L’Iraq chiede agli Usa il raid aereo, ma Obama tentenna

Il ministro degli Esteri iracheno ha chiesto di intervenire contro l'Isil. Il presidente Usa ha deciso invece di rispondere di no. Intanto i jihadisti sunniti si impossessano della principale raffineria di petrolio del paese

Il ministro degli Esteri iracheno Zebari ha chiesto agli Stati Uniti di compiere raid aerei contro l’esercito dell’Isil. A riferirlo è la televisione araba Al Arabya, proprio nel giorno in cui sono filtrate indiscrezioni secondo cui Barack Obama sarebbe intenzionato a non ordinare raid e pronto a spiegare la sua scelta davanti al Congresso.

LA SCELTA DI OBAMA. I motivi che frenerebbero Obama, secondo fonti ufficiali rimaste però anonime, sarebbero l’incertezza dell’efficacia dei raid nel cambiare la situazione del terreno di guerra e la difficoltà nell’individuare bersagli precisi. I miliziani dell’Isil infatti stanno mettendo in atto le classiche tattiche da “guerriglia”, muovendosi in piccole colonne a bordo di pick up armati, e possono facilmente nascondersi o cambiare tragitto e posizione. Piuttosto, sempre secondo le fonti ufficiali, la Casa Bianca vorrebbe convincere il premier iracheno al Maliki a concedere alcune riforme, che accolgano in parte le richieste dell’Isil (l’esercito dello “Stato islamico dell’Iraq e del Levante” hanno in al Maliki uno dei principali obiettivi, ritenendolo rappresentante della repressione sciita). In cambio gli Usa aumenterebbero il sostegno all’esercito iracheno, anche offrendogli un nuovo addestramento. Queste sarebbero le intenzioni di Obama dunque, da esporre al Congresso, che però potrebbe non accoglierle così favorevolmente.

GUERRA DEL PETROLIO. Intanto l’offensiva dell’Isil prosegue e oggi ha alzato il tiro, andando a colpire la principale raffineria di petrolio irachena. L’attacco all’impianto, che si trova a nord di Baghdad, è iniziato stamattina all’alba: i miliziani hanno distrutto le riserve di petrolio, prima di riuscire a penetrare all’interno dello stabilimento dove i combattimenti sono andati avanti per ore. Nelle stesse ore le forze governative irachene hanno ripreso il contro del distretto di Saqlawijah, ad eccezione della città di Falluja che resta sotto il controllo dei jihadisti sunniti. Contro questi ultimi si è fatto sentire anche il presidente iraniano Hassan Rohani, parlando da una cittadina vicina al confine iracheno: «Mettiamo in guardia le grandi potenze e i loro lacchè, gli assassini e i terroristi, che il grande popolo iraniano farà di tutto per proteggere i luoghi santi degli imam sciiti in Iraq».

 

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