La Russia dichiara guerra ai (soldatini) nazisti

In attesa delle celebrazioni di maggio per i 70 anni della vittoria della Seconda guerra mondiale, in Russia sale la tensione “patriottica”. Dopo la settimana della moda militare a Mosca c’è stato il lancio del Programma quinquennale di Educazione patriottica per la gioventù, che prevede uno stanziamento pari a 35 milioni di euro per «rafforzare lo spirito di integrazione» dei cittadini nella storia e nella cultura nazionale «facendoli partecipi del processo di difesa, salvaguardia e consolidamento della potenza russa».

Pensavamo che dopo aver osservato la stampa federale fantasticare per mesi su un’Ucraina in preda alle orde naziste che “crocifiggono” e/o “fucilano” bambini, dopo aver visto foto di svastiche, Bandera e Hitler photoshoppati qua e là, temi e slogan sarebbero finalmente cambiati. E invece ancora una volta la realtà ha superato la fantasia: alcuni giorni fa la Direzione investigativa generale moscovita ha disposto il sequestro dei set di soldatini da collezione con le divise della Germania nazista esposti in uno dei punti vendita del Detskij Mir, il megastore per i più piccoli appena riaperto in piazza della Lubjanka. L’azione è scattata in base all’articolo 282 del Codice penale che punisce l’incitamento all’odio e l’oltraggio alla dignità dei veterani della Seconda guerra mondiale, e prevede una pena fino a 4 anni di reclusione. Allo stesso tempo sono stati interrogati i responsabili commerciali e condotte perquisizioni nei rispettivi appartamenti e uffici.

Boris Sumarokov, direttore del negozio incriminato, è sconcertato da come il primo canale della tv nazionale ha presentato i modellini da collezione, busti e soldatini rifiniti nei minimi particolari e piuttosto costosi. «Evidentemente qualche funzionario pensa seriamente che di notte ci mettiamo ad assemblare questi modellini per venderli, o che mi piaccia girare per casa indossando l’uniforme nazista», commenta con sarcasmo. Oltre ai soldatini tedeschi il negozio espone set di varie nazioni, compresi busti di Che Guevara, ecc.
Sconsolato, Sumarokov si chiede: come faremo a spiegare ai bambini contro chi abbiamo vinto? Fortunatamente non è da solo a fronteggiare «una situazione che ha superato ogni limite», secondo il commento dell’Associazione commercianti per l’infanzia. Alla stessa conclusione è giunto infatti il viceministro delle comunicazioni, Aleksej Volin: «È impossibile raccontare la guerra senza parlare del nemico… Diversamente si potrebbe concludere che l’Urss abbia combattuto contro una specie di esercito invisibile». Anche per il responsabile del dicastero federale per i diritti dell’infanzia, Pavel Astachov, «occorre spiegare ai bambini che esistevano vari eserciti, e illustrare adeguatamente il fenomeno del nazifascismo… Persino in epoca sovietica avevamo i soldatini con le uniformi naziste».

Dopo il “rastrellamento” al Detskij Mir vi sono stati altri controlli a livello regionale, anche grazie a volontari “sensibilizzati”; a Kaluga è stato l’archimandrita Savost’janov a suggerire alle autorità locali di ispezionare i negozi per i bambini. Molti commercianti per evitare guai hanno deciso di ritirare i soldatini sospetti e di lasciare esposti solo quelli con le divise russe e sovietiche.
Intanto sui social russi si sono scatenati i collezionisti. «Non ha senso togliere questi modellini – commenta uno di loro: – il patriottismo non c’entra nulla, li comprano soprattutto gli adulti». «Allora perché i nostri politici girano in Mercedes, la stessa casa automobilistica su cui è passata tutta l’élite del Terzo Reich?». «Nazismo? Perché non proibire tutti i film dove compaiono attori con le uniformi delle SS, o intervenire nei musei dedicati alla seconda guerra mondiale dove c’è un tripudio di svastiche?»…

Ma anche nel mondo virtuale la giustizia non sta a guardare: la giornalista Polina Danilevič di Smolensk è stata multata per aver postato sul suo profilo Vkontakte una foto del 1942, in piena occupazione nazista, in cui si nota una svastica sopra l’ingresso di quella che oggi è casa sua. Non le è servito nemmeno dimostrare che anche tra i materiali esposti alla mostra cittadina dedicata alla “Pace salvata dai soldati sovietici” c’erano foto d’epoca in cui comparivano le insegne naziste.

La lotta contro il nazifascismo è il nuovo modo per mobilitare la società russa, ha scritto l’editorialista Konstantin Eggert su Kommersant. Ed è allo stesso tempo ridicolo e pericoloso: ridicolo perché i nuovi antifascisti che gridano dalle colonne di certi giornali o talk-show non rischiano nulla e nulla hanno in comune con i difensori della fortezza di Brest o con gli studenti della Rosa Bianca. Pericoloso perché propongono alla società di rinsaldarsi non attorno a uno scopo comune e positivo ma per la caccia alle streghe, per autoisolarsi ancor di più, uniti nel vincolo della paura e dell’odio.

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