Nella selva estiva di Repubblica i lanzichenecchi diventano “cerebrolesi” e “donne bruttine”

Concita De Gregorio e i «decerebrati», Natalia Aspesi e il suo appello a «detestare Meloni». Ma chi c’è di turno in redazione, Vittorio Feltri? Cercano un diversivo ad Alain Elkann?

Su Repubblica Natalia Aspesi esorta a “detestare Giorgia Meloni” (foto Ansa)

Concita lo sapete: ha sbroccato. Lei, femminista tendenza Capalbio, va matta per la lotta di classe, così prima ha chiamato degli influencer che hanno distrutto una statua per farsi un selfie «decerebrati», evocando «le differenziali», l’«insegnante di sostegno», il «pulisciti prima la bocca». Poi ha chiesto scusa a tutti i genitori e insegnanti di sostegno di ragazzi handicappati che le hanno spiegato cosa sono i «cerebrolesi» e che venisse lei a pulir loro la bava, concordando con loro che «cerebrolesi non è un insulto», «i cerebrolesi sono persone meravigliose afflitte da un danno». Infine ha chiamato i «normodotati» che distruggono statue «Ugo» e ha annunciato «la morte del contesto», «il linguaggio politicamente corretto e il comportamento che ne consegue stanno paralizzando il pensiero e l’azione – specie a sinistra».

Concita e i «cerebrolesi», Aspesi e l’appello a odiare la Meloni

A sinistra, cioè dove siede Concita De Gregorio, ultimamente arrovellandosi sul «seme dell’autodistruzione» (pensiero fisso da quanto è tornata dalla Francia e ha scoperto che il woke ha dato l’estrema unzione alla gauche), seme che poteva continuare ad innaffiare come ha sempre fatto e “invece Concita” ha perso la brocca: perfino il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti l’ha segnalata al Consiglio di disciplina e speriamo non lo facciano gli eredi di Foscolo o gli autori delle parole crociate.

Natalia Aspesi anche, lo sapete: s’è data un nuovo suggestivo progetto, detestare Giorgia Meloni. Sembra di vederla, tra le piante nate da quel seme lì nella redazione di Repubblica, «noi tutti a ridere, ma l’hai sentita questa?», mentre osserva il premier che gira un momento qua e un momento là, bacia, pare carina così piccina, non conta nulla, tutti noi non la calcolavamo, stupidi, aveva l’occhio di falco, furba come un demonio s’è circondata di poche donne in più bruttine tranne la Bernini, che è bella ma alta, insomma ecco una donna veramente donna e che come tale, odia o meglio non ama le donne, vuole che stiano al loro posto, secondarie o a casa a fare figli per i maschi del partito, ma chi la vota. Sembra anche di sentirla, l’inconfondibile voce da Signorina Snob che scandisce «non potremmo cominciare a provare un minimo di fastidio per lei? Tanto a detestare le altre donne ci siamo abituate, proviamo anche con la premier Meloni». Champagne!

Ma chi c’è di turno a Repubblica, Vittorio Feltri?

Va bene che essere antimeloniani è una categoria dello spirito e “bruttine” possono essere donne meravigliose quando non afflitte dalla morte del contesto, va bene che anche alle signore del salotto capita di farla fuori dal vaso del seme dell’autodistruzione, ma chi c’è di turno nella redazione estiva di Repubblica, Vittorio Feltri? Lo sanno che a prosperare nella compiaciuta attività di abilista e hater delle donne si finisce flagellate dagli hashtag in primis dai lettori di Repubblica? Non si stava meglio quando una volta a Repubblica era tutta campagna #bastaodio #eiotipubblico #nonstiamozitte e non bastavano due giorni di Caronte per aggravare gli sbalzi d’umore già di per sé ingestibili delle signore?

Forse la Aspesi non l’ha calcolata, tutta intenta a non calcolare il premier che saltellava qua e là, e “invece Concita” era lì, con l’occhio di falco in cui brillava la stessa gelida premeditazione che scintillava in quelli di Lucrezia Borgia, Mata Hari, Giovanna d’Arco e Fedez quando gli scappa il freno su Twitter. O forse sì: non c’è niente per nascondere una foglia chiamata Breve racconto d’estate di Alain Elkann come costruirci attorno una foresta in cui tutti i bavosi lanzichenecchi sono “Ugo” e donne “piccoline”, “carine”, “bruttine” vengono votate da normodotati appesi a un ramo intenti a sbucciare banane.

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