India, il ministro degli Esteri ai colleghi: «Pena di morte esclusa per Latorre e Girone»

Oggi in un vertice a New Delhi per affrontare il delicato caso con i colleghi degli Interni e della Giustizia, il ministro degli Esteri indiano: «Lo abbiamo assicurato all'Italia, la pena di morte è fuori discussione»

In attesa che a fine gennaio si tenga la prossima udienza sul caso dei due marò, il ministro degli Esteri indiano è tornato sul tema. Oggi Salman Khurshid si è rivolto al collega ministro degli Interni Sushil Kumar Shinde durante il vertice governativo in corso a New Delhi sottolineando che «il caso dei due italiani non rientra nei casi in cui si può applicare la pena di morte».

RASSICURAZIONE. A ribadirlo davanti alla Cnn-Ibn è stato lo stesso Khurshid all’uscita dal vertice, a cui ha partecipato anche il minstro della Giustizia Kapil Sibal: «Ho spiegato il punto di vista del ministero degli Esteri sulla vicenda, che per altro ha l’ultima parola, al ministro degli Interni. Ho ricordato che esiste il fatto che il Governo indiano ha fornito un’assicurazione che i due marò non rischiano la pena di morte».

LO “SCONTRO” CON LA NIA. La necessità di chiarire questa posizione il ministro degli Esteri lo ha avvertito tanto più forte da quando, lo scorso dicembre, la polizia della National investigation agency (Nia), in un pre-rapporto conclusivo delle indagini (quello definitivo non è stato ancora consegnato dalla Nia al tribunale che giudica Salvatore Girone e Massimiliano Latorre) consegnato al ministero degli Interni ha invocato la pena di morte per i due marò. In particolare, secondo la Nia, a questa vicenda sarebbe appicabile una legge del 2008 contro la pirateria marittima in acque internazionali che prevede la pena di morte, in caso di omicidio. Ieri la Nia aveva inoltre chiesto al tribunale di avere la custodia di Latorre e Girone, che al momento sono in stato di semilibertà su cauzione e residenti presso l’ambasciata italiana in India.

LA MATASSA. Secondo quanto anticipato da Cnn-Ibn, la vicenda di Latorre e Girone è una matassa molto intricata per l’India. Da un canto, c’è il problema che la polizia indiana può consegnare un rapporto al tribunale del caso che è avvenuto fuori dalle acquet territoriali solo ricorrendo alla legge del 2008, e quindi automaticamente prevedendo come pena per il reato la condanna a morte. Dall’altra parte, se la Nia non ricorresse alla legge del 2008 e si basasse sul solo codice penale, la polizia di fatto non avrebbe giurisdizione sulla vicenda. È per risolvere questi dilemmi che si sono incontrati a New Delhi i ministri, mentre è in missione in città anche l’inviato speciale del governo italiano, Staffan de Mistura, che ha dichiarato all’Ansa che «la questione della pena di morte applicabile ai marò è già da tempo totalmente esclusa, sia da passate dichiarazioni del ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid, sia da prese di posizione al riguardo nel Parlamento di Delhi».

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