«La magistratura non può imporre ai medici il trattamento Stamina»

Intervista a Ottavio Di Stefano, presidente dell'Ordine medici ed odontoiatri della provincia di Brescia: «Lanciamo un allarme alle istituzioni perché qui si stanno toccando le corde profonde della nostra professione»

«La scelta clinica del medico deve basarsi su scienza e coscienza. La magistratura non può imporci il trattamento Stamina». Parla così a tempi.it il dottor Ottavio Di Stefano, presidente dell’Ordine medici ed odontoiatri della provincia di Brescia. L’altro ieri in conferenza stampa ha presentato un «documento approvato all’unanimità» a febbraio che chiede alle istituzioni di «rispettare l’autonomia dei medici», dopo che diverse sentenze di tribunali italiani hanno obbligato il personale degli Spedali Civili di Brescia a continuare le infusioni di cellule staminali seguendo il controverso metodo Stamina, nonostante il blocco dell’Aifa.

Presidente, perché avete approvato questo documento?
Già a giugno avevamo rilevato un problema deontologico estremamente serio connesso alla vicenda Stamina: diverse sentenze dei giudici hanno imposto agli Spedali Civili di farsi carico delle terapie, minando il principio dell’autonomia professionale dei medici coinvolti, che ora vivono una situazione di profondo disagio. Per inciso, l’Azienda ospedaliera Spedali Civili, dove ho trascorso tutta la mia attività lavorativa, è un’istituzione di storica eccellenza amata dai bresciani dove impegno e dedizione sono le caratteristiche dei medici e non solo.

Perché sono a disagio?
Non voglio entrare nel merito del trattamento Stamina qui, però, ci sono ampi dubbi sulla metodica espressi da larga parte della letteratura scientifica internazionale. La magistratura ha il diritto costituzionale di esprimersi, però noi abbiamo voluto lanciare un allarme alle istituzioni perché qui si stanno toccando le corde profonde della nostra professione.

Volete chiarezza?
Esatto. Alcuni medici degli Spedali Civili hanno scritto una lettera in cui dicevano che “eventualmente” avrebbero potuto astenersi dalle infusioni. Come conseguenza di questa presa di posizione, la successiva ordinanza di un Giudice non fu inviata all’Azienda ma ai singoli medici coinvolti nel trattamento. L’associazione cure compassionevoli, nel contempo, diffidava legalmente i medici in caso si fossero astenuti

Era mai successo niente del genere?
A memoria mia no, è la prima volta che succede in Italia. Neanche con il caso Di Bella c’era stato niente del genere. E ancora non sappiamo come sia potuto accadere. Se noi abbiamo inviato questo documento a tutte le istituzioni, Consiglio superiore della magistratura compreso, è perché vogliamo anche da loro una posizione ufficiale su questa coercizione. Una sentenza della Corte costituzionale del 2002, ad esempio, affermava che neanche il legislatore può entrare nel merito di una decisione clinica.

Che cosa cambia se al medico viene impedito di operare in scienza e coscienza?
Cambia tutto. A volte i malati si presentano dai medici con fogli scaricati da internet su presunte terapie di successo. I malati hanno storie drammatiche e se noi medici ci troviamo costretti a dare parere negativo, anche per noi è angosciante, oltre che straziante per i malati. Ma se ci viene tolta la possibilità di scegliere, non potremo più agire con rigore nell’interesse dei pazienti. Questo comprometterà tutto.

Come si è arrivati a questo punto?
Negli ultimi 30 anni la medicina ha avuto una evoluzione tecnologica che non ha eguali e che ha suscitato promesse e speranze. Ma i tempi della scienza non corrispondono a quelli dei media, che vorrebbero subito passare dalla ricerca di base al risultato. Invece ci vuole tempo. Il malato oggi si aspetta sempre una risposta positiva ma la medicina ha dei limiti, non può guarire tutto. Questa visione veicolata da certi media è distorsiva della realtà e porta a false aspettative.

Esiste il diritto alla cura?
L’articolo 32 della Costituzione protegge il diritto alla salute, che è di ogni individuo. Ma questo diritto ha degli strumenti che si verificano nel rapporto tra medico e paziente. Rapporto così definito da una fra le più importanti riviste scientifiche del mondo, il New England Journal of Medicine: “Paziente e medico devono quindi incontrarsi alla pari, portando conoscenze diverse, esigenze, preoccupazioni e forze di attrazione gravitazionale ma non rivendicando alcuna posizione di centralità”Medico e paziente costruiscono un percorso basato sulle prove di efficacia. Percorso che non può avere altre interferenze.

@LeoneGrotti

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