La famiglia larga e solidale, pietra angolare della sussidiarietà

L'incontro con Blangiardo e Belletti è stata l'occasione per ribadire un "fatto" spesso dimenticato dai media: la famiglia svolge una funzione determinante per tenere insieme l’intera società.

Caro direttore, “Nonni, genitori, nipoti: la famiglia larga e solidale, pietra angolare della sussidiarietà”, questo è il titolo dato ad un incontro pubblico che si è tenuto a Milano in questi giorni. Titolo insolito, per certi versi, che, d’altra parte, fotografa una situazione di fatto, di cui la cultura dominante, la società e quindi anche la politica fanno fatica a prendere atto. Ed il “fatto” è stato descritto dal professor Giancarlo Blangiardo, presidente dell’Istat, quando ha affermato che, data la pochezza dei servizi esistenti, sta emergendo «il ruolo insostituibile dei nonni nella cura dei più piccoli, per cui i nonni in Italia costituiscono una fonte fondamentale di sostegno alla famiglia e svolgono un ruolo centrale nella cura informale dei bambini».

In questo senso si può parlare, in termini quantitativi molto significativi, dell’esistenza paradossale di una famiglia “larga” che riesce a svolgere, malgrado tutto, una funzione determinante per tenere insieme l’intera società. E ciò avviene, innanzi tutto, riaffermando nei fatti il valore inestinguibile del rapporto positivo tra le generazioni, come fattore “naturale” della storia umana: si conferma, così, che ciascuno di noi viene da una storia ed è proiettato verso una storia, perché non veniamo dal nulla e non andiamo verso il nulla (altro che maledire e condannare comunque la storia!).

Questa famiglia “larga” svolge la sua funzione, innanzi tutto, mettendo in pratica la dimensione della solidarietà, considerata dalla dottrina sociale della Chiesa come uno dei pilastri di una società che voglia essere umana. Nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa si legge che «la solidarietà conferisce particolare risalto all’intrinseca socialità della persona umana, all’eguaglianza di tutti in dignità e diritti, al comune cammino degli uomini e dei popoli verso una sempre più convinta unità», costituendo questa dimensione sia un principio sociale che un principio morale.

Così facendo, la famiglia, anche ed ancora di più nella sua versione “allargata”, continua ad essere il primo soggetto che applica il principio di sussidiarietà. È il primo tra i soggetti intermedi che mettono in atto quest’altra colonna portante della dottrina sociale cattolica, dottrina che ha il pregio di essere una proposta operativa per tutti e non solo per i cattolici. A proposito di sussidiarietà, il Compendio a cui ho appena accennato scrive che «è impossibile promuovere la dignità della persona se non prendendosi cura della famiglia, dei gruppi, delle associazioni, delle realtà territoriali locali, in breve di quelle espressioni aggregative alle quali le persone danno spontaneamente vita e che rendono loro possibile una effettiva crescita sociale».

Si parla e scrive tanto della incidenza dei cattolici nella vita sociale e politica: basterebbe che essi non dimenticassero la dottrina nella quale sono stati formati e guardassero con occhi aperti alle circostanze che la realtà offre a tutti. Una di queste circostanze è costituita proprio da questo “fatto” sorprendente e poco studiato e valorizzato: tanti nonni, ancora in salute e istruiti, partecipano positivamente alla vita di una famiglia più “larga”. Sarebbe ora che anche la politica se ne accorgesse. E noi cercheremo di fare in modo che ciò accada.

Peppino Zola

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