Napoli, il Pd e il referendum per far cadere de Magistris

Il partito ex alleato del sindaco ha steso 6 quesiti referendari che potrebbero portare alla sfiducia del sindaco. Tra le domande, la più scottante è stata formulata da un ex collega di partito di de Magistris, oggi tra i suoi maggiori critici

Sei quesiti referendari con un solo obiettivo: sfiduciare il sindaco Luigi de Magistris. Dopo la manifestazione sindacale di ieri, che ha visto in prima fila il segretario campano della Cgil tra i più critici verso il primo cittadino, cui ha persino intimato un aut aut, adesso è il turno del Partito democratico, il principale promotore di un referendum rivolto ai napoletani. È il Corriere del mezzogiorno a rivelare in esclusiva i quesiti della possibile consultazione, e dietro ognuno di essi c’è al 100 per cento il Pd, che si muoverà con l’appoggio delle associazioni civiche (ce ne sono a decine nate soprattutto nell’ultimo anno per protestare contro una singola scelta o addirittura l’intero operato del sindaco) e molto probabilmente anche con il sostegno dei sindacati, e forse anche di quei commercianti che per primi sono scesi in piazza contro il sindaco. “La premessa – si legge nel Corriere del mezzogiorno – politica è il superamento dell’esperienza arancione che ha fallito, tra le altre cose, proprio sul terreno della partecipazione. Il Pd, dopo qualche tentennamento dichiaratamente all’opposizione, ritiene esaurita la spinta dell’amministrazione targata de Magistris. Il Pd ha deciso di giocarsela, è una sfida, perché il rischio flop è dietro l’angolo”.

“VI PIACE DE MAGISTRIS?”. Secondo il quotidiano due quesiti riguardano il lungomare, zona molto trafficata che il sindaco ha reso a traffico limitato (Ztl) in occasione dell’America’s cup e della tappa del Giro di Italia, facendo imbufalire gran parte della città: ma qui il Pd avrebbe compiuto il primo capolavoro politico di questo referendum. Perché uno dei quesiti è in particolare incentrato sulla Villa comunale che si trova sul lungomare e che incarna uno dei fallimenti della rivoluzione arancione: in questo parco che risale al 1700 all’inizio di settembre un folto gruppo di napoletani ha inscenato il funerale del polmone verde di Napoli, che doveva rinascere con “Giggino” e che invece muore, albero dopo albero, nell’incuria, tanto che per lo scempio i cittadini vogliono fare un esposto in procura. Il terzo quesito è sulla dismissione della società Bagnolifutura, il quarto sulla vendita dello stadio San Paolo, il quinto su una contestata delibera comunale sulle case popolari. Fin qui si tratta dunque di domande sulle ultime politiche del sindaco. Al sesto invece non è più in discussione questa o quella scelta ma de Magistris stesso – ecco il secondo capolavoro politico degli ex alleati del Pd –, dato che secondo il quotidiano si chiederebbe ai napoletani se condividono le politiche del sindaco. Nota bene: questo ultimo quesito è stato formulato da Enzo Ruggiero, che non è stato solamente uno di quelli che hanno lanciato l’idea del referendum. Ruggiero infatti è stato tra i primi sostenitori di de Magistris e suo collega di partito sino alle elezioni, dopo le quali ha rotto violentemente con il sindaco (anche se va detto che la lista Napoli è tua si è presto smembrata tutta). Oggi è uno dei suoi più accaniti critici.

COMITATO DEI SAGGI. Dopo aver cercato di difendersi in tutti i modi, il Comune ha dovuto dare la propria disponibilità al referendum, pena una pessima figura. De Magistris lo ha fatto dunque, a patto che sulla consultazione vigili una commissione dei garanti, istituita dallo stesso consiglio comunale, e di cui fanno parte Carlo Alemi, presidente del tribunale di Napoli, Giancarlo Laurini, ex presidente nazionale dei notai e Lucio de Giovanni, preside della facoltà di Giurisprudenza dell’università Federico II. Ai tre saggi verranno consegnati i quesiti referendari entro il 30 settembre, poi inizerà la raccolta delle firme entro il 31 dicembre (ne servono 40 mila).

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