Mario Sberna: «Il mio impegno per le famiglie numerose è nato da un incontro al banco del pesce con un altro papà»

L'associazione famiglie numerose è nata per caso, oggi conta 150 mila iscritti, tra cui diversi musulmani.

Lo chiamano il deputato più grillino dei grillini, perché restituisce una parte del suo stipendio e ne dà conto sul suo sito, ma la definizione non gli piace per niente. Preferisce spiegare che la sua è una sobrietà francescana. Bresciano, classe 1960, Mario Sberna è entrato in parlamento con Scelta Civica, dopo una telefonata del professor Mario Monti. «Mi disse che aveva bisogno di qualcuno che si occupasse di famiglia e che sapeva che ero una persona preparata». In effetti di famiglia Sberna si è sempre occupato, continua a farlo oggi che Scelta Civica si è sciolta e lui è rimasto in Parlamento nelle fila di Demos, e ha iniziato a farlo fondando l’Associazione Nazionale famiglie numerose, esattamente dieci anni fa.

Com’è nata l’Anfn? Quanti figli aveva allora?
Avevo 44 anni e 5 figli, come oggi. Ero al supermercato e davanti al banco del pesce conobbi un altro papà di cinque figli: ragionavamo sul fatto che branzino e spigola non sono cibo da famiglia numerosa… È nata così l’idea di fare qualcosa. Per raccontare la bellezza di essere una famiglia numerosa, ma anche per offrire aiuto e solidarietà nelle difficoltà di ogni giorno. Io ero dipendente della curia di Brescia. Sono anche cattolico e credo che le chiamate avvengano anche così. All’inizio ero titubante, ma mi sono buttato. L’ultima forma di associazionismo per famiglie numerose era morta nel 1964, l’anno dopo aver incontrato Paolo VI nel 1963. Iniziava, proprio negli anni del boom economico, la moria delle famiglie numerose.

Ma quando una famiglia può dirsi numerosa?
In Europa le famiglie numerose sono quelle con almeno tre figli, cinque componenti in totale. Nell’articolo 31 della nostra Costituzione, che raccomanda di prestare particolare attenzione ai nuclei familiari numerosi, non ci sono parametri, ma tempo fa l’allora ministro della famiglia Bindi individuò quattro. Anche noi come associazione consideriamo “numerose” le famiglie con più di tre figli. Il punto “di non ritorno” è l’automobile: sopra i tre figli bisogna cambiarla, quella normale non basta più.

Oggi quanti sono gli iscritti?
Oggi l’Anfn riunisce più di 17 mila nuclei familiari, per un totale di circa 150 mila persone. Abbiano 150 nuove famiglie iscritte tutti i mesi: l’associazione che cresce.

L’obiettivo principale dell’associazione è fare lobby politica o creare una rete di solidarietà tra famiglie o tutte e due le cose?
La parte più importante, per cui è nata l’associazione stessa, è sicuramente la solidarietà tra famiglie. Fare rete, creare una realtà di mutuo aiuto, di condivisione delle esperienze educative e anche delle possibilità di soluzioni di risparmio e sobrietà. Naturalmente c’è anche l’ambizione di cambiare le cose dal punto di vista politico, perché sappiamo bene che le norme non solo non distinguono tra chi ha figli e chi non ne ha, ma addirittura avvantaggiano chi non ha figli. Ai fini dell’Isee, il totale dei redditi e del patrimonio immobiliare viene diviso per un coefficiente, in base al quale il primo figlio ha un valore di 0,47, il secondo di 0,42, il terzo di 0,39, e dal quarto in poi di 0,35. Se in Italia il valore dei figli è decrescente, in Francia avviene il contrario: in virtù del quoziente familiare, al primo e secondo figlio viene dato un valore pari a 0,50, dal terzo figlio in poi un valore pari a uno.

In Italia come vengono viste le famiglie numerose?
C’è un grande sospetto, un po’ anche per allergia alla propaganda fascista che spingeva a fare i figli per la patria. In realtà non ci rendiamo conto che quei tempi sono finiti e che ormai il problema del paese è il contrario: è urgente fare figli e agevolare chi ne fa se vogliamo dare un futuro a questo paese. Io ho vinto le resistenze a candidarmi solo per questo. La giornata internazionale della famiglia, che cade il 15 maggio, il nostro Parlamento non l’ha mai votata. C’è una diffusa diffidenza. Poche settimane fa in Parlamento ho chiesto che i famosi 80 euro di Renzi tenessero conto dei carichi familiari. Ho fatto l’esempio di un mio vicino di casa, che ha dieci figli e per il quale gli 80 euro certo hanno un “peso” diverso rispetto a un single. Una collega, di cui non faccio il nome per carità, ha detto: mi fa piacere che qualcuno si diverta a letto mentre noi lavoriamo. Ci sono parole per descrivere una tale piccineria?

Lei è cattolico. I vostri iscritti sono tutti cattolici?
No, assolutamente. Certo, noi abbiamo una carta dei valori, in cui ci sono i punti fermi in cui ci riconosciamo, per esempio il fatto che la famiglia è costituita da uomo e donna, ma è aperta a tutti.  Abbiamo diversi musulmani, indù, evangelici, valdesi.

Perché con più benessere si fanno meno figli?
Non sono un sociologo, ma credo abbia ragione chi dice che la causa determinante nella scelta di avere meno figli sia la somma di edonismo e individualismo. Si perdono di vista i valori con la “v” maiuscola; è evidente che per una coppia avere più figli significa attuare delle rinunce. Ma noi crediamo che ne valga la pena.

Exit mobile version