Nel Pd della “rottamazione”, tra la rassegnazione di Bersani e la rabbia di D’Alema

In attesa dell'incontro di oggi tra Renzi e i gruppi parlamentari, i vecchi big si confessano alla stampa. Cuperlo costretto dalle spaccature della sua ala a rinunciare alle cariche offertegli dal neosegretario

È arrivata la nuova squadra di Matteo Renzi, il primo segnale – sulla carta – del cambiamento. Ma il clima dentro il Pd appare nelle linee della vecchia guardia “congelato”, come da guerra fredda. Renzi avrebbe cercato una pacificazione con “l’avversario” Gianni Cuperlo, dato che i due lungo tutta la loro campagna elettorale e il giorno della vittoria del sindaco di Firenze hanno sempre mostrato rispetto reciproco e collaborazione, offrendogli una carica importante e altre per i suoi nel nuovo team. Secondo il retroscena ricostruito da La Stampa, Cuperlo però ha dovuto rifiutare causa divisioni nel suo campo: no alla carica di presidente dell’assemblea federale del Pd che gli è stata offerta da Renzi in persona, e no a due o tre posti in segreteria.

BERSANI: «A DISPOSIZIONE». Pier Luigi Bersani a Repubblica dice: «Ho più di sessant’anni. Sono a disposizione del partito» risponde l’ex segretario, e poi ammette: «Renzi ha ottenuto una vittoria netta. Sono pronto a lavorare per il Pd. Nessuno gli metterà i bastoni tra le ruote. Ha chiesto disciplina, io sono qui». Sulla rottamazione però Bersani è cauto: «Non si può usare la clava. Questa è una ruota, non c’è dubbio. Va benissimo il rinnovamento e, d’altra parte, guardate ai nostri gruppi parlamentari, ma serve anche l’esperienza. Renzi deve ricordare che se tutti sono qua è perché qualcuno ci ha preceduto e ha reso possibile tutto questo portando la fiaccola. La sinistra esiste in natura, vedrete che produrrà ancora fiori rigogliosi. Avrà la forza di rigenerarsi e uscirà fuori qualche leader che non immaginiamo. Guardate che la sinistra non può essere una corrente del Pd, deve essere il lievito! Io adesso voglio capire cosa pensa il segretario su una serie di questioni».

D’ALEMA. «SONO ANNI CHE PROVANO A DISTRUGGERMI». Ancora più a sinistra di Bersani, nell’ala left del partito involontariamente “extraparlamentare” (perché costretta dalla rottamazione a non ricandidarsi) scalpita Massimo D’Alema, che Repubblica descrive intento a compulsare i dati delle primarie, i numeri dei votanti e delle preferenze, e a scuotere il capo: «Sono anni che provano a distruggerci. A distruggermi» dice arrabbiato. Poi è il momento dell’amara ammissione: «La mia battaglia l’ho fatta. Adesso tocca ad altri. È una fase nuova, anche per me. C’è Gianni Cuperlo, c’è una generazione più giovane. Si prenderanno le loro responsabilità».
D’Alema intende proseguire ad occuparsi solo della Fondazione del socialismo europeo, niente o sicuramente molti meno impegni nella scena politica italiana. A chi gli chiede però se si tratti dell’addio, lui ribatte in tono di sfida: «Nessuno mi cancellerà con un tratto di penna. Io faccio politica. Per passione, perché ci credo. A Renzi dico: hai preso un risultato clamoroso, ha vinto trionfando, giusto? Adesso ti metti alla prova. Diritti e doveri di un vincitore».

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