Mentre Putin preparava la guerra, noi ci baloccavamo con i birilli dei diritti

Siamo pieni di giocolieri pronti solo a seguire le mode del momento, dimenticando, tra l’altro, che le mode cambiano. Converrebbe a tutti fissarsi sulle cose che durano

Caro direttore, in un mondo in cui è sempre più difficile “ragionare” oggettivamente, stando alla realtà, perché prevale ovunque una cieca partigianeria delle idee, per le quali o mi sei favorevole oppure significa non solo che mi sei contrario, ma anche che mi sei “nemico”; in un mondo siffatto spero che mi sia lecito dire e scrivere che noi povera gente di strada ci troviamo, in questi giorni, tra due fuochi: quello di un lucido (non pazzo) criminale e quello di una congrega di persone che lo Zingarelli inquadrerebbe nella categoria dell’idiozia (“persona insensata”).

Putin non è nuovo a simili imprese di “guerra”, come ha dimostrato in Georgia e più di recente in medio oriente, imprese che prepara con cura, sotto gli occhi dei servizi occidentali, che però si limitano a guardare increduli. Egli è abilissimo ad usare le parole come armi e sa approfittare delle circostanze attuali che sconsigliano chiunque di rispondere con una guerra nucleare. Essendo cosciente di questo, si allarga come e quando vuole.

Gli  occidentali, d’altra parte, sono impegnati in tutt’altre faccende, così impegnati che, nel frattempo, si sono resi quasi totalmente dipendenti dalle energie prodotte dalla Russia. In una recente intervista, l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti ci invita a leggere «il communiqué finale del G7 del 13 giugno (2021, ndr): ci sono due piccoli paragrafi su Russia e Ucraina e pagine intere sulla gender equality… e il G20 di Roma non è stato diverso, se non per il lancio delle monetine nella fontana di Trevi. Non si erano accorti di essere in 18 invece di 20: guarda caso, mancavano all’appello Russia e Cina». Cioè, mentre il lucido Putin stava dislocando 160.000 uomini intorno alla Ucraina, gli occidentali insensati ed insipienti, invece di dedicarsi anima e corpo ad un serio confronto diplomatico, avevano, al centro dei propri miopi interessi, l’assillante incantesimo sui c.d. “diritti” individuali della nostra epoca, da applicare alle situazioni più stravaganti. Essi avevano più tempo per ampi dibattiti sulla necessità di rendere di genere “neutro” il linguaggio comune che per accorgersi che Putin faceva sul serio e non scherzava, con un linguaggio molto poco neutrale.

Mentre lo zar preparava la guerra, gli occidentali si baloccavano con i birilli dei diritti. E ciò avveniva non solo in Italia, dove si sono persi mesi per cercare di far passare il “liberticida” ddl Zan; dove si sono sprecati soldi ed energie per cercare di proporre un referendum mortifero ed un altro per liberalizzare, di fatto, la droga e non solo quella leggera; dove in fretta e furia si è fatta approvare alla Camera dei Deputati una legge sull’eutanasia, malgrado la coraggiosa ed esemplare opposizione messa in atto da un gruppo di deputati, tra i quali si è distinto l’on. Antonio Palmieri. In giorni in cui si stanno mobilitando (anche se tardivamente) le nostre migliori forze morali per salvare tante vite umane, la preoccupazione più urgente del “pensiero unico” nostrano pare sia quella di approvare leggi che anticipano la morte. Il premier Mario Draghi, in Parlamento, ha ricordato che lo stato di emergenza non deve bloccare le riforme: forse varrebbe la pena ricordargli che, anche in stato di emergenza, non tutte le riforme sono giuste, soprattutto quelle che aggiungono morte alla morte!

Ma anche l’Europa non scherza: infatti, «la Commissione sta lavorando alla preparazione di un’iniziativa, prevista per il 2022, volta ad agevolare il riconoscimento della genitorialità tra gli Stati membri». Tradotto, ciò significherà, ad esempio, che anche uno Stato che non prevede la possibilità della genitorialità tramite l’utero in affitto sarà costretto ad accettare una tale norma se prevista in qualche altro Stato dell’Unione: cioè si vuole rendere obbligatoria per tutti una legge delinquenziale. Per ora si sono opposti a tale deriva solo 22 deputati con una interrogazione (unici firmatari italiani Massimiliano Salini e Antonio Tajani). La Commissione ha avuto tempo per occuparsi di queste cose, ma non per avviare trattative stringenti con la Russia.

La verità è che manchiamo di veri leader che sappiano guardare alla realtà nel suo complesso, fissando priorità e azioni conseguenti. Siamo pieni di giocolieri pronti solo a seguire le mode del momento, dimenticando, tra l’altro, che le mode cambiano sempre più spesso e sempre più velocemente. Converrebbe a tutti fissarsi sulle cose che durano, non sugli abbagli del momento: gli abbagli accecano rispetto ai veri problemi ed ai seri pericoli.

Peppino Zola

Foto Ansa

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