La tossina nel biberon: bandita in Europa, atterra in Africa

Lo hanno chiamato il terrore delle mamme. È il bisfenolo A (o BPA), uno di quei composti super tossici che si annidano negli oggetti di uso quotidiano. In particolare, ha il vizietto di legarsi ai recettori per gli estrogeni, mimandone la funzione. E si sa che quando si toccano gli ormoni, responsabili di coordinare le attività di tutti gli organi del corpo, c’è da preoccuparsi, specie quando parliamo di donne incinte (e quindi, dello sviluppo del feto) e bambini in crescita. Gli studi in vitro e su animali fanno terrorismo: abbiamo a che fare con un pericolo per la salute, che può rendere più sensibili ai tumori, alterare l’apparato riproduttore, e una serie di altre amenità.

Dove sarà confinato, questo mostro? Viene utilizzato nella produzione del policarbonato, un’ottima plastica rigida utilizzata per una serie di contenitori infrangibili (biberon, piatti, brocche, stoviglie per microonde) e per le resine epossifenoliche, quelle dei rivestimenti interni di lattine e contenitori per alimenti. Insomma: dappertutto. Migra nei cibi, specie se a contatto con sostanze acide e fonti di calore.

Nel frattempo, l’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) veglia su di noi e, come una madre attenta, periodicamente rivede tutti gli studi sul tema, che ormai si contano a centinaia. Possiamo stare tranquilli: l’ultima revisione è in corso, e la bozza conferma che i limiti ad oggi imposti sono più che sufficienti. La mamma premurosa ha anche aggiunto qualche ordine di grandezza di margine, non si sa mai.

Precauzioni aggiuntive vengono imposte per bambini e neonati, che sono nella fase dello sviluppo, ma soprattutto pesano poco (e quindi non “diluiscono” le tossine) e hanno una sola fonte di alimenti: il latte. E se un neonato beve solo dal biberon, che magari è un po’ vecchio ed usurato, che viene sterilizzato spesso, ad alte temperature, che uso magari anche per il secondo figlio, tanto va bene ancora… il BPA migrerà allegramente nel latte e, da lì, nel suo corpicino inerme, con effetti tuttora non esattamente conosciuti.

Per questo motivo, è ormai dal 2011 che l’Europa ha posto al bando i biberon al BPA. Ottimo, ma dove saranno andati a finire tutti questi prodotti fuori mercato?

La robaccia è vendibile ovviamente solo nei paesi in cui la consapevolezza dei pericoli è molto minore. È bastata una ricerca dell’ISS per vedere che nei supermercati dell’Africa subsahariana, in Nigeria, in Camerun, la maggior parte dei biberon disponibili sono prodotti col BPA, e se ne trovano anche nelle farmacie, dove neanche il venditore è cosciente della differenza. Costano generalmente meno, e vengono spesso utilizzati anche quando l’usura ne imporrebbe l’acquisto di nuovi.

Sicuramente le mamme africane amano i loro figli quanto quelle europee. A chi spetta però educarle e tutelarle?

@foodforjob

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