Manovra da 20 mld: “imposta di solidarietà” e tagli alla politica

Lo ha confermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nell'incontro con gli enti locali sulla manovra bis in corso a Palazzo Chigi. Poi ha aggiunto: «Aggrediremo anche i costi della politica con 14-15 misure». Per Stefano Folli, editorialista del Sole 24 Ore, «Berlusconi sembra aver imboccato la via del realismo»

La voce girava da ieri, negli ambienti della maggioranza, ma senza riscontro concreto. Oggi il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi l’ha confermata, incontrando le Regioni e gli Enti Locali a Palazzo Chigi: nella manovra ci sarà “un’imposta di solidarietà”. Di che si tratta? Di una tassa del 5% sui redditi (e non sul patrimonio) tra i 90 e i 150 mila euro, e del 10% per i redditi superiori ai 150 mila euro. Nessuna eurotassa o patrimoniale, quindi.

Il premier ha anche spiegato che il governo intende varare «una manovra per aggiuntivi 20 miliardi nel 2012 e 25 miliardi nel 2013», e che «aggrediremo anche i costi della politica: 14-15 misure con tagli ai ministeri per 6 miliardi nel 2012 e per 2,5 miliardi nel 2013».

«Aspettate stasera il Consiglio dei ministri, prima facciamo passare le cose»: così il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, sull’ipotesi dell’imposta di solidarietà.
E sui tagli alle pensioni, soprattutto quelle più basse, ha assicurato che «passerà la linea della saggezza». Stefano Folli, commentatore del Sole 24 Ore, mostra ottimismo: «Berlusconi sembra aver imboccato la via del realismo. Lo potremo affermare meglio solo dopo che il famoso decreto sarà nero su bianco, pronto alla firma. Fin d’ora però si può dire che il triangolo Quirinale-Palazzo Chigi-Via Nazionale sta operando come mai era successo nel recente passato». Per salvaguardare questo equilibrio precario, è ora necessario che il centrodestra tenga conto degli argomenti delle parti sociali, in primis la questione dello Statuto dei lavori e della libertà di licenziamento.

Riguardo al contributo di solidarietà per ora nessuna reazione da parte di Susanna Camusso, leader di Cgil. Qualche anno fa però il segretario confederale della Cgil Agostino Megale aveva proposto l’applicazione di una tassa di solidarietà per i redditi sopra i 150 mila euro annui a favore dei precari e per finanziare gli ammortizzatori sociali. «Con lo stipendio dei primi 100 top manager italiani si paga l’equivalente della retribuzione annua di 10 mila persone, fra impiegati e operai». E questa mattina il segretario generale della Cgil, in un’intervista all’Unità, ha dichiarato: «Far pagare chi ha più soldi servirebbe al Paese. (…) Quando si dice no alla patrimoniale, si difendono gli interessi di una parte soltanto».

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