Immigrazione. Obama si comporta come un Trump qualunque

Cancellati i privilegi degli immigrati cubani perché «ne sono arrivati troppi». Protesta la Chiesa cattolica: «I loro diritti sono ancora violati dal regime di Castro»

«L’America non è mai stata indebolita dalla presenza degli immigrati, ma rafforzata. Se decidiamo di non investire nei figli degli immigrati, solo perché hanno un aspetto diverso dal nostro, riduciamo le prospettive dei nostri stessi figli». Con queste parole pronunciate a Chicago, le ultime da presidente, Barack Obama ha strappato centinaia di applausi. Il discorso è così piaciuto che a pochi giorni di distanza, nel suo ultimo speech da First lady, Michelle Obama l’ha ripreso per attaccare Donald Trump: «La diversità di fede, colore e credenza non è una minaccia a ciò che siamo, ci rende ciò che siamo». Lacrime di commozione in sala.

PAROLE, NON FATTI. Ancora una volta, gli Obama si sono rivelati fantastici oratori. Ma alle parole non sempre corrispondono i fatti, come dimostra la cancellazione improvvisa della politica “Wet Foot/Dry Foot” decisa dall’amministrazione uscente giovedì scorso. Essa garantiva a tutti i cubani che riuscivano a scappare dal regime di Fidel Castro e a entrare negli Stati Uniti un anno di permanenza negli Usa e poi la possibilità di ottenere la residenza. Ora, invece, tutti i cubani che saranno trovati sul suolo americano senza un visto regolare saranno deportati se non hanno diritto all’asilo.

TROPPI IMMIGRATI. La legge è stata modificata per due motivi. Da una parte, a causa della «normalizzazione dei rapporti con il governo di Cuba», che veniva evidentemente danneggiato da questa misura. Dall’altra, ha spiegato Ben Rhodes, vice-consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca, perché ultimamente sono arrivati troppi immigrati: «Nel 2015 erano 40 mila e sono saliti a 54 mila nel 2016». A quanto pare, la “diversità” dei cubani non contribuisce a costruire l’identità americana.

CRITICHE DELLA CHIESA. La Chiesa cattolica americana, in particolare il vescovo Joe Vasquez di Austin, a capo della Commissione ecclesiastica sull’immigrazione, ha criticato Obama come se fosse un Trump qualunque: «Noi abbiamo apprezzato la normalizzazione dei rapporti con Cuba, ma la violazione dei diritti umani più basilari è purtroppo ancora una realtà per molti cubani e la politica “Wet Foot/Dry Foot” era un aiuto per loro a trovare rifugio negli Stati Uniti».

CUBA-USA. L’accordo tra Obama e Raúl Castro ha fatto ripartire le relazioni diplomatiche tra i due paesi. La speranza del presidente afro-americano è che l’apertura economica di Cuba al mondo riesca a cambiare il regime, cosa che l’embargo e la linea di chiusura finora non sono riusciti a fare. Tutti si augurano che sia così, ma ancora non si vede nessun cambiamento e le violazioni dei diritti umani del regime comunista restano tali e quali. Perché allora Obama chiude gli occhi e fa finta che Cuba sia un paese come gli altri, tanto da non meritare una speciale politica immigratoria?

«STORIA DI SUCCESSO». Anche a prenderla dal lato dei numeri dell’immigrazione, troppo alti per l’amministrazione, la modifica della legge è poco comprensibile: «Gli americani cubani sono stati uno dei gruppi di immigrati che hanno avuto più successo nella storia degli americani. Le protezioni accordate loro erano un modello di trattamento umano. Ora sarà più difficile per la popolazione vulnerabile di Cuba cercare protezione». Ma ormai questi non sono più problemi di Obama.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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