Mira che rivoluzione

La città in provincia di Venezia è un altro esempio di un’amministrazione a trazione grillina. Scandali parentopoli e differenziata contro ogni logica sono il biglietto da visita dei sindaci di Roma e Torino

 

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Doveva essere una rivoluzione, è finita per essere un pranzo di gala. Parafrasando Mao, la storia della giunta a Cinque Stelle di Mira (provincia di Venezia) si può riassumere con una battuta di spirito. Infatti, dopo quattro anni, la storia di uno dei primi comuni d’Italia a trazione grillina non risulta esser così diversa da quella dei decenni prima. E visti gli altri Comuni guidati dal Movimento Cinque Stelle come Parma, non devono dormire sonni tranquilli i cittadini di Roma e Torino che alle ultime tornate elettorali hanno scelto come sindaco rispettivamente Virginia Raggi e Chiara Appendino.

Quando il ventiseienne Alvise Maniero, giovane e scapigliato candidato sindaco dei grillini, approda al ballottaggio del 2012 è forte solo di un misero 17 per cento di voti. Michele Carpinetti, primo cittadino uscente ed erede di una lunga stirpe di sindaci comunisti prima e “di sinistra” poi, si prepara a vincere in carrozza: ha più che doppiato il suo sfidante, meno di sette punti lo separano dalla vittoria già al primo turno, e nei bar nessuno scommette sull’esito delle elezioni: tutti sono certissimi del risultato. Qualcosa nell’aria è cambiato, però, e quel 21 maggio 2012 dalle urne esce vincitore il giovane Alvise. È l’inizio della “non-rivoluzione”.

Dopo pochi giorni dall’elezione, sciolte alcune riserve, il sindaco ufficializza la sua giunta. Un nome fra tutti è quello dell’avvocato Roberta Agnoletto che accetta part-time le deleghe all’ambiente e allo sport. Meno di un anno dopo all’assessore Agnoletto verranno revocati gli incarichi, ufficialmente perché «è necessario rivedere le deleghe alla luce del carico di lavoro maggiore degli ultimi tempi e la Agnoletto è effettivamente poco presente». Peccato che l’assessore sia incinta e dichiari ripetutamente alla stampa e ai dipendenti comunali che la vera ragione di quella cacciata sia proprio la sua dolce attesa, giunta ormai all’ottavo mese. Poco male, l’assessore incinta e poco presente leva le tende e al suo posto arriva Maria Grazia Sanginiti, 31 anni, laureata in ingegneria dell’ambiente e del territorio con un curriculum di prim’ordine. A rovinare la festa ci si mette il marito: Emanuele Cozzolino, toscano, è stato da poco eletto alla Camera dei deputati con il Movimento ed è gioco facile per i detrattori e le minoranze gridare allo scandalo, alla solita parentopoli.

Non sarà l’ultima volta: nel dicembre 2015 il sindaco Maniero diventa papà del piccolo Leo, la mamma è Elisa Boscaro, sua fidanzata storica e consigliere comunale a Mira per i Cinque Stelle. Anche la Boscaro non è nuova alle cronache, locali e non, perché nel maggio dello stesso anno aveva apertamente criticato la gestione degli appalti per il taglio dell’erba a opera del Comune rappresentato dal compagno. Normale dialettica.

A processo, non si dimette
«Ma a chi, sano di mente, verrà più in mente di candidarsi a sindaco se si corrono questi rischi? La legge disporrà in questi termini e i giudici l’avranno applicata. Ma pensare che il primo cittadino debba essere responsabile dell’adeguata e scrupolosa messa in sicurezza e “blindatura” di un cantiere ci sembra eccessivo. Forse è la legge che va cambiata». Il giornalista di Gente Veneta Giorgio Malavasi scrive così il 19 maggio scorso. La sua è una delle poche voci a farsi sentire in difesa del sindaco Maniero, suo malgrado invischiato in una triste vicenda che, proprio come recentemente accaduto al suo omologo di Parma Federico Pizzarotti, lo fa entrare nella black list del direttorio pentastellato. Il primo cittadino ducale è appena stato silurato dal Movimento Cinque Stelle in quanto reo di aver ricevuto e non dichiarato un avviso di garanzia, e la faccenda assomiglia molto a quella che ha coinvolto Maniero appena due mesi dopo la sua elezione.

Nell’estate del 2012 un giovane mirese rimane paralizzato dopo essere precipitato dall’impalcatura allestita per la ristrutturazione della piscina comunale. Il sindaco, in quanto legale rappresentante dell’ente, è rinviato a giudizio e tocca all’onorevole Cozzolino, sempre lui, difenderlo: «Il caso del sindaco di Mira Alvise Maniero non è paragonabile in alcun modo a quello del sindaco di Parma Federico Pizzarotti. A Mira non si tratta infatti di un procedimento giudiziario in corso per un atto amministrativo, come a Parma. Se arrivasse una condanna di primo grado però, coerentemente alle regole che ci siamo dati, scatterebbe l’incandidabilità di Maniero. Ma Alvise, a differenza di Pizzarotti, informò subito il Movimento». La polemica però non si placa, tanto che il Foglio del 16 maggio titolerà “Toh, ‘spunta’ un sindaco M5s rinviato a giudizio. Lo Staff a purghe alterne”. Il quotidiano di Cerasa rincara la dose: «Alvise Maniero di Mira è a processo, ma per lui niente metodo Pizzarotti. Comune che vai, regola che trovi». Maniero ha così due primati: è il primo sindaco grillino a sopravvivere politicamente a un avviso di garanzia ed è anche il primo a subire le “cure” della giustizia italiana.

Chi di web ferisce e altre storie
La vera forza del Movimento Cinque Stelle è nei social network: Facebook è una seconda casa, una vocazione. Dall’introduzione del sistema di raccolta porta a porta dei rifiuti, avvenuta nel 2015, qualcosa si è definitivamente incrinato, i gruppi e le pagine Facebook che si occupano del territorio mirese sono stati sommersi da post, fotografie e commenti. Tutti con le stesse argomentazioni: il porta a porta non funziona. Quello della raccolta a domicilio della spazzatura è uno dei cavalli di battaglia dell’amministrazione, è scritto a chiare lettere nel programma elettorale e fin dall’inizio l’ha vista impegnata in un lungo braccio di ferro con l’azienda municipalizzata Veritas.

Partita vinta da Maniero e soci, che non hanno fatto sconti a nessuno: l’intero territorio mirese e le sue oltre 16 mila famiglie sono state fornite di un set di sei bidoni, anche se sprovviste di un giardino o di uno spazio comune dove riporli. Sì, perché Mira è una città strana, sorta col boom economico e senza troppi complimenti: in alcune zone le case sono piccole e addossate, a pochi metri l’una dall’altra, senza un posto auto e spesso senza cortili interni. Quand’anche trovi posto all’interno dei giardini privati, al momento del ritiro il set di bidoni va a intralciare le strette vie già occupate dalle auto posteggiate dei residenti.

La giunta a Cinque Stelle, quella del bilancio partecipativo e del coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni, tira dritto e non ascolta nessuno in nome del “meno rifiuti, meno paghi”. Peccato solo che l’investimento sostenuto da Veritas sarà reso noto solo nel 2017, ad elezioni comunali già avvenute. Nel frattempo tocca rileggersi una lettera con cui nel 2013 la stessa Veritas metteva a confronto i costi dei diversi sistemi di raccolta rifiuti: «Sistema attuale (nel 2013, ndr) 4,198 milioni di euro; sistema porta a porta 4,230 milioni; sistema a calotta 3,387 milioni. Nel costo del sistema porta a porta non sono compresi quelli di dismissione dell’attuale sistema a contenitori stradali». Figuriamoci qual è stata la spesa per i mezzi acquistati per il nuovo tipo di raccolta.

Quella della raccolta differenziata è solo l’ultima grana via web su cui si imbatte l’amministrazione grillina: nel febbraio 2015 la ribalta tocca al consigliere Riccardo Barberini, reo di aver inviato i vigili a sanzionare un anziano mirese che, armato di una pericolosa sega a mano, si aggirava per il parco municipale intento a tagliare i rami secchi di alcuni alberi. La satira digitale non aspetta altro e la petizione “legna per Riccardo” attraverso la quale si possono donare 10 chilogrammi di legna virtuale al consigliere è presa d’assalto. Barberini si pentirà e arriverà ad augurarsi a mezzo stampa che il “pericoloso” anziano non venga processato. Due processi a dir poco assurdi in una sola piccola amministrazione come Mira sarebbero, obiettivamente, troppi.

La domanda che cominciano a farsi tutti, in città, nei paesi limitrofi e sul web è solo una: Maniero si ricandida o no? In un’amministrazione che ha fatto di chiarezza comunicativa e trasparenza i suoi tratti dominanti, sulla questione nessuno ha capito granché. «Anche se abbiamo sperato fino all’ultimo che cambiasse idea – spiega Mauro Berti, capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio comunale – ci aveva già espresso la decisione di non candidarsi. Sappiamo che Alvise Maniero quando decide una cosa poi non cambia opinione», riportava La Nuova Venezia lo scorso 16 giugno.

La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno a un anno dalle elezioni, facendo guadagnare al primo cittadino il nomignolo di “ex-sindaco in pectore” e una ridda di polemiche da parte delle opposizioni. Dieci giorni dopo è lo stesso sindaco Maniero a rispondere al suo capogruppo: «Mi interessa fare fino all’ultimo il mio dovere. Abbiamo ancora molto da fare in questi mesi. Non è rilevante decidere ora. E poi chi sono per scegliere? Stupisce che si chieda a me se mi ricandido. Non sono nessuno». Ribadita la lezioncina della teoria grillina, l’intervistatore insiste. Sindaco, si ricandida o no? «Ho una tesi da finire e un bimbo da crescere. Mi basta essere utile e ci sono mille possibilità: anche differenziare bene i rifiuti è un modo per essere utile alla comunità».

In questa battuta c’è tutta l’essenza del “Maniero pensiero”, della sua strategia politica e rappresenta un ritorno al ragazzo che fu eletto quattro anni fa: il rappresentante degli studenti del liceo, il classico bravo ragazzo un po’ trasognato che piace ai professori come agli studenti e che diventa il sindaco boy scout che si mette a lavare i piatti in parrocchia quando lo invitano a pranzo. Quel ragazzo era progressivamente scomparso, sepolto dalla macchina amministrativa del Comune per la quale aveva dimostrato fin da subito il suo disappunto. «Quando abbiamo vinto le elezioni a Mira è come se fossimo entrati in una stanza chiusa da 63 anni. Ora stiamo facendo un lavoro umile, stiamo spalando letame» dichiarò Maniero nel 2014. Una battuta che gli costò una minaccia di querela da parte dell’ex sindaco Solimini e pure uno sciopero dei dipendenti comunali, già sulle barricate per il cambio in corsa delle regole sul conferimento dei premi di produzione.

La giunta pentastellata ha dovuto progressivamente scontrarsi con la stessa realtà con cui hanno avuto a che fare i loro predecessori, fatta di una burocrazia farraginosa ed elefantiaca, dell’impoverimento della politica a vantaggio dei funzionari e di un territorio sofferente e piagato da uno sviluppo industriale sregolato. Proprio di questo sviluppo scriteriato sono figlie le colline di pirite di via Bastie e gli altri siti altamente inquinati presenti nel mirese, verso le quali l’impegno della giunta pentastellata è stato forte da principio ma di cui non si è avuta notizia di risultati concreti.

Se non basta Facebook
Risultati ce ne sono stati, bisogna dirlo, soprattutto dal punto di vista del controllo dei conti dell’ente: un caso fra tutti riguarda la gestione del teatro municipale di Villa dei Leoni che ora costa decisamente meno di prima. Ma se debita trasparenza e pubblicità è stata data ai risultati positivi, quantomeno una certa opacità è stata riservata a quelli negativi o non del tutto meritevoli. Ad esempio, non si hanno comunicazioni ufficiali in merito all’esatto ammontare dei fondi europei raccolti dall’ente. Altro fatto tenuto nascosto è la scarsissima affezione dei cittadini alla democrazia diretta, cavallo di battaglia dei Cinque Stelle, e al suo strumento principe, il bilancio partecipativo.

Doveva essere una rivoluzione ed è finita per essere un pranzo di gala, si diceva in principio di questo viaggio nelle terre venete. Forse siamo stati ottimisti, non è neppure un pranzo di gala ma sono delle nozze coi fichi secchi. Toccherà ai posteri stabilire se la consiliatura a Cinque Stelle sia stata tale solo nel nome o anche nei fatti, di sicuro c’è solo che amministrare un Comune non è un gioco da ragazzi anche se ci si mette tutta la passione del mondo. Bisogna scontrarsi con una macchina ben allenata a opporre resistenza, contro la quale non bastano belle idee, facce pulite, apriscatole, blog e pagine Facebook. Alvise Maniero che, Cozzolino permettendo, probabilmente vedremo presto come deputato a Roma, ne sa qualcosa.

@gsalmy

Foto Ansa

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