Le condizioni di un’Europa sussidiaria

Federico Ottavio Reho (Wilfried Martens Centre for European Studies, Bruxelles) reagisce al saggio di Robi Ronza sull'Europa pubblicato su "Lisander", il substack nato dalla collaborazione tra Tempi e Ibl

In un suo lavoro di qualche anno fa, Giandomenico Majone, importante studioso dell’integrazione europea, liquidò l’idea che si potessero colmare le lacune democratiche dell’Unione europea rafforzando i poteri del Parlamento, la sua unica istituzione eletta direttamente dai cittadini. Si trattava, spiegò ai molti fautori di questa strada, della solita tendenza degli europeisti ortodossi ad offrire soluzioni procedurali a problemi sostanziali. Il suo ragionamento mi è tornato in mente leggendo il saggio di Robi Ronza che, se ho ben inteso, individua il problema centrale dell’Unione nella prevalenza, sin dalla metà degli anni ’80, dell’Europa dei trattati, dei governi e della tecnocratica e centralistica Commissione sulla, ben diversa, Europa “carolingia” della sovranità popolare e delle istituzioni democratiche, sognata dai padri fondatori. Secondo Ronza, a ciò si aggiungerebbe, sin dalle disgraziate dispute sull’opportunità di un riferimento alle radici cristiane del continente nella bozza di costituzione europea poi naufragata all’inizio di questo secolo, una sostanziale indifferenza al […]

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