Nigeria, una grande manifestazione per protestare contro la strage dei cristiani

La Conferenza episcopale ha organizzato una marcia il 22 maggio a Makurdi, sede della diocesi dove ad aprile una chiesa è stata attaccata dai Fulani che vogliono «islamizzare la regione»

Una grande manifestazione per protestare contro la strage dei cristiani in Nigeria. È quella che si terrà il 22 maggio a Makurdi, capitale dello Stato del Benue, come annunciato dalla Conferenza episcopale locale. I vescovi hanno anche chiesto di «organizzare marce pacifiche o processioni religiose in tutte le diocesi». La località non è stata scelta a caso. È nella diocesi di Makurdi che il 24 aprile scorso è stata attaccata una chiesa nel villaggio di Mbalom. L’attacco, condotto da pastori islamisti di etnia Fulani, ha causato la morte di 17 fedeli e due sacerdoti, padre Joseph Gor e padre Felix Tyolaha. I due presuli saranno sepolti in occasione della manifestazione.
«ISLAMIZZARE LA REGIONE». Secondo il vescovo di Makurdi, monsignor Wilfred Chikpa Anagbe, è in atto «un’agenda precisa, un chiaro tentativo di islamizzare tutte le aree a maggioranza cristiana della Middle Belt nigeriana». Gli attacchi nei confronti dei fedeli sono sempre più frequenti nella zona e dall’inizio dell’anno sono già morti oltre 100 cristiani. Da gennaio, 11 parrocchie della diocesi di Makurdi sono già state colpite e lo Stato non sembra fare nullaper difendere i suoi cittadini.
Il presidente Muhammadu Buhari, si legge nella nota della Conferenza episcopale, «non può più limitarsi a presiedere a quella grande fossa comune che la nostra nazione sta diventando. È tempo per lui di scegliere la strada dell’onore e farsi da parte per salvare la nazione dal crollo totale».
CHI FINANZIA I FULANI? «Se commemoriamo il sangue versato», ha aggiunto il vescovo di Makurdi parlando della manifestazione di martedì prossimo, «non è perché siamo tristi. Chi muore con e in Cristo è in pace, lontano da ogni dolore. Per loro il peggio è passato e tutto ciò che rimane è la gioia dell’eterna felicità». Parlando ad Aiuto alla Chiesa che soffre, monsignor Anagbe aveva anche aggiunto: «Stavolta non parliamo di Boko Haram, anche se alcuni dei pastori si sono in passato uniti alla setta islamista ed entrambi i gruppi condividono lo stesso intento di islamizzare tutta la regione. Ma i fulani vivono perlopiù nella boscaglia e non possono permettersi armi così sofisticate. Chi li finanzia dunque?». Le violenze hanno creato anche un alto numero di sfollati interni, oltre 100 mila divisi in quattro campi di accoglienza all’interno della diocesi di Makurdi. «È la Chiesa a sostenerli. Anche in questo caso il governo non ci aiuta».

Exit mobile version