La mostra sulle icone di Bellagio si fa portavoce di una straordinaria scoperta firmata El Greco

San Demetrio, Doménikos Theotokópoulos (El Greco)

Da domani a Bellagio, nella medioevale cornice de la Torre delle Arti, la retrospettiva L’Eredità di Bisanzio mette in mostra una ricercata serie di icone bizantine e post-bizantine di diversa provenienza: dall’Italia alla Grecia, da Corfù alle Isole Ionie, dai Balcani alla Serbia, alla Romania. In occasione della mostra, che resterà aperta fino al 23 agosto, verrà annunciata anche la straordinaria scoperta di una rarissima icona firmata da Doménikos Theotokópoulos, in arte El Greco, che sarà poi presentata nella mostra El Greco in Italia, Metamorfosi di un Genio curata dal Prof. Lionello Puppi, storico dell’arte, di cui abbiamo parlato qui. Ma andiamo a scoprire quanto l’Eredità di Bisanzio vuole raccontarci di El Greco attraverso le parole di Mariella Lobefaro, ideatrice e curatrice della mostra, che ha appurato la veridicità dell’icona, e del Prof. Puppi.

Di El Greco si apprezzano i ritratti, le vedute e le opere religiose. Lo si conosce, generalmente, per quel movimento e quei contrasti di colori accesi e cupi che ritroviamo nelle sue tele (che personalmente mi fanno pensare ad uno spunto embrionale della fotografia del Gabinetto del dottor Caligari). Ma qual’è il rapporto di questo grande artista col mondo delle icone? In che modo l’Eredità di Bisanzio tocca anche lui?

Mariella Lobefaro: Molti cataloghi ragionati contengono ed iniziano con le uniche due icone sino ad ieri  riconosciute: San Luca mentre dipinge il ritratto della Madre di Dio e La Dormizione. Oggi, con San Demetrio, ne conosciamo una terza e, considerando l’alta perizia tecnica del giovane maestro nato a Candia (a Creta, quando l’isola era un possedimento veneziano) – raggiungibile solo dopo anni d’esercizio e d’impegno  – è fuor di dubbio che in circolazione ve ne debbano essere molte altre, ancora da riconoscere. 

Prof. Lionello Puppi: Il rapporto di El Greco con il mondo delle icone verrà svelato proprio nella mostra El Greco in Italia, documentando precisamente la metamorfosi del lessico e della sintassi tardo bizantini, che hanno contraddistinto i primi anni del Theotokópoulos, alla luce dell’esperienza italiana, di Venezia, di Roma, del Centro Italia, in linguaggio attuale capace di interpretare la crisi dei valori e delle certezze del Rinascimento europeo. 

Come è avvenuta la scoperta dell’Icona di San Demetrio, la più integra delle uniche tre icone, sinora conosciute, di questo artista del ‘500? Cosa, l’Icona, svela dell’artista e quali punti salienti del suo stile vi sono riconoscibili?

Deesis, provenienza Siria

Mariella Lobefaro: Inizialmente la firma è stata notata dalla restauratrice dell’attuale proprietario che, informato, ha preferito fermare il restauro. Non riuscendo però a comprendere la scritta, ha inviato alcune immagini a un ex restauratore del museo Benaki di Atene. Questo ha risposto che v’era scritto ”Mano di Domenico”, ma che per questo motivo doveva essere falsa o di un altro Domenico. Il collezionista, già a conoscenza delle mie ricerche sulle tavole del periodo veneziano de El Greco, ne ha voluto parlare con me, inviandomi subito dopo le immagini. Ravvisando nelle cariatidi del trono delle similitudini con certe figure femminili del primo periodo veneziano, ho ritenuto opportuno prendere subito un volo aereo per esaminare l’icona in “corpus vili”.  

Con lenti speciali e l’aiuto della luce solare radente, ho visto la coerenza dei cretti delle due pellicole pittoriche: quella del fondo verde e quella nera della firma. Va precisato che, per quanto un falsario possa essere attento nell’aggiungere una firma su di un’opera autentica, non potrà mai evitare che un po’ di liquido del colore, utilizzato per firmare, penetri nel cretto originale. Con le opere de El Greco però, non è sufficiente una semplice certificazione, troppe infatti sono state le tavole apocrife degli anni ’50 ‘60 del secolo scorso. Si è dovuto procedere, quindi, con estrema cautela e una campagna diagnostica che ha coinvolto Istituti accreditati presso il mondo della ricerca scientifica. Accertata l’autenticità, si è proceduto ad approfondire la conoscenza della tecnica: semplicemente affascinante! Dovrete, quindi, attendere la grande mostra El Greco in Italia, Metamorfosi di un Genio, a cura del prof. Lionello Puppi, ultimo baluardo di una generazione, purtroppo estinta, di autentici storici dell’arte.

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