Mariupol è caduta. Ora la guerra può cambiare

Il Battaglione Azov si è arreso. È una vittoria cruciale per Putin: Mosca collega la Crimea alla Russia, dà fiato alla propaganda sulla «denazificazione» dell'Ucraina e strangola l'economia di Kiev

L’evacuazione dei soldati del Battaglione Azov dall’acciaieria Azovstal di Mariupol, in Ucraina, dopo la resa (Ansa)

Mariupol è caduta. Dopo 84 giorni di guerra e di strenua resistenza da parte dell’Ucraina, il fondamentale porto sul Mar Nero è passato in mano alla Russia. I 264 soldati del Battaglione Azov e dei marines, ancora asserragliati nei tunnel sotto l’acciaieria Azvostal, sono stati evacuati e portati in territori controllati dai russi, in seguito a un accordo tra Mosca e Kiev che prevedeva la resa dei militari.

L’operazione era stata chiesta a gran voce dalle mogli dei soldati ucraini, che nel fine settimana in conferenza stampa si erano rivolte al governo ucraino: «Dobbiamo salvare le vite degli eroi, non conferire premi postumi».

La caduta di Mariupol

La conquista di Mariupol da parte dell’Armata rossa cambia gli scenari della guerra sul terreno. Se pur con grande ritardo rispetto alle previsioni, il Cremlino raggiunge infatti dopo quasi tre mesi il primo dei suoi obiettivi: creare la continuità territoriale tra la Crimea e il confine russo.

Dopo la presa della “Città di Maria”, infatti, Mosca può vantare il controllo di una vasta porzione di territorio che si estende per oltre 800 chilometri da Luhansk, nell’est dell’Ucraina, a Kherson nel sud sul Mar Nero. Mariupol si trova infatti a circa metà strada tra la Crimea e il Donbass e a soli 60 km dal confine russo.

Secondo quanto dichiarato dall’esercito ucraino, le forze russe stanno già costruendo postazioni difensive per respingere i tentativi ucraini di riguadagnare terreno, distruggendo anche ponti e strade per rallentare la riorganizzazione delle truppe di Volodymyr Zelensky.

Mosca chiude i conti con il Battaglione Azov

Dei 264 militari rimasti asserragliati sotto l’acciaieria di Mariupol, 53 feriti gravi sono stati portati a Novoazovsk, mentre gli altri 211 a Olenivka, nell’oblast di Donetsk controllato dai filorussi. Ieri pomeriggio non tutti i soldati erano ancora stati evacuati, ha confermato Hanna Maliar, viceministra della Difesa ucraina, senza specificare il numero esatto.

Kiev ha aggiunto che scambierà i suoi soldati con prigionieri di guerra russi, ma in un comunicato il ministero della Difesa russo non ha fatto menzione dello scambio sottolineando che i soldati «hanno deposto le armi e si sono arresi».

La caduta di Mariupol è innanzitutto una vittoria fondamentale per la propaganda russa. Putin infatti ha sempre parlato della volontà di «denazificare» l’Ucraina, puntando il dito soprattutto contro i membri del Battaglione Azov, che conta tra i suoi effettivi moltissimi estremisti di destra e neonazisti.

Mosca chiude così anche un conto rimasto aperto dal 2014, quando il Battaglione Azov, durante la guerra del Donbass, riconquistò dai separatisti filorussi proprio la città di Mariupol, creando enormi difficoltà ai ribelli delle autoproclamate Repubbliche di Lugansk e Donetsk che volevano allargare i territori sotto il proprio controllo. La guerra in otto anni ha fatto oltre 14 mila morti.

La cartina della Bbc sullo stato della guerra in Ucraina al 17 maggio

«Meritano la pena di morte»

Il Cremlino sperava sicuramente di conquistare la città entro il 9 maggio, per festeggiare con una parata in terra ucraina la Giornata della vittoria sul nazismo. Ma anche se il successo è arrivato con una settimana di ritardo, è un traguardo che il presidente russo potrà rivendicare davanti alla popolazione.

Non si possono neanche escludere processi dimostrativi ai danni dei soldati ucraini, visto che ieri il deputato della Duma Leonid Slutski ha chiesto per gli uomini del Battaglione Azov un’eccezione alla moratoria sull’applicazione della pena di morte in Russia.

«Le bestie vanno processate, a maggior ragione se si provano i loro mostruosi crimini contro l’umanità», ha dichiarato su Telegram. Anatoly Vasserman ha invece chiesto che la Duma approvi una legge ad hoc per impedire lo scambio di «criminali nazisti» appartenenti al Battaglione Azov.

Putin strangola l’economia ucraina

Ma la conquista di Mariupol, che è costata la distruzione della città e la morte di migliaia di civili, non serve soltanto alla propaganda russa. Ora Putin potrà strangolare l’economia ucraina. La città è infatti anche un hub strategico affacciato sul Mar d’Azov, sezione del Mar Nero, e dopo la sua caduta Mosca controlla di fatto l’80 per cento della costa.

Inoltre, sul porto commerciale della città fanno rotta 10 milioni di tonnellate di cargo ogni anno. L’Ucraina dispone di altri porti affacciati sul Mar Nero, ma nessuno per ragioni di profondità del fondale è in grado di sostituire quello di Mariupol. È da questo porto fondamentale che partono le merci ucraine – soprattutto acciaio, carbone e grano – verso il Medio Oriente e oltre.

Ora la guerra può cambiare

I colloqui di pace tra Ucraina e Russia sono fermi dall’ultimo incontro a Istanbul e le parti non hanno finora aperto spiragli sulla ripresa dei negoziati. Non è chiaro quali siano ora gli obiettivi militari della Russia: se cioè voglia proseguire la propria campagna militare fino alla conquista integrale del Donbass e delle città di Mykolaiv e Odessa per raggiungere la Transnistria e privare così l’Ucraina di ogni sbocco sul mare.

Di sicuro però, dopo la caduta di Mariupol la guerra cambierà perché Mosca ha un asso nella manica in più da giocarsi al tavolo delle trattative.

@LeoneGrotti

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