In Venezuela non si può dire che la mortalità infantile è aumentata del 30 per cento

Dopo la pubblicazione dei dati, il presidente Maduro ha cacciato il ministro della Sanità che li aveva resi noti

Articolo tratto dall’Osservatore romano – La mortalità infantile e materna ha subito un sostanziale incremento in Venezuela, paese in grave crisi economica nel quale da settimane si ripetono manifestazioni di piazza che hanno causato decine di morti. I dati confermano la grave situazione sanitaria del Venezuela, che riflette la crisi economica. Ma proprio poche ore dopo la pubblicazione dei dati sul sito del ministero della sanità, il presidente Nicolás Maduro ha destituito il ministro Antonieta Caporale, e l’ha sostituita con Luis Salerfi López Chejade. Erano tre anni che i dati epidemiologici del paese non venivano resi noti.

In particolare, secondo il rapporto del governo, nell’anno appena trascorso 11.466 piccoli sono morti prima di raggiungere il primo anno di vita, il 30 per cento in più dell’anno precedente. Tra le cause, figurano setticemia, polmonite, nascita prematura e difficoltà respiratorie. Lo stesso rapporto indica un incremento del 65 per cento della mortalità materna (legata a gravidanza o a parto) con 756 decessi nel 2016. Aumentati anche del 75,4 per cento i casi di malaria, una malattia che sembrava essere stata sradicata nel paese.

La crisi si è aggravata dal 2014 con la caduta dei prezzi del petrolio. Il governo ha tagliato drasticamente gli acquisti all’estero e questo ha accentuato la scarsità di alimenti, di medicine e di altri beni di prima necessità.

La stessa crisi economica da settimane ha innescato ripetute proteste di piazza contro il governo. Un uomo di 27 anni è morto ieri in una nuova manifestazione contro il presidente a Caracas. Lo ha reso noto la procura. È salito quindi a 38 il totale delle vittime dal primo aprile, quando sono iniziate le mobilitazioni contro il capo di stato chavista. Un altro uomo di 38 anni è morto sempre ieri in seguito alle ferite riportate due giorni fa in altre proteste nella città occidentale di Mérida.

Il procuratore generale Luisa Ortega Díaz, ex fedelissima di Hugo Chávez e ora critica dell’operato di Maduro nella gestione delle manifestazioni di protesta, ha denunciato che molti civili arrestati durante i cortei vengono giudicati da tribunali militari in aperta violazione della costituzione.

La stessa accusa è giunta anche dal presidente del parlamento venezuelano, Julio Borges, secondo il quale «in qualsiasi parte del mondo il fatto che si usino tribunali militari per processare giovani manifestanti equivale a dire che si tratta di una dittatura». La costituzione è chiara — ha aggiunto — «e dispone che i tribunali militari si occupino solo di casi in cui l’imputato è un militare in servizio. Un civile non può essere giudicato da un tribunale militare».

Secondo l’organizzazione non governativa Foro penale venezuelano (Fpv), almeno settanta manifestanti arrestati durante proteste sarebbero stati deferiti alla giustizia militare. Anche Human rights watch ha denunciato questa procedura, sottolineando che si tratta di «una manovra grossolana per controllare questi processi, che comunque non rispettano gli standard internazionali in materia di diritti umani».
La responsabile della politica giudiziaria del governo, Maryelis Valdez, ha risposto che l’uso della magistratura militare è lecito, in base a una norma nota come «l’attacco alla sentinella», creata per tutelare i militari che proteggono la sicurezza pubblica.

Intanto, Pedro Carreño, deputato a favore del governo ed ex ministro degli interni di Hugo Chávez, ha annunciato che militanti del Partito socialista unificato del Venezuela (Psuv) si uniranno alle forze armate regolari come «corpo combattente» per difendere il paese da un eventuale attacco esterno.

«Ci stiamo preparando per ogni evenienza», ha detto Carreño in un programma della televisione pubblica, indicando che i militanti chavisti saranno accolti in strutture militari per «imparare a sparare, così come tecniche di combattimento, infiltrazione, difesa personale e azioni antisommossa».

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