IL TRASFERIMENTO. «Non solo io ma anche la loro famiglia non può incontrarli, nonostante ne abbiamo fatto richiesta alle autorità». L’ultima volta che l’avvocato ha visto i suoi clienti è stato lo scorso 31 maggio, quando si è chiusa la fase delle indagini. Il 3 giugno, poi, tre pastori protestanti americani hanno fatto visita ai due, ma uno di loro, il reverendo William Devli, è stato detenuto per più di un’ora dopo che le guardie si sono accorte che era in possesso di una macchina fotografica. Successivamente Reith e Michael sono stati trasferiti.
E L’OCCIDENTE? Per questa ragione anche la Ong Italians for Darfur è intervenuta cercando di mobilitare la comunità internazionale. La presidente, Antonella Napoli, spiega a tempi.it: «Abbiamo fatto girare una petizione, come accadde nel caso di Meriam, che ha raccolto migliaia di firme, anche se ne servono ancora molte per raggiungere i risultati ottenuti per la liberazione della donna cristiana». La Ong, continua la sua battaglia su un tema che pare non interessare l’Occidente ma che riguarda «la situazione di tanti cristiani crudelmente perseguitati». Per questo l’associazione ha inviato anche alla commissione dei Diritti umani del Senato un’iniziativa e lo stesso ha fatto con il Parlamento europeo.
L’avvocato musulmano, quando scoppiò il caso disse a tempi.it: «La situazione dei cristiani è sempre a rischio e la loro libertà viene limitata per paura che il cristianesimo si diffonda. I casi sono molteplici e se ne sentono ogni giorno di nuovi. Questa è una violenza inaccettabile, perché non si può negare a nessuno il diritto fondamentale di professare il proprio credo». E pur rischiando ritorsioni per la sua azione aveva continuato: «Sono pronto a difendere qualsiasi cristiano perseguitato per la sua fede». Il 15 giungo comincerà il dibattimento e anche questa volta «ci batteremo ma chiediamo alla comunità internazionale di non abbandonarci».