Inginocchiatevi pure, ma non è così che cambierete il mondo

Chi lo fa è buono e chi non lo fa è cattivo? Già il fatto che ci sia un simile dibattito la dice lunga su come siamo messi, compagni e amici.

Mentre scrivo queste poche, sporche e inutili righe, l’Italia del Mancio marcia trionfale verso l’ottavo di Wembley. Quando le leggerete voialtri, bastardi, sapremo se sarà vera gloria. Comunque viva l’Italia, quella del 9 luglio 2006 o dell’11 luglio 1982, l’Italia di Lippi e di Bearzot, ma anche quella di Sacchi e Prandelli e pure quella di Ventura.

Siccome è inutile che vi parli di calcio, via col grande tema che infiamma le cronache: inginocchiarsi è un dovere o un diritto? Chi lo fa è buono e chi non lo fa è cattivo? Già il fatto che ci sia un simile dibattito la dice lunga su come siamo messi, compagni e amici.

Il problema non dovrebbe essere cosa fare o come apparire, ma quello che alberga nei cuori e nei gesti quotidiani che compiamo. Il grande errore degli inginocchianti è pensare che in questo modo si possa cambiare il mondo, se la cantano e se la suonano da soli. Ma quello che cambia il mondo è l’essere ogni giorno, è la vita cambiata...

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