Mauro risponde al Foglio scrivendo che sì un po’ forse ma anche. Però è colpa di Berlusconi

Sollecitato da Ferrara a prendere una posizione sullo scontro Ingroia-Zagrebelsky vs Scalfari-Napolitano, il direttore di Repubblica offre una risposta un po' confusa. Mentre è chiaro che la colpa è della Nuova Destra (Grillo-Travaglio-Di Pietro) e del solito Cavaliere

Ma Ezio Mauro con chi sta? Con Scalfari e Napolitano e Violante o con Ingroia e Caselli e Zagrebelsky? Alla domanda del Foglio sulla polemica scoppiata sulle pagine di Repubblica, seguita allo scandalo delle intercettazioni al Quirinale, fra i difensori del capo dello Stato e quelli della Procura di Palermo, cerca di rispondere il direttore di Repubblica nel suo editoriale di oggi. Prima il chiarimento: nessuna guerra civile nella sinistra, scrive Mauro. «Io penso che gli avversari di sempre» siano incapaci di avere sui loro giornali «un dibattito aperto tra idee diverse», come, per esempio, quella fra Eugenio Scalfari e Gustavo Zagrebelsky.

Nessun litigio fra le penne di Repubblica, dunque. «Gustavo», di Mauro, è un grande amico: «Discutere con lui mi appassiona, lo faccio ogni volta che posso  –  anche da lontano  –  e imparo sempre qualcosa». Con Eugenio però c’è qualcosa di più: «C’è un’avventura comune per noi importantissima, che si chiama Repubblica e va al di là di noi, c’è il fatto che ci siamo scelti tanti anni fa e continuiamo a farlo ogni giorno». Sincerità e semplicità sono gli ingredienti di questa triangolo amicale: «Noi tre conosciamo non solo le idee l’uno dell’altro ma anche i punti di dissenso di cui parliamo spesso, conosciamo soprattutto la nostra natura, che è alla base delle amicizie vere».

Il bello del giornalismo? «Che le parole dette o scritte in pubblico restano, e non si cancellano». Ecco perché Mauro risponde alla domanda del Foglio rispolverando un pensiero già espresso sul sito di Repubblica due mesi fa: «Gli italiani hanno il diritto di conoscere la verità sulla trattativa», afferma, ma il «compito delle Procure non è scrivere la storia ma accertare gli illeciti». «L’indagine della Procura di Palermo», spiega Mauro, «può aiutarci a capire cos’è successo» sulla trattativa Stato-mafia, dunque «è meritoria». Per quanto riguarda la divulgazione delle conversazioni fra il Presidente della Repubblica e Nicola Mancino, Mauro non ha dubbi: «Il lavoro del Presidente della Repubblica è in gran parte fatto di colloqui, incontri, conversazioni (anche telefoniche)». Quindi è interesse di tutti che queste conversazioni non vengano divulgate. Perché? L’esempio di Mauro vuole essere “scolastico”: se intercettavano il Capo dello Stato quando il governo Berlusconi stava cadendo, cosa sarebbe accaduto? Probabilmente, «se quelle conversazioni fossero diventate pubbliche» la caduta di Berlusconi si sarebbe rivelata impossibile.

«Siamo davanti a parole e opere tipiche di una nuova destra che lavora trasversalmente e insidia il campo “democratico”» afferma Mauro, «l’onda anomala del berlusconismo ha spinto nella nostra metà del campo (che noi chiamiamo sinistra) forze, linguaggi, comportamenti e pulsioni che sono oggettivamente di destra». I membri della “nuova” destra, avverte Mauro, sono quelli che manovrano contro Napolitano. Per costoro «Berlusconi non è mai stato il vero avversario, ma semplicemente lo strumento con cui suonare la loro musica». «Mentre D’Avanzo rivolgeva le nostre dieci domande a Berlusconi ogni giorno, la nuova destra canzonava il Cavaliere in un linguaggio da Bagaglino», rompendo «la cornice drammatica» di quella «prova di forza». Si tratta di «una destra diversa dal berlusconismo, evidentemente, ma sempre destra: zero spirito repubblicano, senso istituzionale sottozero», una destra che «delega alle Procure non per la giustizia ma per la redenzione della politica, considerata tutta da buttare, come una cosa sporca».

Ma quando Berlusconi uscirà di scena, ogni cosa ritornerà al suo posto: prima o poi «questo equivoco finirà, e dopo la definitiva uscita di scena di Berlusconi la destra starà finalmente con la destra e la sinistra con la sinistra». Nel frattempo, anche se «controvento» e «in minoranza», Repubblica farà ricorso «a tutte le sue intelligenze e le sue passioni per portare avanti le battaglie di sempre», «in difesa della democrazia e della Costituzione, parlando anche a chi è attratto dall’antipolitica ma non è né antipolitico, né di destra».

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