«La realtà ti sostiene»

A vent'anni dalla scomparsa di Emilia Vergani, fondatrice di In-Presa, ripubblichiamo un ricordo del figlio

Vent’anni fa, il 30 ottobre 2000, moriva in un incidente automobilistico in Paraguay, Emilia Vergani, moglie di Giancarlo Cesana. Operaia di carità, Emilia è stata all’origine dell’esperienza di In-Presa di Carate Brianza, che oggi è una scuola frequentata da oltre 400 studenti. Qui di seguito pubblichiamo l’introduzione al libro “Emilia e i suoi ragazzi” (Lindau) scritta da suo figlio Giovanni.

Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.

Leggere questa frase del salmo 127 mi ricorda sempre mia madre. Lei non concedeva la sua amicizia come premio per un traguardo raggiunto; soprattutto ai ragazzi, che poi saranno i ragazzi di In-Presa. Con loro, infatti, spesso capitava di non raggiungere l’obiettivo che ci si era prefissati, che dopo molti tentativi continuasse a essere difficile conservare un posto di lavoro, o recuperare i vincoli di serenità familiare o, in generale, un’energia affettiva propria, perduta o rubata; sembrava che fossero addormentati e che non riuscissero a svegliarsi dal sonno.

Tuttavia erano i suoi amici.

Il dubbio che quello che stesse facendo fosse inutile, o utile solo per alcuni, non ha mai prevalso in lei rispetto alla simpatia originale che manifestava per tutte le persone che incontrava.

La ricordo mentre cucinava o riassettava o stirava, spessissimo in compagnia di altre persone che le raccontavano un dispiacere o una gioia. Tanti amici, tanta gente del paese, tanti giovani, ragazze madri, malati. E con quelli con cui il rapporto ingranava più faticosamente ed era difficile arrivarne a una, il dubbio che forse era meglio lasciare perdere era annullato dal desiderio, che in lei era preghiera, di trovare una nuova idea, una nuova strada per consegnare a loro lo stesso bene che le era stato consegnato. Cercava qualcosa, diceva, che li mettesse in condizione di camminare.
Credo che In-Presa sia nata così.

Questa simpatia originale, questa preferenza naturale per le persone, si sviluppava in lei in modo misterioso e profondo ed era inequivocabilmente legata alla sua fede. Nasceva da essa, ne traeva linfa, e allo stesso tempo la ritemprava. Diceva che l’immaginazione distrugge l’esperienza e che ciò che sostiene è la realtà. Diceva, ancor più semplicemente, «la realtà ti sostiene!».

Per questo l’idea del lavoro. L’idea dell’inserimento lavorativo, il rapporto con imprenditori che offrissero la possibilità di un impiego ai ragazzi, che li guidassero nella circostanza specifica, con educatori che li prendessero a cuore in questa avventura, con famiglie che li ospitassero. Il lavoro come possibilità per questi ragazzi di entrare in rapporto con la realtà, accompagnati da amici interessati a loro, in modo da essere sostenuti umanamente e storicamente, per riaffermare la loro unicità e diventare uomini e donne adulte.

Secondo la concezione di don Luigi Giussani l’uomo è il protagonista della storia. In-Presa si è sviluppata per restituire a questi ragazzi e ricordare a tutti noi la consapevolezza che questa è la nostra natura.

Foto famiglia Cesana

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