Il problema di essere guidati da dei “Giuseppi very very happy”

La sanità lombarda quando c'era Formigoni, le paritarie e il governo degli inesperti. Lettere a Tempi

Caro direttore, ti confesso che in questi giorni, sommerso da una profluvie di dati di difficile comprensione, mi viene il sospetto di aver vissuto in questi anni nella Regione peggio amministrata d’Italia. Sul banco degli imputati il sistema sanitario lombardo ed ovviamente Formigoni. Nonostante gli siano succeduti due altri governatori (che a mio modo di vedere hanno fatto di tutto per mandare a catafascio quanto fatto da Formigoni) sedicenti giornalisti e opinion makers hanno trovato finalmente il colpevole dei difficili momenti in cui ci troviamo. C’è un’altra rappresentazione di quanto costruito da Formigoni e di come viene gestita la Regione Lombardia? Grazie.
Carlo Grignani

Caro Carlo, al volo mi viene da risponderti: sì certo che c’è, si chiama Tempi. Tra l’altro, stiamo preparando un servizio nel prossimo numero del mensile, quello di maggio, in cui affronteremo entrambi gli argomenti da te indicati. La sanità lombarda è la peggiore d’Italia? No, ovviamente. La sanità lombarda oggi è la stessa di ieri? No, (un po’ meno) ovviamente.

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Caro direttore, di prima mattina sento papa Francesco parlare dell’esigenza di famigliarità e comunione, una famigliarità fatta di di carne e di pane, di prossimità e di popolo. Più tardi un dotto bocconiano ci informa che il nostro modo di vita sociale e famigliare dovrà cambiare per sempre e poiché siamo un popolo caloroso a cui piacciono baci e abbracci, dovremo imparare da culture più “fredde” a tenere le distanze e a usare le mascherine abitualmente come già da anni fanno in Cina e Giappone. In questo clima prevedo tempi difficili per la famigliarità di cui ci parla papa Francesco (del resto anche il buon Samaritano che ha soccorso il ferito senza guanti e mascherina protettiva, non solo è stato imprudente per se ma anche un pericolo per gli altri…). Già prima della pandemia la questione della pedofilia aveva fatto diventare sospetta e criminale ogni forma di prossimità educativa e di esperienza comunitaria, e temo che alla solidarietà dell’emergenza seguirà un tempo di tensioni, sospetti, recriminazioni e conflitti sociali e famigliari. Certo che se il futuro prevede che mi educo guardando uno schermo, lavoro dietro un plexiglass , vado al ristorante e in spiaggia dentro un box, viaggio dentro una busta,… e  finisco dentro una cassa… forse i cristiani potranno tornare ad essere quello che erano all’inizio: degli autentici “rompiscatole”…
Calorosi saluti

Luca Falciola

Caro Luca, hai ragione, la “criminalizzazione dei rapporti” è un pericolo concreto. Vedo anche io troppa gente entusiasta di controllare tutti con le app, predicando quella che potremmo definire la nuova religione della socialità post virus: il sospetto. Al contrario, penso che, poste le cautele necessarie, ne usciremo se avremo un surplus di fiducia l’uno nell’altro, non il contrario. Perché per fare, devi avere fiducia nella libertà dell’altro, altrimenti tutto si blocca, altro che fase due. Da questo punto di vista, spero anche io che i cattolici – i quali professano una fede molto carnale e corporea – non si arrendano a una socialità solo virtuale e “a distanza”. Non predico l’anarchia, ma non vorrei che ci ammalassimo tutti di “quarantenite”.

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Gentile direttore, la Von der Leyen ha dichiarato: «La Ue chieda scusa all’Italia»: viva la solidarietà, ma se i nostri politici parlano di reddito universale, pensare a chi lavora in nero, i problemi degli assegni postdatati, ma scusate, se fossimo tedeschi o olandesi presteremmo i soldi all’Italia senza garanzie? E i debiti bisogna pagarli… Ma se non lavoriamo….
Felice Antonio Vecchione

Criticare la mancanza di solidarietà da parte dei paesi del nord Europa non è sbagliato. Esistono fondati motivi, sia storici sia attuali, per ricordare loro che strozzare oggi l’Italia significa strozzare l’Europa. Detto questo, lei ha ragione, bisogna anche rifuggire le lamentazioni fegatose ed essere molto consapevoli che l’attuale classe dirigente italiana è modesta e, dunque, poco autorevole e, dunque, con poche chance di portare a casa dei risultati. Abbiamo mandato al governo gli “incompetenti” e ora ne paghiamo le conseguenze (reddito di cittadinanza grillino, quota 100 leghista: ora è più chiaro in che guai ci siamo cacciati? Voglio dire: non è tutta colpa della Merkel e leggersi l’ultimo libro di Luca Ricolfi aiuta a capire perché). D’altro canto – storia trentennale – la progressiva distruzione di ogni idealità e di ogni partito politico ha portato ad avere al comando della gente impreparata, improvvisata, inesperta. Dei “Giuseppi very very happy”, per dirla alla Trump.

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Io e mia moglie siamo impiegati. Abbiamo tre figli adolescenti e viviamo vicino a Milano. Abbiamo le solite rate indispensabili per avere un tetto sulla testa e la macchina per andare a lavorare. Non siamo poveri (pochi anni fa durante la crisi uno di noi ha perso il lavoro ed è stata durissima sopravvivere dignitosamente e soprattutto drammatico ritrovare lavoro a 45 anni). Non siamo poveri e nemmeno ricchi. Ogni tanto arriva la notiziola sparsa qua e là che “se hai figli fino a”, “se hai reddito fino a”, la regione, la provincia, lo stato, il comune, ecc. ti danno una tantum, o chissà se hai diritto a… Naturalmente tutti gli anni cambiano le regole! Io e mia moglie ogni volta ci guardiamo sconsolati. Ma è possibile che uno Stato che sa tutto di noi (devi dare i tuoi dati ogni anno per assegni familiari a febbraio online, darli per le detrazioni in cartaceo a luglio, ad aprile paghi le tasse dando i dati, ogni mese trattieni le tasse in busta, se poi fai l’Isee sanno veramente tutto), possibile che un cittadino debba essere trattato così? Ognuno deve conoscere i suoi diritti ma questo è un sistema intrinsecamente mafioso: sei al mio servizio e ti tengo volutamente ed evidentemente al guinzaglio. Si sta parlando di aiuto alle imprese, di sanità, di smart working, ecc. Ma la famiglia standard è ridicolizzata da un sistema che fa di tutto per trattarti come una cacca sotto la scarpa e cercare di staccarsela di dosso.
Davide Carubelli

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Visto l’allarme lanciato per la situazione della scuola paritaria e relativa libertà di scelta educativa a me verrebbe voglia di dire: “è inutile piangere sul latte versato”. Guardando su chi raccoglie tanti voti anche tra cattolici… Fortunato Pezzimenti 

Sì, con delle differenze che è bene rimarcare. Lupi, Toccafondi, Gelmini, Salini e altri deputati e senatori dell’area di centrodestra e Luca Del Gobbo in Regione Lombardia, in questi giorni stanno cercando in tutti i modi di sollevare la questione. A loro tocca un lavoro politico difficilissimo, cioè creare consenso intorno a una proposta politica praticabile. Alle famiglie, sulla scorta della lettera dei rettori, il compito di far sentire la propria voce per rimarcare, innanzitutto due cose: 1) il governo ha previsto briciole (come ha detto Virginia Kaladich, Fidae, «per la sanificazione delle scuole abbiamo ricevuto 4,5 euro per alunno, mentre altri due milioni di euro sono stati destinati all’acquisto di pc e tablet per la didattica a distanza. Facendo i conti, si tratta di un contributo di 2,5 euro a testa»); 2) testimoniare perché una famiglia, anche “normale”, non ricca, è disposta a grandi sacrifici per l’educazione dei figli. E siccome non siamo in Nordcorea, deve essere libera di scegliere questa educazione, che può anche non essere quella di Stato.

Foto Ansa

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