Il vero scandalo Mose? Il caso Galan, «in carcere dal 22 luglio senza neanche una richiesta di rinvio a giudizio»

Intervista ad Antonio Franchini, avvocato difensore dell'ex governatore del Veneto accusato di corruzione. «Lui resta in galera e il Tribunale del riesame non ha preso in considerazione le nostre prove»

Quando il 22 luglio finì in prigione in seguito all’autorizzazione alla carcerazione in via cautelare approvata dalla Camera con 395 voti contro 138, il nome di Giancarlo Galan occupava ormai da settimane le prime pagine dei quotidiani. “Il doge” era stato ribattezzato l’ex governatore del Veneto e due volte ministro Pdl, accusato di essere al centro dell’enorme rete corruttiva presunta dai pm intorno al Mose di Venezia. Si leggeva, in quei giorni, di un giro vorticoso di milioni di euro, che passavano da una mano all’altra, spesso finendo, secondo gli accusatori, anche in quelle di Galan. Poi, dopo il suo arresto, per altro avvenuto in favore di telecamera, non s’è letto più niente. O quasi.

Avvocato Antonio Franchini, lei è uno dei legali difensori di Galan. Dove si trova attualmente il suo assistito?
Nel carcere di Opera (Milano) dal 22 luglio. Questa è una tipica disfunzione del nostro sistema giudiziario: la custodia cautelare preventiva prima di un processo e quindi prima di un’affermazione di responsabilità o di innocenza, viene in realtà usata con un secondo scopo, che è quello di fare pressione su un indagato perché parli, cosa che sarebbe vietata dalla nostra Costituzione. Però è quello che succede a Galan che ha il solo torto di proclamare la propria innocenza e di volersi difendere a tutto campo.

Galan è accusato di aver ricevuto in nero 4 milioni di euro per agevolare le pratiche del Mose. Come si difende?
Abbiamo risposto con memorie e documenti. Anzitutto ricordo che chi lo accusa è l’ingegnere Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia nuova, alle cui dichiarazioni non è stato trovato alcun riscontro. I fantasmagorici 4 milioni infatti non sono mai stati trovati dagli inquirenti. Non ce n’è nessuna traccia. Noi della difesa abbiamo depositato una perizia di un commercialista che dimostra che le entrate lecite di Galan coprono, persino con un surplus di 900 mila euro in totale, tutte le spese che aveva sostenuto negli anni. Si tratta di un bilancio del tutto documentato.

Oltre a Mazzacurati però Galan è accusato anche dalla sua stessa ex segretaria, Claudia Minutillo, che agli inquirenti ha raccontato di un sistema in vigore nella Regione Veneto guidata da Galan. Un sistema intorno al quale giravano migliaia di euro di fondi neri.
Sì, sono arrivate accuse dalla segretaria Minutillo, che però non si incrociano con quelle di Mazzacurati. Nella sua accusa la Minutillo sostiene che in occasione delle campagne elettorali c’erano dei finanziamenti illeciti da parte della Mantovani di Piergiorgio Baita. Ma la Minutillo è un soggetto del tutto inattendibile, secondo noi. Attraverso testimonianze che abbiamo prodotto al Tribunale del riesame abbiamo cercato di dimostrare che semmai era che lei si appropriava di finanziamenti elettorali.

Ma le accuse della segretaria sono sostenute anche dallo stesso Baita, ex presidente del gruppo Mantovani, primo socio del Consorzio Venezia nuova, che sostiene di aver pagato a Galan le spese di ristrutturazione di una villa a Cinto Euganeo.
Baita sostiene di aver consegnato duecentomila euro per la campagna elettorale del 2005 e di aver elargito delle utilità come la ristrutturazione della casa. Abbiamo ampiamente dimostrato che invece la ristrutturazione è avvenuta con pagamenti eseguiti da Galan attraverso il suo conto corrente, e con tempi non coerenti con quelli riferiti da Baita, anche attraverso testimonianze.

Però tutto questo dossier della difesa, le testimonianze che avete prodotto e i documenti, non hanno convinto il Tribunale del riesame, che infatti ha deciso di lasciare Galan in carcere.
Stiamo aspettando in questi giorni l’esito del ricorso che abbiamo presentato in Cassazione, perché il Tribunale del riesame non ha preso in considerazione tutte queste indagini che abbiamo presentato, e questo malgrado la giurisprudenza della Cassazione al contrario dica chiaramente che vanno considerate anche le prove presentate dalle difese.

Intende dire che il Riesame invece non le ha prese in considerazione?
È proprio così. Il riesame non ha dedicato nemmeno una riga della sua ordinanza a motivare, ad argomentare le prove che abbiamo depositato.

Lei ha incontrato il suo assistito. Come sta oggi Galan?
Ha perso 20 chili. È di umore altalenante, è pugnace ma è rattristato da questa incertezza dai tempi. D’altra parte siamo ancora in fase di indagini preliminari, e non è stato ancora nemmeno chiesto il rinvio a giudizio. Noi comunque ci prepariamo ugualmente per il processo, esaminiamo ad ogni incontro la lista testi che presenteremo, lavorando per quando sarà.

Sa se i suoi colleghi di partito o altri parlamentari sono andati a trovarlo in carcere?
Sì, sono andati a trovarlo diversi parlamentari, ma non so dirle chi.

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