L’indifferenza francese e la proliferazione del “soft power islamista” tra i bambini

Il settimanale Marianne denuncia «la nuova offensiva» salafita in Francia: comincia a scuola, dove i musulmani non considerano la laïcité, e continua nei negozi di giocattoli

Parigi. «L’islam viene prima della scuola». Basterebbero queste parole per capire quanto sia profonda l’islamizzazione della Francia e fino a che punto il valore della laïcité non sia preso in considerazione da una parte importante della società francese. A pronunciarle, è stato un liceale di confessione musulmana che, ai microfoni di BfmTv, ha parlato tranquillamente delle sue preghiere all’interno dell’istituto in cui studia, anche se la legge repubblicana lo vieta. Perché appunto: l’islam viene prima di tutto.

In Francia «ha vinto l’indifferenza»

Lo speciale di BfmTv, intitolato «Voile à l’école: la nouvelle offensive», racconta l’espansione di un fenomeno che la gauche, per anni, ha fatto finta di non vedere, o minimizzato, tacciando tutti coloro che ne denunciavano i sintomi di “islamofobi”. A due anni dalla decapitazione del professore di storia e geografia Samuel Paty, come scrive il settimanale Marianne, «ha vinto l’indifferenza» dinanzi al «soft-power islamista» tra i banchi di scuola. La proliferazione degli abiti tradizionali islamici, le abaya e i qamis, malgrado la legge del 2004 che proibisce l’esibizione di qualsiasi simbolo religioso nei luoghi pubblici, il rifiuto di parlare di certe tematiche come la Shoah, le minacce ai professori che “osano” affrontare il tema della laicità o anche solo citare Charlie Hebdo: i segnali d’allarme si moltiplicano.

Lo ha evidenziato anche l’ultimo rapporto del ministero dell’Istruzione: 313 segnalazioni per “violazione della laicità” soltanto nel mese di settembre, in netto aumento rispetto alla media. La causa principale di questa tendenza nefasta, spiega Marianne, è lo scontro tra l’educazione rigorista ricevuta da sempre più bambini islamici tra le mura di casa e i valori della République che vengono insegnati loro in classe. Sabine, insegnante in una scuola di Saint-Denis, banlieue multietnica a nord di Parigi, ha parlato di un «grande scarto tra ciò che dicono i genitori a casa e l’educazione ricevuta dai giovani a scuola. Per non parlare della scuola coranica che alcuni frequentano durante la settimana nelle moschee». La docente ha testimoniato a Marianne di essersi già trovata di fronte a studenti di appena 8-9 anni che contestano la teoria di Darwin perché contraddice il Corano e vogliono fare il ramadan fin da quando sono piccoli.

Il separatismo islamista in Francia

Lo scorso anno, BfmTv, in un reportage intitolato “Islamisme: enquête sur une menace”, aveva già denunciato il separatismo islamista in corso a Saint-Denis: un ghetto dove c’è sempre meno spazio per tutto ciò che è occidentale, perché “haram”, proibito dalle leggi di Allah. Marianne ha seguito le orme di BfmTv e ha confermato che nulla è cambiato dal servizio del canale televisivo: le librerie islamiche continuano a vendere libri che inneggiano al jihad e i negozi di giocattoli propongono bambole velate o peluche senza occhi, nel rispetto dell’islam rigorista che proibisce le rappresentazioni umane.

In una libreria religiosa a due passi dalla moschea Tawhid, in pieno centro, la bambola Chifa va a ruba: meticcia, vestita di bianco dalla testa ai piedi, promette ai bambini di insegnare loro «il Corano e le invocazioni». Tra i giocattoli e i pennarelli c’è anche il magazine J’aime l’islam che spiega ai bambini perché non bisogna mangiare il maiale. «Nel Ventesimo secolo, dei test biologici hanno permesso di stabilire la sua pericolosità», si legge nel magazine islamico a destinazione dei piccoli fedeli di Allah, come a dire: la scienza, dopo quattordici secoli, ha convalidato le tesi di Maometto.

Il tappetino interattivo e le carte del Profeta

Al Dubaï Center, altro negozio di giocattoli situato a rue Gabriel-Péri, è in vendita il tappetino per pregare interattivo, che permette di sapere quali sono le ore di preghiera, come fare le abluzioni o recitare le sure. Tra i più piccoli, ha una grande successo l’orsacchiotto Hamza, senza occhi, mentre i più grandi preferiscono Sahaba Heroes, gioco di carte da collezione consacrato ai “compagni del Profeta”, ricalcato sul modello delle carte dei Pokemon.

«I salafiti hanno sempre saputo adattarsi alle ultime tendenze», ha dichiarato a Marianne il militante laico di origini algerine Fewzi Benhabib, membro dell’Observatoire de la laïcité, prima di aggiungere: «I salafiti puntano sui più vulnerabili, i bambini». In alcuni esercizi, si vendono anche abaya e hijab per le bambine di 4 e 5 anni. «Con questi foulard vengono indottrinate, è come una seconda pelle. Le famiglie creano un paesaggio visuale e auditivo fin dalla tenerissima età con lampade per bebè che recitano i versetti del Corano», denuncia Fewzi Benhabib. Lui che ha abbandonato l’Algeria 26 anni fa, e ora si dice sconvolto dall’aver ritrovato in Francia l’ideologia islamista da cui era fuggito.

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