La celebrazione ucraina del filonazista Bandera fa arrabbiare la Polonia

I polacchi ricordano i suoi massacri contro i civili negli anni Quaranta, ma il leader nazionalista è visto in patria come un eroe antirusso. Un tweet crea un caso

Leopoli, celebrazioni sotto il monumento di Stepan Bandera, 1 gennaio 2023 (Ansa)

La tensione fra Polonia e Ucraina è rientrata dopo che il tweet celebrativo dell’anniversario della nascita di Stepan Bandera apparso sull’account del parlamento ucraino è stato rimosso a seguito di un colloquio telefonico fra il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki e il suo omologo ucraino Denys Shmyhal, ma le condizioni perché la crisi riemerga e crei problemi all’alleanza di ferro fra i due paesi in funzione anti-russa restano in gran parte sul tavolo.

L’ipersensibilità polacca nei riguardi di apprezzamenti positivi alla figura dell’ultranazionalista ucraino da parte di istituzioni e personalità pubbliche di Kiev è pienamente giustificata: fra il 1943 e il 1944, nell’Ucraina sotto occupazione nazista l’Esercito insurrezionale ucraino (Upa), gemmazione dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini – fazione Bandera (Oun-B), massacrò fra i 70 e i 100 mila civili di origine polacca nell’ovest del paese (regioni della Volinia e della Galizia, fino a poco prima governate da Varsavia) ai fini di una pulizia etnica che era iniziata con lo sterminio nazista degli ebrei su tutto il territorio dell’attuale Ucraina, a cui pure l’Upa aveva partecipato.

Il crimine di genocidio

Il tweet dello scandalo, apparso il primo giorno dell’anno, che è la data di nascita nel 1909 di Stepan Bandera, mostrava una foto del comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale Valerij Zaluznyj, col pollice sollevato davanti a un ritratto dell’ultranazionalista ucraino, accompagnata da una citazione di parole di quest’ultimo e da un commento riconducibile a chi gestisce l’account twitter della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino. La prima recitava: «La vittoria totale e suprema del nazionalismo ucraino avrà luogo quando l’impero russo cesserà di esistere»; il commento precisava: «Una lotta con l’impero russo è in corso. Le direttive di Stepan Bandera sono ben note al comandante in capo delle forze armate».

Governo e politici polacchi hanno reagito immediatamente. Morawiecki ha dichiarato all’agenzia di stampa nazionale polacca Pap che il suo governo esprime «una posizione estremamente critica verso ogni glorificazione e persino verso ogni memoria di Bandera», considerato responsabile di «terribili crimini ucraini» durante la Seconda Guerra mondiale incluso il crimine di “genocidio”.

Proteste polacche

«La commemorazione di Stepan Bandera, responsabile dell’omicidio di massa di popolazione polacca, sul profilo del parlamento ucraino solleva necessariamente obiezioni. Questo deve essere chiarito, soprattutto agli amici, tanto più ora che l’Ucraina ha nuovi, veri eroi», ha commentato Radosław Fogiel, presidente della Commissione affari esteri del parlamento polacco ed esponente di spicco del partito Legge e giustizia (PiS) al potere. «Il nostro atteggiamento nei confronti dei crimini commessi dall’Upa rimane invariato. Ci auguriamo che il riavvicinamento delle nazioni polacca e ucraina porti a una migliore comprensione della nostra storia comune», ha dichiarato a una tivù polacca il portavoce del ministero degli Esteri Łukasz Jasina.

Stessi toni dall’opposizione: «Bandera è responsabile di genocidio. Il ricordo di un criminale da parte del parlamento ucraino non costruirà buone relazioni polacco-ucraine, che possono essere costruite solo sulla verità», ha twittato l’esponente del Partito popolare polacco (Psl) Władysław Kosiniak-Kamysz.

Solo un simbolo antisovietico?

La valorizzazione della figura Bandera, un tempo confinata ai gruppi di estrema destra ucraina, si è estesa al grosso della popolazione ucraina dopo le vicende del 2014 seguite all’estromissione dal potere del presidente Janukovyč al culmine delle proteste di Maidan, cioè lo scoppio del conflitto nel Donbass e l’annessione russa della Crimea. Secondo una ricerca pubblicata il 27 aprile dello scorso anno dall’istituto ucraino di sondaggi Rating, la popolarità di Stepan Bandera presso la popolazione ucraina era passata dal 22 per cento del 2012 al 74 per cento di inizio 2022.

Su Le Monde lo storico Yaroslav Hrytsak, professore presso l’Università cattolica di Leopoli, a proposito di Bandera spiega che «la figura storica e la sua memoria sono due fenomeni diversi. Bandera è considerato esclusivamente come simbolo della lotta ucraina contro la Russia, e un simbolo di resistenza antisovietica. Questo è una reazione diretta alla guerra, prima sarebbe stato impossibile».

A conferma della natura non ideologica della diffusa simpatia per il combattente nazionalista della Seconda Guerra mondiale viene ugualmente citato il fatto che alle elezioni del 2019 il blocco dei partiti di estrema destra dediti al culto di Stepan Bandera (Svoboda e Pravyj Sektor) aveva ricevuto solo il 2,3 per cento dei voti.

Il banderismo

La realtà è più complessa. Come spiega lo storico francese Adrien Nonjon su Le Monde, le prime leggi che hanno sdoganato la figura di Bandera risalgono alla presidenza di Viktor Juščenko, esponente del partito mainstream di centrodestra Ucraina nostra, al potere fra il 2005 e il 2010. Costui «aveva fatto approvare una serie di leggi della memoria e aveva concesso il titolo di “Eroe dell’Ucraina” a membri fondatori del movimento nazionalista ucraino, tra cui Stepan Bandera e il suo braccio destro all’interno dell’Upa Roman Shukhevych». Durante la presidenza Poroshenko (2014-2019), sotto la quale si sono moltiplicate le celebrazioni pubbliche di Bandera, la rilegittimazione del banderismo è stata condotta da Volodymyr Viatrovytch, direttore dell’Istituto della memoria nazionale.

Chiarisce lo storico Hrytsak: «Quando si parla della riabilitazione di Bandera, bisogna sottolineare la responsabilità di Volodymyr Viatrovych, uno storico nazionalista, direttore dell’Istituto della Memoria nazionale dal 2015 al 2019. Viatrovych ha fatto molto per promuovere un’immagine falsificata di Bandera. Lui, i suoi amici e i suoi colleghi, fanno finta che non abbia niente a che fare con gli omicidi di polacchi ed ebrei, il che è falso. Cercano di creare una figura piuttosto positiva». Viatrovych ha perso il suo posto dopo l’ascesa al potere di Zelensky, ma siede in parlamento sui banchi del partito di Poroshenko, che si chiama Solidarietà europea (centro-destra).

Estrema destra ucraina

Risulta migliore la carriera di un altro negazionista, l’ex ambasciatore ucraino in Germania Andrij Melnyk, che nel giugno dell’anno scorso aveva sollevato le ire del ministero degli Esteri polacco sostenendo che Bandera non aveva responsabilità per l’uccisione di polacchi ed ebrei in Ucraina durante la Seconda guerra mondiale, e aveva cercato di giustificare la sua iniziale alleanza con Hitler: nel novembre scorso è stato nominato vice ministro degli Esteri dell’Ucraina, sollevando nuovamente proteste da parte di Varsavia.

Estimatore di Bandera anche il sindaco di Leopoli Andriy Sadovyi , fondatore del partito di centro-destra Samopomitch, che in occasione dell’anniversario della nascita del leader ultranazionalista ha scritto sulla sua pagina Facebook: «Una nuova generazione, cresciuta sull’esempio di Stepan Bandera, è andata in battaglia contro la nuova orda di Mosca. La sua biografia è una storia di indomabilità».

Tre cose semplici

In Polonia le commemorazioni ucraine di Bandera generano revanscismo. Piotr Zgorzelski, vice presidente del parlamento polacco ed esponente del Psl attualmente all’opposizione, all’esplicita domanda di un giornalista se la Polonia debba sospendere gli aiuti militari all’Ucraina fino a quando il suo governo non cambi atteggiamento sulla questione dei massacri di polacchi da parte dell’Upa, ha risposto: «Assolutamente no. In questa situazione, il governo polacco sta facendo quello che deve essere fatto. Ci aspettiamo tre cose semplici: la ripresa della riesumazione delle vittime della Volinia, appena possibile, la restituzione delle chiese polacche e la cessazione di tali provocazioni. Chiese polacche sono state trasformate in palestre e teatri. Nella chiesa di santa Maria Maddalena a Leopoli si trova addirittura un busto di Roman Shukhevych, il criminale a capo dell’Upa».

Le richieste di Zgorzelskj non sono fatte per placare gli animi: a partire dal 1937, il governo polacco avviò nella Volinia, che allora controllava, una campagna di polonizzazione che passava attraverso la religione, con l’intento di convertire la popolazione ortodossa al cattolicesimo romano. Oltre 190 chiese ortodosse furono distrutte e 150 convertite in chiese cattoliche. Le restanti chiese ortodosse furono costrette a usare la lingua polacca nei loro sermoni. La situazione cambiò nuovamente col passaggio della Volinia all’Ucraina sovietica dopo la Seconda Guerra mondiale.

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