Le lezioni della controffensiva ucraina

Nell'area di Kharkiv l'esercito di Kiev ha conquistato 20 villaggi e città in 24 ore, dopo la presa di Izyum. Merito delle armi e dell'intelligence Usa, così come della fragilità delle forze russe. Ma la controffensiva ha i suoi limiti

È galvanizzato, l’esercito ucraino, e ne ha tutte le ragioni. Nelle ultime 24 ore avrebbe conquistato 20 tra villaggi e città nella regione di Kharkiv, mentre l’esercito russo batte in ritirata. Il fiore all’occhiello della controffensiva è la presa, avvenuta sabato, della città di Izyum, che era caduta in mano russa l’1 aprile. Si tratta di un successo fondamentale dal momento che la città si trova su un’altura nella regione di Kharkiv e costituisce «il cancello d’ingresso al Donbass». Da qui i russi speravano di scendere a sud verso l’oblast di Donetsk, dove però non sono mai riusciti a sfondare. L’efficacia della controffensiva ucraina, la prima a ottenere risultati consistenti, ha molti padri e insegna diverse cose.

Le armi americane contano eccome

La prima è l’importanza delle armi americane (ma non solo). All’inizio della guerra si temeva che armare Kiev non avrebbe fatto altro che prolungare la guerra in modo indefinito. Anche se simili dubbi non sono ancora fugati, la riconquista di Izyum è il segnale che l’esercito ucraino (grazie soprattutto ai lanciarazzi multipli Himars) può forse puntare a qualcosa di più che non sia soltanto limitare i danni davanti all’avanzata russa.

Una maggiore potenza di fuoco non è l’unica ragione per cui l’Ucraina ha strappato una vittoria insperata: da un lato, spiega il New York Times, Kiev ha cominciato a condividere con gli americani ogni dettaglio della guerra permettendo così all’intelligence Usa di indicare come e dove colpire i russi.

L’Ucraina combatte con astuzia

Dall’altro gli ucraini hanno in qualche modo “ingannato” i russi, convincendoli a rinforzare le difese nel sud a Kherson, mentre invece era nella regione di Kharkiv a nord che si preparava la vera offensiva.

Dal canto suo, l’esercito di Mosca ha dimostrato un’impreparazione e una fragilità che ha portato perfino il leader ceceno Ramzan Kadyrov a criticare i generali russi: «Troppi errori. Se non si cambia subito nell’operazione militare speciale dovrò andare da Putin a spiegargli la situazione sul campo».

Il Pentagono smorza gli entusiasmi

Se gli ucraini hanno ottenuto un successo importante, è ancora troppo presto per i trionfalismi. Secondo il Pentagono, l’esercito di Kiev non ha forze sufficienti per ricacciare indietro i russi e ristabilire la situazione antecedente al 24 febbraio.

Serhiy Grabskyi, ex colonnello delle forze armate ucraine, ha inoltre dichiarato che avanzare troppo renderebbe l’esercito vulnerabile al ritorno dei soldati del Cremlino: «È molto doloroso dire questa cosa, essendo io ucraino, ma ora è il momento di decidere se proseguire e indebolirci o se fermarci. Dobbiamo decidere dove fermarci».

Lo stesso ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, ha dichiarato al Financial Times: «Dopo aver liberato dei territori bisogna difenderli e consolidarli», indicando che l’avanzata probabilmente si bloccherà.

La Russia punta sulle truppe cecene

Dare la Russia per spacciata a causa della sconfitta di Izyum sarebbe infatti un errore. Nel sud, le forze armate ucraine non hanno ancora fatto progressi decisivi, nonostante abbiano dichiarato di aver già suggerito ai russi a ovest del fiume Dnipro di arrendersi. Molti l’avrebbero già fatto ma l’area del fronte meridionale è inaccessibile ai giornalisti e le informazioni fornite da Kiev non sono verificabili.

La guerra è anche psicologica e i russi rispondono a tono. Ieri il leader ceceno Kadyrov ha annunciato che ha già riportato sul campo i suoi uomini per riconquistare Izyum, Kupiansk e Balakliya, come aveva fatto nei mesi scorsi. Nelle prossime settimane sapremo se si tratta solo di propaganda.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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