Le “unioni civili” di fatto sono nozze tra persone dello stesso sesso

Siamo in piazza per il bene anche di chi ha la coscienza addormentata, di chi ci contesta perché vittima cosciente o incosciente dell’ideologia. le prossime veglie

Pubblichiamo il comunicato delle Sentinelle in piedi – Le chiamano “unioni civili” perché ancora una volta cercano di ingannarci modificando il linguaggio. Il ddl Cirinnà infatti, adottato dalla commissione Giustizia del Senato, altro non è che un testo che mira ad equiparare le unioni tra persone dello stesso sesso al matrimonio, consentendo quindi a due uomini o due donne di accedere a meccanismi di filiazione vari: per esempio attraverso l’istituto della cosiddetta “stepchild adoption”, che di facto legittimerà il ricorso anche all’utero in affitto, pratica abominevole che porta alla produzione di bambini ad uso e consumo di adulti benestanti in grado di alimentare lo sfruttamento di donne spesso povere, per produrre bambini come prodotti privati del diritto di conoscere le loro madri.

Tutto questo però viene taciuto o edulcorato dal falso mito del progresso, della civiltà e dalla menzogna dei desideri trasformati in diritti per cui si introducono nel nostro paese leggi e pratiche contro la natura dell’uomo e contro la famiglia, cellula della nostra società. Non solo, opporsi a questo oggi significa essere accusati di omofobia, altro termine creato ad arte per ingannare le persone e confondere le idee. Termine che sta alla base di un disegno di legge fermo ma sempre pendente, studiato per mandare in carcere chiunque sostenga che la famiglia è fondata sull’unione stabile e fedele tra un uomo e una donna, che non esiste il diritto al figlio ma solo quello di crescere con un papà e una mamma.

Di fronte a questo le Sentinelle in Piedi instancabilmente resistono. Da oltre un anno e mezzo, da quando il ddl Scalfarotto ha iniziato il suo iter in Parlamento, e mentre l’ideologia gender penetra nelle scuole mascherata da pseudo corsi contro la discriminazione o contro il bullismo, ogni fine settimana, uomini e donne di diversa cultura, estrazione sociale, religione, nazionalità e storia occupano un piccolo spazio pubblico, ciascuno il proprio, come in una rete, con il proprio corpo, il proprio volto, il proprio nome. Stiamo in piedi, perché ci rifiutiamo di piegarci alla menzogna del pensiero dominante, stiamo in silenzio perché solo nel silenzio e nel tempo di un’ora si può riflettere e scoprire che dipendiamo e non possiamo autodeterminarci senza tradire la nostra natura.
Per ognuna delle 225 veglie dell’ultimo anno e mezzo migliaia di persone hanno vigilato, vigilano e vigileranno nella vita: a scuola, al lavoro, nei tribunali, nelle sedi politiche e in ogni luogo denunciamo ogni tentativo di distruggere l’identità dell’uomo e resistiamo con ogni strumento possibile.

La nostra è una resistenza spontanea, cresciuta per contagio, costruita con l’amicizia, basata sull’amore comune per l’uomo e sulla necessità di essere liberi di dire che esiste una verità iscritta nel cuore di ciascuno di noi. Il nostro no alle crescenti leggi anti umane, all’ideologia gender nelle scuole, alle sentenze dei tribunali che rendono i bambini degli oggetti, si impone con la forza di questa testimonianza.

Siamo in piazza per il bene anche di chi ha la coscienza addormentata, di chi ci contesta perché vittima cosciente o incosciente dell’ideologia. Vegliamo perché sia tutelata l’essenza dell’uomo, vegliamo per la ragione, vegliamo in silenzio perché emerga la voce della verità presente nel cuore di ciascuno, anche nel tuo.

Su facebook: Sentinelle in piedi
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