Introvigne: «L’etichetta “omofobia” è ormai utilizzata come una sorta di bastone»

La Radio Vaticana ha intervistato il sociologo che sabato ha parlato al convegno sulla famiglia. E qui dice la sua a proposito delle polemiche e delle contestazioni

«Devo dire che trovo curioso che gli stessi organi di stampa che scrivono “Je suis Charlie”, dicendo che la libertà di esprimere qualunque idea sia assoluta, senza “se” e senza “ma”, poi fanno un’eccezione quando si parla della famiglia. Sembra che di una cosa sola non si possa parlare, e cioè di un modello di famiglia che esprima poi critiche nei confronti di chi parla di famiglia al plurale e di chi vuole i matrimoni e le adozioni omosessuali». Il suo intervento al convegno di sabato a Milano (“Difendere la famiglia per difendere la comunità”) è stato tra i più apprezzati. Massimo Introvigne, presidente del comitato “Sì alla Famiglia”, ha detto che il vero nemico non sono gli omossesuali, ma il fisco. E di questo ha parlato, portando il suo contributo, come sempre chiaro ed esaustivo.

DI COSA SI E’ PARLATO. Oggi, intervistato da Radio Vaticana, il sociologo ha voluto dire la sua rispetto alle tante polemiche che hanno preceduto e seguito l’incontro, non da ultimo l’exploit del ragazzo che è salito sul palco. «Il Convegno – ha detto Introvigne – era aperto al pubblico, quindi chiunque – a meno che non avesse uno scolapasta in testa, come certi “simpatici provocatori” – veniva fatto entrare: la Regione non è responsabile se tra i 3.000 partecipanti c’era qualche personaggio con idee diverse da quelle degli organizzatori. Il tema non era l’omosessualità; nessuno ha definito l’omosessualità una malattia o una perversione, anzi: piuttosto, questa tesi è stata smentita. Semplicemente si sono chieste leggi più rispettose della famiglia, un fisco più a misura di famiglia, perché il fisco attuale non lo è; il matrimonio – è stato ribadito – è solo tra un uomo e una donna; il bambino per crescere – come ha detto il Papa lo scorso aprile – ha bisogno di un papà e di una mamma, da cui anche la contrarietà alle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso».

QUANTA GENTE C’ERA? C’è stata tanta disinformazione, dice Introvigne, come ad esempio sulle cifre dei partecipanti («un quotidiano parla di appena 400 partecipanti e 2.000 manifestanti contrari fuori»). «Le cifre sono ben diverse – spiega l’intervistato -, le ha fornite la Questura di Milano, che non credo sia un pericoloso covo di omofobi. Tra le persone che non sono riuscite ad entrare e che hanno ascoltato da microfoni all’esterno, e quelle distribuite in sala, hanno partecipato circa 3.000 persone. Penso che l’etichetta “omofobia” ormai sia utilizzata come una sorta di bastone: cioè qualunque tesi che non sia favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso e all’adozione di bambini da parte di persone dello stesso sesso, magari utilizzando anche la pratica dell’utero in affitto, immediatamente viene bollata come omofoba».

IL GIOVANE CONTESTATORE. E a proposito del ragazzo salito sul palco, Introvigne precisa che «l’interruzione è durata meno di due minuti, quindi non ha turbato il convegno. Qualche amico mi ha detto che nel filmato mi si vede non solo tranquillo, ma sorridere. Sorridevo perché ho visto che il ragazzo è salito sul palco insieme ad un giornalista de “Le Iene”. La cosa era così preparata che io seguivo la cronaca quasi in diretta sul sito di “Repubblica”. Il ragazzo aveva un foglietto dal quale avrebbe dovuto leggere la sua presunta domanda; in realtà era una critica, e l’episodio del ragazzo e il contenuto della domanda sul foglietto sono apparsi sullo stesso sito meno di un minuto dopo l’incidente. Ora, o i giornalisti di “Repubblica” sono così bravi che in un minuto riescono a scrivere un articolo dopo un incidente che li ha colti di sorpresa, oppure le cose sono andate un po’ diversamente».

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