Luca Del Gobbo, il candidato della sussidiarietà (che non è solo una parola, ma un’esperienza vissuta)

Ha fatto il sindaco di Magenta e oggi corre nel Pdl per la regione Lombardia. Qui racconta chi è, cosa ha fatto e cosa vuole fare: scuola, famiglia, imprese

Luca Del Gobbo ieri sera ha partecipato con Tempi e Roberto Maroni all’incontro “Prima la Lombardia“. Del Gobbo, 49 anni appena compiuti, vive a Magenta (Milano) con sua moglie Sara e le due figlie. Dopo dieci anni come sindaco della cittadina in cui vive, ha deciso di «fare un passo avanti» e candidarsi alle elezioni regionali del prossimo 24 e 25 febbraio nella circoscrizione di Milano e provincia con il Pdl. «Ho deciso di farlo perché sono convinto che non c’è solo la politica “sporca” e corrotta che i giornali mettono in luce. Nei dieci anni come sindaco di Magenta ho conosciuto amministratori virtuosi, ho visto che esistono persone che hanno davvero a cuore il bene dei propri cittadini. Casi che naturalmente non finiscono sulle prime pagine dei giornali perché non fanno notizia», dice a tempi.it.

Del Gobbo, dopo un’esperienza come consigliere comunale a Magenta (1993-2001), è stato eletto sindaco la prima volta nel 2002 e rieletto con il 67 per cento dei voti nel 2007. In questi dieci anni ha partecipato al consiglio direttivo dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) sia in Lombardia sia a livello nazionale ed è stato componente attivo della Conferenza Stato-Città e autonomie locali. «In questa circostanza ho avuto modo di lavorare a stretto contatto con Roberto Maroni, all’epoca ministro degli Interni. Ho conosciuto un uomo che quando ha un ruolo istituzionale lo sa fare bene, impegnandosi per rappresentare tutti i cittadini».

La sussidiarietà, come esperienza vissuta e non come parola, è stato il punto forte dei sue dieci anni da sindaco. «Abbiamo organizzato corsi aperti a tutti non solo agli amministratori per spiegare cosa fosse questa sussidiarietà, dove ognuno ha imparato a prendere sul serio le proprie idee e a giocare la propria responsabilità. In dieci anni, a Magenta, sono nate 160 associazioni. Qui non c’entra di che partito sei: a Magenta è nato un festival jazz ormai diventato famosissimo e che è organizzato da un ex consigliere comunale di Rifondazione Comunista. Se sono stato rieletto con il 67 per cento è perché abbiamo raccolto voti anche di persone che solitamente non avevano mai votato per il centrodestra. Io non ho inventato nulla: ciò che abbiamo realizzato è frutto di un’esperienza lunga 17 anni che è quella di Regione Lombardia».

Il programma di Del Gobbo, se diventasse consigliere regionale, è basato su tre punti chiave. «Nei miei due mandati da sindaco sono riuscito a portare a termine il mio programma elettorale ancor prima della scadenza. Credo, soprattutto oggi, che occorra promettere ai cittadini cose importanti ma soprattutto possibili da realizzare. Con il 75 per cento delle tasse dei cittadini trattenute in Lombardia mi impegno su tre fronti: fare in modo che il contributo regionale per la dote scuola torni a coprire il 50 per cento del costo per le famiglie, in base a requisiti di reddito. La libertà di educazione, quindi di scelta della scuola per i propri figli, è un diritto sancito dalla nostra Costituzione; credo che occorra ripartire dalla famiglia e metterla al centro delle scelte politiche: quindi fortificare il quoziente familiare e dare un contributo di 400 euro al mese alle famiglie che decidono di accudire in famiglia i propri anziani. Questo migliora sensibilmente la qualità di vita di chi non è autosufficiente e allo stesso tempo fa risparmiare. Oggi, infatti, il costo medio di una persona ricoverata in una Rsa è di 3.000 euro al mese e solo in parte può essere sostenuta dalla famiglia (circa 1.500 euro vengono erogati dalla Regione). Con un buono di 400 euro da parte della Regione le famiglie risparmierebbero e lo stesso farebbe la Lombardia; l’ultimo fronte è quello del lavoro e, precisamente, delle imprese. Vorrei estendere da subito alcune misure previste dalla Statuto delle imprese come il versamento dell’Iva solo dopo l’incasso, quindi senza anticiparla all’Erario; il pagamento delle fatture entro 60 giorni esteso a tutti gli Enti locali e come già garantisce Regione Lombardia a tutti i suoi fornitori; e una decisa semplificazione della burocrazia, una vera sabbia mobile per le imprese. In secondo luogo, attraverso dei voucher, vorrei che la Regione favorisse l’accesso dei giovani al mondo del lavoro, magari finanziando il costo previdenziale e assicurativo dei giovani».

Sono promesse realizzabili solo in caso in cui Maroni riesca a ottenere il 75 per cento delle tasse dei lombardi? A detta di molti sembra impossibile arrivare a questo risultato. «Io non sono d’accordo. Intanto cominciamo a dire che non si parte dallo zero per cento: oggi Regione Lombardia ne trattiene già il 68 per cento, sostanzialmente Maroni chiede di tenerne un altro 7 per cento a fronte di maggiori responsabilità della Regione. Non mi sembra una proposta così impossibile da realizzare. Si va nella direzione di quella maggiore libertà e autonomia che la stessa Costituzione prevede».

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