Non siamo ancora sottomessi, ma siamo già dhimmi

La dima è la tassa che i cristiani dovevano pagare nei paesi musulmani per ottenere la libertà di culto, ma non di apostolato. La dhimmitude sta diventando la subcoscienza dell’Europa.

Ripubblichiamo un articolo apparso sul settimanale Tempi nel marzo 2003

Oriana Fallaci accusa l’Europa di essere diventata succube della potenza dell’islam, ed è comprensibile. L’Europa è un’idea illuministica e laica, ma oggi l’illuminismo non è più l’esaltazione della ragione che fa la storia, ma il lamento sulla storia che disfa la ragione. Il nichilismo ha preso il posto del razionalismo. Il pensiero laico è fatto di filosofi atei cristianeggianti, che cercano nella Bibbia un supplemento metaforico della ragione assente. Ma anche i cattolici sono oggi filoislamici (…). La cultura cattolica è divenuta antioccidentale, anticapitalistica, anticonsumistica, vive scomunicando la società in cui vive, non predica la verginità ma ha una rigorosa etica del sesso come legge, soprattutto come legge civile.

È in questo vuoto, dominato dalla fine contemporanea dell’illuminismo illuminante e del cattolicesimo di resistenza, che la piatta melassa avvolge cattolici e laici e fa vedere nell’islam l’identità politica mai perduta e la religione mai abbandonata. Le parrocchie si sono coperte di simboli della pace per gli irakeni minacciati dall’intervento americano, ma nessuno ha mai versato una lacrima per i poveri cristiani del Sudan o del Pakistan o di un qualunque altro paese musulmano. La simpatia per i poveri non cristiani ha reso vergognosa ogni solidarietà con i poveri cristiani. Il corpo dell’umanità ha sostituito come punto di riferimento il corpo di Cristo: un cristiano è tale quando prescinde nel giudicare gli altri dalla sua identità di pensiero cristiano.

Ho letto una parola nuova in un libro francese di anni fa: dhimmitude. La dima è la tassa che i cristiani dovevano pagare nei paesi musulmani per ottenere la libertà di culto, ma non di apostolato, insieme a tante altre limitazioni che seguono da questo stato di minorità civile, che li espone ad ogni pressione e ad ogni violazione della legge. L’autore sosteneva che la dhimmitude sta diventando la subcoscienza dell’Europa.

Penso che il costume ecclesiastico sia più secolarizzato del costume civile: la corruzione dell’ottimo è pessima, dice un antico proverbio. Esiste ancora il cattolicesimo come identità del popolo cattolico o la secolarizzazione della cultura cattolica ha lasciato in piedi, come residui, solo la devozione alla Madonna e ai Santi? Anche la figura di Cristo tende lentamente ad andare in rimozione, soprattutto del Gesù che dice di essere venuto a portare nel mondo non la pace ma la guerra. Quando ho visto le bandiere della pace accampate sulle chiese e persino in Piazza San Pietro, ho dovuto riconoscere la grande vittoria di colui che Dostoevskij chiamò “intelligentissimo spirito”: Satana. E quando ho saputo che la bandiera della pace era esposta persino sugli altari, quindi innanzi al Tabernacolo, ho pensato all’ignominia al luogo santo di cui parla la seconda lettera ai Tessalonicesi.

È questo un pensiero esagerato? Certamente per molti lo è e preferisco lasciarlo nella sua esagerazione. Preferisco ricordare i secoli di storia in cui le terre erano occupate, le città saccheggiate ed i popoli schiavizzati e deportati. Un periodo di mille anni in cui mille sconfitte cristiane convivono con scarse vittorie: una memoria indimenticabile, perché vivono nella presenza di Santi, nel culto eterno della Gerusalemme celeste. Preferisco scandalizzare molti dicendo che non credo alla santità della violenza islamica e che i forti combattenti per Maometto non siano andati a godersi le urì, come essi speravano, ma nel luogo delle tenebre che i loro atti hanno loro assegnato.

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