In Norvegia non ha vinto «il partito di Breivik». Ma Erna Solberg (che vuole meno Stato e meno tasse)

A leggere i nostri quotidiani pare che nel paese scandinavo il pluriomicida di Utoya sarà il prossimo premier. Invece governerà il centrodestra guidato da "Erna di Ferro" Solberg

«Norvegia, voto choc: il partito di Breivik verso il governo», titolava il Corriere della Sera , due giorni fa. La notizia, rilanciata all’indomani delle elezioni nel paese scandinavo, lascia di stucco il lettore moderato italiano. Viene ripresa da Panorama: «In Norvegia ha vinto il partito di Breivik». Il Sole 24 ore nota: «La Norvegia vira a destra, il partito di Breivik verso il governo». Per L’Unità a Oslo «trionfa il centrodestra» che, denuncia, «forse» fa un «governo con partito Breivik». L’agenzia TMNews mette in relazione il cupo responso delle urne con un aspetto altrettanto inquietante della vicenda: «Breivik potrà studiare scienze politiche in cella».

BREIVIK NON HA VINTO. Ma cosa succede nel paradiso scandinavo? Reduce da una rapida scorsa di questi titoli, il lettore moderato italiano potrebbe supporre che per Anders Breivik, pluriomicida e al contempo leader di un partito norvegese che ha appena vinto le elezioni, si prospetti un futuro politico nel prossimo governo di stampo destrorso, a patto che consegui una laurea.
Le notizie che vengono da Oslo sono altre, però: Breivik non andrà al governo, e anche se studia Scienze Politiche non uscirà di cella per i prossimi vent’anni; quello che viene identificato dalla stampa italiana come il «suo partito» (Partito del Progresso), dato per vincente alle elezioni, non è il suo partito (vi era iscritto anni fa) e non ha vinto le elezioni (ha perso dodici seggi in parlamento); con più del 30 per cento dei voti, il primo partito della nazione rimane quello laburista (di sinistra), anche se al governo potrebbe andrà una coalizione di centrodestra guidata dalla liberal-conservatrice Erna Solberg (che non ha nulla a che fare con Breivik).

LA TATCHER DEL NORD: MENO TASSE. Il Wall Street Journal, ripreso oggi da un editoriale del Foglio, spiega le ragioni del successo del centrodestra in Norvegia. Si deve alla promessa di ridurre il peso dello stato nell’economia del Paese, se Solberg sarà la prima conservatrice a diventare primo ministro in Norvegia dal 1990, ricorda il quotidiano americano. «La signora Solberg ha fatto campagna elettorale sui tagli alle tasse e sulle privatizzazioni», facendo passare il suo partito dal 17 per cento di quattro anni fa, al 27 per cento. «Ma i media – denuncia il Wall Street Journal – si sono concentrati sul partito anti immigrazione del Progresso, che ha avuto tra i suoi iscritti il pluriomicida Anders Breivik», anche se questi hanno perso il 7 per cento rispetto al 2009.
Soprannominata “Erna di Ferro”, Solberg, spiega il quotidiano americano, ha convinto molti suoi concittadini della necessità di fare politiche più liberali. La leader del partito conservatore, come molti suoi concittadini, ha capito che, per mantenere un welfare sviluppato, il paese non potrà confidare per sempre sullo sfruttamento degli enormi giacimenti di petrolio e gas. Solberg intende perciò privatizzare, liberalizzare, abbassare le tasse, «abolire la tassa di successione, verificare i beneficiari del welfare, approntare esoneri fiscali per i privati e rendere più facile alla piccole aziende competere per gli appalti del governo». Per gli «standard norvegesi», scrive il Wall Street Journal, «queste sono riforme radicali».

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