Iran. Il «Grande Fratello» islamico obbliga i coffee shop a spiare i clienti con le telecamere

Non tutti però hanno ceduto al regime islamico. Il Café Prague, tra i più famosi nel centro della capitale iraniana, ha scelto di chiudere piuttosto che soddisfare le pretese della polizia.

Le elezioni in Iran si avvicinano e anche se la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato che «non bisogna dire che le elezioni devono essere libere», la “polizia morale” islamica continua a prendere misure di sicurezza per evitare le proteste dell’Onda verde che nel 2009 sono scesi in piazza contro la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad. Per questo è stato dato ordine a tutti i coffee shop di Teheran di installare all’interno telecamere di sorveglianza.

CONTROLLO. «Molte persone all’inizio pensavano che i gestori volessero proteggersi dai furti» spiega al Guardian un giovane di Teheran, poi hanno capito che lo scopo era il monitoraggio di qualunque attività avvenisse all’interno dei popolari luoghi di ritrovo iraniani. I caffè iraniani, infatti, sono sempre stati un luogo di ritrovo e scambio culturale importante per i cittadini di Teheran.

GRANDE FRATELLO ISLAMICO. Non tutti però hanno ceduto al regime islamico. Il Café Prague, tra i più famosi nel centro della capitale iraniana, ha scelto di chiudere piuttosto che soddisfare le pretese della polizia. «Abbiamo sempre saputo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento» rivelano i gestori. «Ma anche se questa scelta è dolorosa perché perderemo gli amici che sono stati con noi negli ultimi quattro anni, siamo confortati dal sapere che almeno non permetteremo agli occhi di vetro del Grande Fratello di registrare ogni nostra mossa, ogni minuto di questo locale dall’alba al tramonto».

CONTRO LA CULTURA OCCIDENTALE. La mossa della polizia morale segue anche una politica rigorosa da parte del regime: dopo la rivoluzione islamica del 1979, infatti, moltissimi coffee shop sono stati chiusi perché parte della «violenza culturale occidentale». L’estate scorsa, 87 caffè in un singolo distretto della capitale sono stati presi di mira perché accusati di diffondere la «cultura occidentale» e di non promuovere i «valori islamici».

IMPICCAGIONI IN PIAZZA. Le sanzioni economiche imposte all’Iran da Unione Europea e Stati Uniti la scorsa estate, inoltre, hanno aggravato la situazione economica del paese. I furti e le tensioni sono aumentati. Ecco perché l’Iran ha ripreso ad attuare la pratica delle impiccagioni in piazza, eventi rari nel paese, dove di solito i condannati vengono giustiziati all’interno delle caserme. Come rivelato dalle autorità al New York Times «per evitare che il numero dei crimini aumenti e diventi incontrollabile, diamo l’esempio a tutti di come verranno trattati i responsabili».

@LeoneGrotti

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