in cui gestiremo questa generosità che ci è piovuta addosso». Al Figaro, in questi giorni, Arnaud Bouthéon, presidente dell’associazione Lux Fiat, ha ribadito il concetto: «Notre-Dame deve restare quel rifugio per i poveri e gli ultimi che è sempre stato, lontano dal trambusto dei turisti. La sua vocazione è quella di curare l’anima, accanto alle persone accolte all’Hôtel Dieu (ospedale fondato nel 621 da San Landerico, è il più antico della capitale francese, ndr) per la cura dei corpi».

Foto Ansa

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