Il Dl omofobia è liberticida e inutile

Ricordate i casi Ricci e Barilla? E poi esistono già norme che puniscono i reati contro le persone omosessuali

Caro direttore, vorrei fare alcune precisazioni relative ad un’ampia intervista rilasciata dall’onorevole Alessandro Zan, durante la quale egli nega che il DL relativo alla cosiddetta “omofobia” costituisca un vulnus alla libertà di opinione e di pensiero, al contrario di ciò che ha sostenuto un comunicato, molto ben motivato in termini di assoluta laicità, della Cei, che ha chiaramente parlato di progetto di legge liberticida. E la Cei ha assolutamente ragione, malgrado le deboli e interessate assicurazioni di Zan.

Non voglio giudicare la buona fede di Zan quando dichiara che «non sarà una legge-bavaglio», ma penso che sia quanto meno ingenuo, visto l’ambiente Lgbt da cui il progetto trae origine. Si tratta di un ambiente che da anni tenta di mettere a tacere ogni espressione che voglia esprimere con libertà pensieri diversi dai propri. Moltissimi sarebbero gli esempi in proposito. Ne cito solo due. Il povero psicologo Giancarlo Ricci è stato sottoposto a processo disciplinare (durato ben tre anni) perché ritenuto omofobico quando, durante una trasmissione televisiva, ebbe a dire che per l’equilibrata educazione di un bambino occorre la presenza di una mamma e di un papà. Guido Barilla, che aveva dichiarato che la propria famosa azienda puntava la sua comunicazione sull’immagine di una famiglia composta da uomo e donna, fu costretto ad una penosa pubblica rettifica, degna della peggior Germania comunista, che ha poi portato l’azienda stessa ad assumere un costoso dirigente per controllare che la Barilla non compia scelte omofobiche! Due casi in cui la libertà di pensiero è stata violata pesantemente. Pensiamo cosa potrebbe succedere se il mondo Lgbt avesse a disposizione una legge come quella voluta dall’attuale maggioranza.

La libertà sarebbe in pericolo, anche perché il termine “omofobia” è così generico e incerto che qualunque abuso potrebbe essere considerato legittimo. E sarebbe totalmente in mano all’interpretazione soggettiva dei magistrati. Sappiamo tutti, soprattutto da duemila anni a questa parte, che l’odio costituisce un male per l’umanità, ma esso non può essere eliminato da una legge, ma da una profonda educazione, come ci ha ricordato il comunicato della Cei. Sappiamo tutti che dobbiamo rispettare e amare ogni persona, indipendentemente dalle sue tendenze sessuali: questo è un dato acquisito, ma ciò non toglie che dobbiamo essere liberi di sostenere con rispetto (sia nel metodo che nel contenuto) il proprio punto di vista su di un tema così delicato e complesso come quello che attiene alle problematiche sessuali.

L’onorevole Zan sostiene di non volere introdurre una legge liberticida. Paradossalmente, questa sua affermazione rende ancora più inutile una legge sull’omofobia, in quanto l’attuale codice penale già prevede tutti i reati che potrebbero essere commessi nei confronti delle persone che Zan vorrebbe tutelare. Questa tutela già c’è, visto che sono previsti i reati di istigazione a delinquere (art. 414), di associazione a delinquere (416), quelli contro la libertà sessuale (519, 520, 521), quelli contro le persone (575, 581, 582, 584), quelli contro l’onore delle persone come l’ingiuria (594), la diffamazione (8595), la diffamazione col mezzo della stampa (596bis), i reati contro la libertà personale (605,609), la violenza privata (610), la minaccia (612), gli atti persecutori (612bis). L’attuale codice penale prevede anche le aggravanti all’articolo 61 numeri 1, 4, 5, 8, 9, 11, il che rende superflua l’aggravante prevista da Zan. Tutto è già previsto, ed allora cosa serve una legge se non a limitare la libertà di pensiero, secondo i canoni del pensiero comune e di quanto è dettato dal politicamente corretto? Zan assicura che la legge non ha questo scopo. Allora vale il mio paradosso: essa è inutile, proprio inutile. Se qualcuno vuole incitare all’odio, ci sono già leggi, come visto, che condannano tale incitamento. Se non è incitamento al reato, l’odio lo si combatte con l’educazione, non con il codice penale.

Ci due annotazioni di metodo che confermano la mia perplessità, anche rispetto ad una ipocrisia che pervade molte persone legate al mondo Lgbt.

La prima riguarda i lavori della commissione parlamentare che dovrebbe compiere gli atti preparatori prima che il progetto vada in aula per la discussione. Dovevano essere ascoltate molte associazioni interessate a questa tematica, ma la maggioranza della commissione ha tagliato brutalmente il numero degli enti che saranno ascoltati, a conferma che si vuole evitare un serio confronto proprio sul tema della libertà.

La seconda riguarda i tempi nei quali i proponenti vogliono portare avanti il loro assurdo progetto. Siamo in piena emergenza coronavirus, che ha messo a terra gli italiani sia dal punto di vista morale che dal punto di vista economico, oltre che dal punto di vista sanitario. In questa emergenza, sono morti più di 34.000 italiani e Zan non ha altro da pensare che portare avanti una legge che, comunque la si voglia guardare, non ha alcun elemento di urgenza. Di fronte ad una tragedia immane, gli amici di Zan puntano (speravano in silenzio) a far passare una legge che comunque avrebbe bisogno di un confronto pacato e sereno. Anche i numeri dei fatti avvenuti in  questi anni non giustificano la fretta (questa sì ideologica, caro Zan) con cui si vuole procedere.

Caro direttore, si potrebbero dire e scrivere tante altre cose e ci sarà il tempo per farlo. Volevo aggiungere un’altra osservazione ironicamente paradossale. Ho detto che la legge di cui parliamo sarebbe comunque inutile. Quindi, vorrei dire ai proponenti di rinunciare alla loro iniziativa. Ma se proprio vogliono andare avanti, allora cerchino di non renderla incostituzionale fin dall’inizio. Vorrei ricordare a Zan che esiste l’articolo 3 della Costituzione, quello famoso che prevede l’eguaglianza tra i cittadini, «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, ci condizioni personali e sociali». Se occorre che questa uguaglianza sia rispettata, allora, caro Zan, dovreste prevedere l’aggravante della “eterofobia” oltre a quella della omofobia , in quanto vi sono molti ambienti (di lavoro e non) in cui gli eterosessuali sono molto emarginati. Se proprio volete la vostra legge inutile, allora prevedetela per tutti i casi di possibile emarginazione dovuta al sesso, altrimenti l’articolo 3 va a farsi benedire. Un solo esempio: molti aspetti dei “gay pride” non sono forse manifestazioni di “odio “ e emarginazione contro gli eterosessuali (e spesso anche contro la Chiesa)?

Politicamente parlando, poi, mi sembra molto interessante quanto proposto da Robertp Formigoni, in un articolo scritto su Libero. In pratica, l’ex presidente della Lombardia chiede a Conte di rinviare a tempi più opportuni la discussione sull’omofobia. Questa proposta di legge è troppo divisiva per essere discussa in un momento in cui lo stesso Conte chiede la massima unità delle forze politiche per decidere insieme all’opposizione le misure da prendere per il futuro dell’Italia. In effetti, penso che togliere dal tavolo una legge comunque divisiva faciliterebbe il dialogo chiesto dal Premier. Mi parrebbe intelligente e saggio accogliere questo consiglio.

Peppino Zola

Foto Ansa

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