Intervista – Omar Galliani e la perturbabilità consapevole dell’arte (anche se leonardesca)

Seguito con attenzione e ammirazione dalla critica che ne apprezza la finissima ispirazione che anima le sue opere, Omar Galliani, classe 1954 è un artista in auge nella scena internazionale. Tramite i suoi lavori crea un legame tra l’antico e il contemporaneo, tra l’arte e la multidisciplinarietà. Abbiamo avuto modo di interfacciarci con lui in occasione del progetto espositivo Omar Galliani. Il disegno nell’acqua, che si compone di una mostra collocata in due sedi: all’Acquario Civico, dove è esposto, fino all’11 ottobre 2015 un nutrito corpus di opere dal 1979 ad oggi di cui molte inedite; e alla Conca dell’Incoronata in Via San Marco a Milano con un’installazione site specific che sarà visibile fino al prossimo 25 ottobre.

In che modo le due sedi espositive milanesi esaltano e valorizzano la sua “opera”?

Le due sedi sono legate dall’elemento essenziale della vita, l’acqua. Nella sede dell’Acquario Civico potete ammirare le epifanie del disegno acqueo partendo da alcuni miei studi giovanili sui movimenti e il fluire delle acque, tratti da alcuni disegni di Leonardo. La concettualità del disegno nel suo rispecchiarsi e ripetersi indica il processo eterno del ritorno leonardesco del tempo attraverso l’acqua.

Nella Conca dell’Incoronata l’istallazione di grandi dimensioni, dal titolo Acquatica. La memoria dell’acqua, assume un valore ulteriore nell’affermazione della transitorietà del tempo e de valore che diamo ai segni dell’uomo. L’opera inedita è stata realizzata con una citazione effimera da Leonardo in cui un grande disegno eseguito con albume e sale dell’Himalaya si dissolverà nell’etere attraverso i temporali e la pioggia portando con sé la propria memoria. Memoria dell’acqua. Processo omeopatico del fluire del tempo.

Lei ha molto ammirato il tocco di Leonardo da Vinci: quali suggestioni contemporanee ha aggiunto alla sua “classica” lezione?

Considero il tempo in quanto “ciclico” e affido ad un mezzo senza tempo, ovvero “il disegno”, il desiderio di resistenza e di affermazione all’interno di un “tempo” che sembra, attraverso il web, aver annullato questo “antico” codice. Il disegno di Leonardo al di là della sua bellezza intrinseca contiene elementi di intuizione oggi comuni allo stesso tablet che sto usando nel rispondere alle sue domande. La differenza sta nel tempo di “invio” e “ricezione” del dato. Il disegno non ha tempo in quanto fine e inizio di un nuovo segno.

I modelli femminili leonardeschi tornano nell’istallazione “Aquatica. La memoria dell’acqua” realizzata per la Conca dell’Incoronata: come potrebbe reagire Leonardo da Vinci alla visione di un’opera in progress, dove la natura dà il suo contributo di giorno in giorno? E quale è il tipo di pubblico che ha più dimestichezza con questo genere di opere?

Penso che Leonardo al di là dei disastri tecnici di cui fu protagonista – se pensiamo alla Battaglia di Anghiari o allo stesso Cenacolo – fosse a conoscenza della perturbabilità dell’opera attraverso gli elementi della natura. La mia posa in opera di un manufatto che si deteriorerà nel tempo ha la consapevolezza del proprio destino attraverso una trasformazione di natura alchemica. Il pubblico che transiterà in questi giorni sull’incoronata si porrà la domanda del destino di quell’opera consegnata senza difese agli elementi. Penso ad un’opera destinata ad un pubblico che scendendo dalla bicicletta o sedendosi dopo una lunga affannosa corsa possa riflettere su qualcosa di non immediato, ma lentamente, progressivamente “mediato” dalla natura che ha dato vita allo stesso disegno steso sul nudo letto di un canale disegnato dalla trasognata, ma anche matematica mano di Leonardo.

@MariapiaBruno

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