No, non è «un cavillo» quello che ha demolito il processo Ruby ter

Karima El Mahroug al processo Ruby ter, Milano, 15 febbraio 2023 (foto Ansa)

Su Huffington Post Italia Federica Olivo scrive: «Berlusconi era accusato di aver pagato Karima El Mahroug e le altre ragazze protagoniste delle serate di Arcore per dire il falso nei processi Ruby 1 e bis. Per il tribunale il fatto non sussiste. Ecco il cavillo che spiega la sentenza: le ragazze dovevano essere indagate, non testimoni».

Cavillo? Che i diritti delle persone, tra cui quello essenziale di sapere di essere inquisito, siano considerati “cavilli” è il segno di quanto un’attitudine forcaiola si sia incistata nei nostri media. Che un pm, poi, non sappia che un indagato deve essere informato dei propri diritti è l’ennesima espressione dell’impunità di magistrati che non rispondono quasi mai di loro errori anche esorbitanti.

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Su Formiche Francesco De Paolo scrive: «La visita a Roma di Roberta Metsola venerdì prossimo, al di là delle ufficialità di rito, si inserisce nel solco scavato ormai da un anno in cui trovano spazio tutti i ragionamenti sulla futura infrastruttura politica europea. Come emerso dal vertice dei popolari ad Atene dello scorso dicembre, il Ppe mentre al congresso di Dublino del 2014 era “al governo” in 17 paesi Ue su 28, nel 2021 solo in 7. Alla luce del nuovo governo italiano e delle prossime elezioni non solo europee ma anche politiche (Grecia e Spagna, dopo Cipro), ecco che prende forma l’idea di dialogare con le forze conservatrici, Giorgia Meloni in primis, e provare a tessere un’alleanza per far tornare il Ppe centrale e dire addio alle larghe intese a Bruxelles (anche perché non c’è solo il ponte con Roma, ma anche con i repubblicani francesi di Ciotti)».

Ecco un’analisi informata sugli importanti processi politici in atto nell’Unione Europea, tra questi spicca quello dei nuovi rapporti tra la maggioranza dei popolari e i conservatori europei guidati da una Giorgia Meloni che sta dando anche così una nuova centralità all’Italia. Tutto risolto? Niente affatto, la costruzione di soluzioni a breve e medio termine è ancora complessa, e i nuovi equilibri politici possono sempre essere scombussolati da uno scenario internazionale così in movimento come quello attuale. Detto questo, però, solo i ciechi non colgono gli spazi che la Meloni si è costruita e sta costruendo.

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Sul Sussidiario Stelio Mangiameli dice: «A partire dal Porcellum si è invertita la tendenza che si voleva realizzare con la legge Mattarella. Quella legge fu scritta per dare più potere agli elettori scavalcando anche i partiti politici. Da quel momento in avanti tutte le riforme elettorali sono state scritte per limitare i diritti elettorali dei cittadini e non a caso sono state censurate dalla Corte costituzionale. A questa causa, che considero la principale, ne concorrono altre».

In realtà anche il Mattarellum aveva un vizio di fondo perché collegava uno spirito maggioritario alla conservazione dei partiti ormai morti della Prima Repubblica: quella contraddizione permise le manovre sia contro Romano Prodi (e poi contro Massimo D’Alema) sia quelle, molto più radicali, grazie alla magistratura militante e l’inerzia complice di Giorgio Napolitano, contro Silvio Berlusconi. Il problema di fondo è che dopo la fine giudiziaria della Prima Repubblica si è lavorato molto solo sulle scorciatoie (i sistemi elettorali) senza prendere veramente atto del fatto che erano alcuni ordinamenti fondamentali del nostro Stato definiti dalla Costituzione (presidenza della Repubblica, presidenza del Consiglio dei ministri, bicameralismo perfetto, sistema delle autonomie, sistema giudiziario e così via) a essere in crisi.

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Sulla Nuova Bussola quotidiana Stefano Magni intervista Giovanni Brussato, ingegnere minerario, che dice: «Siamo tutti in una posizione di dipendenza dalla Cina, anche qui, per l’approvvigionamento delle materie prime. E per quanto vengano fatti bei discorsi programmatici, non si sta facendo nulla per renderci indipendenti, né in Europa, né negli Stati Uniti. Il nostro problema è che, per scelta, non vogliamo cercare ed estrarre le materie prime. Anche negli Stati Uniti la politica dell’amministrazione Biden è poco chiara in merito: da un lato è favorevole all’indipendenza, dall’altro mette paletti per far sì che ciò non avvenga. In Unione Europea, la Von der Leyen qualche anno fa aveva lasciato annunciare al commissario Maroš Šefčovič l’intenzione di aprire nuove miniere, ma nell’ultimo discorso sull’Unione ha dichiarato che importeremo le materie prime da partner commerciali che condividono i nostri princìpi. Già questa è un’ipotesi molto sfumata».

Si susseguono le scelte della Commissione e del Parlamento europei sui temi ecologici (dalla casa all’auto) che, pur affrontando questioni senza dubbio sensibili e urgenti, lo fanno in modo ideologistico, senza un’analisi articolata né delle conseguenze economiche né sociali né geopolitiche della loro impostazione. Molta di questa deriva nasce dalla crisi di una sinistra che quando ha un approccio realistico all’economia e al sociale, vacilla sul piano della politica estera (vedi la stessa Spd così condizionata ancora dal suo ex cancelliere Gerhard Schröder); quando ha un atteggiamento fermo in difesa delle liberaldemocrazie come i Verdi tedeschi ha invece un approccio radicalizzato sulle scelte energetiche. Questo sbandamento della sinistra, che potrebbe portare anche a una vittoria di Elly Schlein nelle primarie del Pd, finirà per rafforzare l’incontro tra conservatori più di destra e quelli popolari nell’Unione Europea (e anche, dopo l’Italia, in Francia e Spagna), ma per una fase non prevedibile determinerà in tanti casi un’opposizione spesso troppo astratta. Il che non è mai un bene, anche per le maggioranze che governano.

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