Luigi XVI, il virus e il vaccino

Portato sul trono di Francia dal vaiolo, l'inoculazione era per lui un modo per regolare i conti col destino. Calcolo sbagliato?

Luigi non ha ancora vent’anni, ed eccolo che presenta il suo braccio nudo, chiude gli occhi, e mormora in cuor suo una preghiera. L’ago che il medico gli pianta nella spalla sgocciola un pus giallastro. Questa sostanza è stata prelevata sulla pelle grumosa di un valletto, dopo aver bucato una delle vescicole che gli deformavano il volto, per trasferirla nel corpo sano del re. Il Bollettino ufficiale in data 24 giugno 1774 riferisce così l’avvenimento: «La famiglia reale, persuasa infine dall’evidenza dei fatti più autentici e numerosi che non esisteva che un modo per mettersi in sicurezza rispetto ai mali che la minacciavano da ogni parte, prese tutto a un tratto, da sola e senza interferenze esterne, la decisione coraggiosa di ricorrere alla vaccinazione».

Questa idea, che sarebbe potuta venire a un avvelenatore pubblico, è stata promossa principalmente dal cavaliere Charles Marie de La Condamine, primo esploratore ad aver disceso il Rio...

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