Le idee di Eugenia Roccella per affrontare «l’urgenza natalità»

In Commissione al Senato la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità ha parlato di «inferno demografico» da combattere. Ecco il suo programma di governo per «restituire valore sociale alla maternità»

La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, sui banchi del governo in Senato (foto Ansa)

Ha parlato di «urgenza» e di «impellenza di politiche che favoriscano una ripresa delle nascite», la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, nelle comunicazioni al Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero. Un discorso che ha toccato per sommi capi molte delle tematiche di cui si occupa il ministero da lei guidato, dalla violenza contro le donne alla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza passando per le adozioni internazionali e la lotta al razzismo, ma che si è soffermato soprattutto sulle misure per favorire la natalità, termine non a caso aggiunto alla denominazione del dicastero.

L’inferno demografico e l’importanza della maternità

«Conosciamo tutti i numeri da bollettino di guerra che certificano quello che io, più che “inverno”, definisco ormai “inferno” demografico», ha detto Roccella. «È un affresco a tinte fosche quello che con regolare cadenza ci consegnano i dati dell’Istat, così come preoccupante è la prognosi unanime degli studiosi in base alla quale il tempo residuo per provare a invertire la tendenza prima che essa diventi irreversibile non supera i 10/15 anni».

Un calo della popolazione che ha conseguenze gravi di natura materiale e immateriale, ricorda la ministra: «Si va dalla non sostenibilità del welfare e della sanità pubblica, fino allo spopolamento delle zone più fragili, con il rischio di desertificazione di migliaia di piccoli comuni e di quelle aree interne che custodiscono parte importante del patrimonio culturale, naturalistico, identitario dell’Italia; e ancora, si va dalla prospettiva di una decrescita del Pil allo spegnersi della vitalità del Paese, perché meno nascite significa meno giovani e quindi minore propensione alla creatività, all’innovazione, allo sviluppo, all’intrapresa».

Con queste premesse, pur senza portafoglio il ministero guidato da Roccella diventa decisivo per coordinare quello che lei stessa chiama «un autentico programma di governo». Vengono in mente le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che presentando il libro di Alberto Mingardi e Maurizio Sacconi aveva detto che «mettere al mondo un figlio oggi è il più grande segno di speranza, è l’autentica sfida a se stessi: la mamma incinta è una benemerita della società. Non a caso nella legge di stabilità ci sono i primi provvedimenti a favore della maternità e della natalità. E ce ne saranno altri. Lì è il vero inizio di una società vitale».

Rendere più libere le donne per favorire la natalità

Per farlo occorre percorrere una strada, dice Roccella, indicata dalla denominazione del suo dicastero: «Il cuore dell’interconnessione tra pari opportunità, famiglia e nascite è la maternità», ha detto in Senato. Parole che sembrano reazionarie nel tempo in cui non fare figli per scelta è sventolato come un vanto, eppure «secondo le rilevazioni dell’Istat il desiderio di maternità non ha subìto flessioni rispetto al passato: la famiglia con due figli è tuttora il desiderio più frequentemente espresso dalle donne italiane». Ecco perché «se dunque, a differenza del passato, quando va bene di figlio se ne fa uno e tendenzialmente lo si fa tardi, la motivazione risiede negli ostacoli che oggi si frappongono fra il desiderio di maternità e la sua realizzazione».

Le donne italiane, dice Roccella, «non sono effettivamente libere di avere figli se lo desiderano. Anzi, nonostante lo desiderino. Nel momento in cui si è smagliata e dispersa quella rete parentale che un tempo sosteneva le madri, le donne sono alle prese con le difficoltà che tutti conosciamo, dai tempi della vita urbana alla conciliazione famiglia-lavoro, e la maternità diventa un ostacolo alla realizzazione personale, sul piano professionale e non solo».

Il primo passo da fare è restituire valore sociale alla maternità, riconoscendo davvero pari opportunità, innanzitutto riconoscendo «la specificità del materno. Sul lavoro, nel welfare, nella società. Un figlio non è un fatto privato. Un figlio ha riflessi sulla vita della comunità, garantisce il futuro, la coesione intergenerazionale, la tenuta del welfare. Dunque, chi lo genera e se ne prende cura lavora per tutti. La maternità è un lavoro “socialmente utile”, che alimenta, peraltro, competenze che vanno valorizzate».

Le prime misure del governo in favore della natalità

Promuovere cambiamenti culturali, dunque, non soltanto legislativi: serve «un approccio trasversale, che coinvolga tutti i dicasteri interessati. Serve una mobilitazione collettiva: vogliamo coinvolgere tutti gli attori (associazioni, imprese, sindacati, no profit, enti locali, corpi intermedi) per investire su famiglia, maternità e natalità. E questo risultato può essere ottenuto attraverso alcuni princìpi ispiratori: l’equità orizzontale, per evitare che fare figli sia un elemento di impoverimento; e la sussidiarietà, ovvero il coinvolgimento di ogni soggetto al proprio livello di responsabilità». Qualcosa è stato fatto, ricorda la ministra, nella prima legge di bilancio del governo Meloni.

È un inizio, non basta, ma dà un segnale della direzione che l’esecutivo intende prendere: «L’assegno unico è stato un primo passo importante, perché ha stabilizzato i fondi per la natalità e la famiglia sul lungo periodo, cominciando a rendere certa la base su cui le coppie possono attuare un progetto genitoriale. Nell’arco della legislatura vogliamo implementarlo», assicura Roccella, che rivendica con orgoglio le numerose misure a sostegno della famiglia introdotte in manovra, dall’aumento dell’assegno unico per il primo figlio e dal terzo figlio in su all’incremento strutturale per le famiglie numerose, dall’incremento dei congedi parentali per madre e padre alla riduzione dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia.

Il sostegno alla maternità in ambito aziendale

C’è poi, altrettanto importante, il capitolo delle azioni per favorire l’ingresso delle donne e dei giovani nel mondo del lavoro: «Va segnalata l’introduzione del Sistema di certificazione per la parità di genere, che è un obiettivo del Pnrr. Il progetto vuole accompagnare le aziende nella riduzione delle criticità per la crescita lavorativa femminile», ha detto la ministra, che ha auspicato il ricorso a «un’azione di moral suasion, ripristinando il tavolo istituzionale di confronto e dialogo con il mondo delle imprese, per la conciliazione e il sostegno a natalità e maternità in ambito aziendale. Esso potrebbe rappresentare uno strumento efficace per rafforzare la partnership tra pubblico e privato sulla individuazione e diffusione di buone pratiche e di modalità innovative nel welfare aziendale». Un lavoro enorme, ma sempre più necessario. E che questo governo sembra intenzionato a fare.

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