Lavagna. «Parlare di bigottismo omicida della madre è un discorso aberrante»

Intervista a Osvaldo Petris (San Patrignano) sul caso del 16enne suicida: «Come si può accusare una mamma che ha il coraggio di parlare così? I nostri ragazzi ci dicono che i muri li hanno salvati»

La tragedia di Lavagna? Il Corriere della Sera parla di «bigottismo e proibizionismo omicida». In un incredibile articolo contenuto nel webreportage “Come reagire di fronte a un figlio che si fa le canne”, l’articolista Andrea Noseda firma un durissimo attacco contro la madre, accusata di aver provocato il suicidio del figlio, chiamando la guardia di Finanza per una «storia che contiene 10 grammi di fumo, il soggetto perfetto per una risata tra amici».

L’ARTICOLO DEL CORRIERE. Nella lettera, indirizzata nella finzione al 16enne che si è gettato dal balcone, Noseda scrive: «Non so se tua mamma sia cattiva, non lo credo affatto, sono certo che ti volesse anche molto bene. Però si vede che il germe di quel bigottismo era cresciuto in lei in modo incontrollato e irragionevole dalle sue parole al tuo funerale. Ha detto: vi vogliono far credere che fumare una canna è normale, che andare sempre oltre è normale. Qualcuno vuol soffocarvi […] ragazzi non sballatevi! Ha detto anche che la finanza l’ha chiamata lei e che non se ne pente. (…) Tua mamma sbaglia, spero che se ne renda conto. La colpa era di chi era pronto a giudicarti, a emarginarti, a puntarti un dito addosso. La colpa è degli stati che l’hanno vietata [la marijuana] e hanno sempre preferito condurre campagne di demonizzazione e perseguire scopi punitivi, piuttosto che programmi di aiuto e recupero».

RISPOSTA DI SAN PATRIGNANO. Questo articolo del Corriere, come tanti altri, è a detta di Osvaldo Petris, membro del comitato di gestione di San Patrignano, «una speculazione disarmante, che non tiene conto della realtà concreta dei fatti e della solitudine e della difficoltà di una madre che vede il figlio allontanarsi dalla bellezza della vita e dalle sue responsabilità. Come si può accusare una mamma che ha il coraggio di parlare così e che ha tutta la solidarietà di San Patrignano?».

NESSUNA CREDIBILITÀ. San Patrignano ha aiutato a uscire dall’incubo della dipendenza 25 mila ragazzi. Attualmente ne ospita 1.322 in comunità e solo nel 2014 ha fatto risparmiare allo Stato 32 milioni di euro. «La continua speculazione sul fatto che la cannabis non fa niente, che liberalizzare aiuta, che la mamma è stata rigida: questi sono discorsi aberranti che fanno del male ai ragazzi. Chi dice ai ragazzi: “Ma sì, fumati una canna”, che credibilità può avere ai loro occhi?».

«I MURI SALVANO». Solo nel 2016 sono entrati in comunità «da noi dieci ragazzi per problemi legati esclusivamente alla marijuana. Io voglio dire con chiarezza che a San Patrignano la maggior parte dei ragazzi e ragazze riescono a ricostruire la loro vita grazie ai muri che la famiglia o le persone di buon senso hanno eretto davanti a loro, costringendoli a scontrarsi. E sono loro, non io, a dire che quei muri sono stati la salvezza, perché così hanno smesso di proseguire nel loro percorso di devianza e chiusura».

«SERVONO MESSAGGI CHIARI E DIALOGO». Il problema, continua Petris, non è semplicemente la droga: «A prescindere dal fatto che una canna fa male, soprattutto nell’età della formazione, perché procura danni neurologici, parlare di liberalizzazione davanti a un caso come quello di Lavagna lancia un messaggio di permissivismo sbagliato. I ragazzi a 14-15-16 anni hanno bisogno di messaggi chiari, anche di regole, e di dialogo. Bisogna sempre aiutarli a raccontarsi, anche se si negano e sembra che vogliano l’opposto. La droga infatti è la conseguenza di un disagio, mai la causa».

I VERI DROGATI. Ecco perché, conclude, «noi di San Patrignano speriamo di incontrare presto questa mamma, perché sentiamo il dovere di farle sentire il nostro affetto e la nostra solidarietà. Su questi temi dobbiamo ascoltare chi vive sulla propria pelle il dramma della droga e non chi si riempie la bocca di giudizi condizionati da ideologie incomprensibili. Se la droga è tutto ciò che fa perdere lucidità e nel quale ci si rifugia, i veri drogati sono coloro che speculano su situazioni tragiche per rivendicare un’ideologia incomprensibile: quella favorevole alla liberalizzazione».

“PER I NOSTRI FIGLI”. Ed è per aiutare gratuitamente ragazzi come il giovane di Lavagna che quest’anno San Patrignano ha lanciato la raccolta fondi “Per i nostri figli”. L’obiettivo è riqualificare e ampliare i due centri per minori all’interno della comunità che si occupano dei giovanissimi caduti nel mondo della dipendenza. Per partecipare alla campagna, dal 17 febbraio al 13 marzo sarà sufficiente inviare un SMS da cellulare al numero solidale 45518 per donare 2 euro, o chiamare da rete fissa per donare 5 e 10 euro.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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