La sinistra francese e l’alleanza netflixiana tra il burkini e il monopattino elettrico

Il più feroce critico dei progressisti francesi? È il filosofo Jean-Claude Michéa, che non sopporta la deriva liberal-woke dei suoi ex "compagni"


Parigi. Jean-Claude Michéa ha una reputazione di eremita inaccessibile. Non ama incontrare i giornalisti, è riservato e detesta i salotti del Tout-Paris, dove l’intellighenzia disquisisce sui problemi del popolo imburrando tartine e inanellando bicchieri di Veuve Clicquot. Non a caso, l’autore de L’impasse Adam Smith, vive con la moglie Linda, figlia di fruttivendoli vietnamiti, in una fattoria delle Landes, dipartimento della Francia profonda: cercando di condurre una vita autosufficiente, tra la gente semplice, ordinaria, che si arrangia per arrivare a fine mese, tra i petits blancs dimenticati dalle élite.
«Non siamo dei calvinisti puritani, ma da parte mia è stata una scelta politica. Non si può pretendere di difendere le classi popolari se non si condividono le loro condizioni di vita», disse Michéa in una delle sue rare interviste.

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