Il derby della Lanterna è unico «perché la rivalità non si vive solo sugli spalti, ma anche in casa»

«Ricordo le vecchiette che si raccomandavano di vincere la partita, perché, magari, loro sampdoriane, avevano in casa il marito o il figlio genoano». Samp-Genoa raccontata da Scanziani, ex di entrambi i fronti.

L’ultima volta che si giocò, la partita si risolse solo al 97esimo, con un gol dello sconosciuto Boselli, entrato di diritto nella storia di questo match per quella rete allo scadere. Inutile dire che il derby di Genova non è una partita come le altre: domenica sera ci sarà l’atto numero 105. Dal Ferraris passa un crocevia fondamentale per entrambe le squadre, in cerca di riscatto dopo un mese e mezzo di campionato amarissimo per entrambe. Quanto conteranno le assenze in attacco per la Samp? Quanto sarà utile per il Grifone il recupero di Borriello? Quanto conterà il calore della piazza nella preparazione e nello svolgimento del match? Tempi.it lo ha chiesto ad Alessandro Scanziani, già giocatore di Como, Inter e Ascoli degli anni Ottanta e grande conoscitore del derby della Lanterna, essendo stato per 5 stagioni in forza alla Samp e per due al Genoa.

Scanziani, domenica sera c’è il derby della lanterna. Come vive la città di Genova questa partita?
Credo che in Italia non ci sia città che sente la sua stracittadina come questa, forse anche perché più volte da questa partita è passata la permanenza in A delle due squadre. Inevitabile è guardare durante l’anno all’altra squadra, e fare i calcoli in classifica per essere sopra ai rivali. Si fanno ragionamenti su come rimanere davanti, si cerca di mettere più punti possibile di distacco… Numeri che però quando iniziava quel match passavano inevitabilmente in secondo piano.

A lei è capitato di giocare su entrambi i fronti di questa città, anche se il derby l’ha giocato solo con la maglia della Samp. Come vi preparavate a un match così importante? C’è qualche aneddoto singolare che ricorda?
È una partita cui non servono stimoli da parte della dirigenza o della tifoseria: si prepara da sé. L’aria di derby si respira tutta la settimana: per le vie del centro, quando entri nei negozi… Ricordo di aver incontrato diverse volte anche delle vecchiette che si raccomandavano di vincere la partita, perché magari, loro sampdoriane, avevano in casa il marito o il figlio genoano. La rivalità si vive non solo sugli spalti, ma anche in casa.

Perché Genova è così legata alle sue due squadre e quindi a questa partita?
Perché è una città piccola, dove ci si conosce tutti, e magari si frequentano gli stessi bagni, gli stessi bar… Gli sfottò tra tifosi sono quotidiani, e il cuore di queste due squadre è concentrato tutto all’interno della città, cosa diversa rispetto a Milano o Torino, dove tanti supporters delle squadre arrivano da fuori. E poi queste grandi squadre hanno sempre altri obbiettivi: magari vincere il campionato, o qualificarsi in Europa. Per Genova no: qui gli obbiettivi sono salvarsi e vincere il derby.

Parliamo della partita di domenica. I due team stanno attraversando un momento nero. Perché secondo lei?
Difficile da dire, specie da fuori, senza vivere l’ambiente interno di una squadra. La Samp credo paghi per le lacune di organico: la difesa, ad esempio, è praticamente la stessa di un anno fa, e già in Serie B avevano fatto fatica, salendo senza dominare il campionato. Domenica sono in dubbio Pozzi, Maxi Lopez ed Eder: è evidente che senza chi possa fare gol la squadra perde carattere. Contro il Palermo la scorsa settimana ho visto un gruppo decisamente timoroso, che una volta passato in svantaggio non sapeva più reagire, non avendo nessuno che potesse dare mordente davanti.

E il Genoa?
Loro sono più in salute, soprattutto se dovessero recuperare sia Borriello sia Immobile. Hanno appena segnato due gol al Napoli, una delle difese migliori della Serie A. Però per il Genoa ha tutto un altro valore l’apporto della tifoseria, che vive in maniera completamente diversa il suo rapporto con la squadra.

In che senso?
I tifosi della Samp sono molto più disciplinati e legati alla società: c’è buona intesa tra dirigenza e curva, cosa che manca in casa Genoa. Qui i tifosi sono molto più ultras, più viscerali nel loro amare il Grifone. Ricordo il primo anno al Genoa: eravamo in Serie B con una squadra piena di ragazzi giovani e poco esperti, eppure all’ultima di campionato ci stavamo giocando la promozione in A. Peccato, la partita andò male, perdemmo a Lecce contro il Taranto e al ritorno a Genova ci trovammo davanti 2mila tifosi inferociti. L’anno dopo, con una squadra molto più forte e costruita per la promozione, facemmo una stagione brutta, salvandoci solo all’ultima partita a Modena. E i tifosi ci portarono in trionfo. Ecco, questo fa capire bene la visceralità con cui la tifoseria segue la sua squadra. Credo che sia difficile preparare partite come il derby, soprattutto per chi è del Genoa.

Quanto pagano i rossoblù le scelte spesso avventate della società?
La mia impressione è che il presidente Preziosi si lasci condizionare spesso dai tifosi: costruisci una squadra per un tecnico, facendo alcune scelte, salvo poi cambiare tutto non appena qualcosa sembra andare storto. Il tutto è stato fatto prendendo poi Del Neri, un allenatore cui serve tempo per insegnare il suo calcio alla squadra.

In una partita simile ogni discorso sulla tattica rischia di essere rimpiazzato dalla condizione psicologica con cui si entra in campo. Conterà più la prudenza e la paura di non perdere in un momento così difficile per le due squadre, o la voglia di riscattarsi?
È una bella domanda. Sarebbe bello essere dentro allo spogliatoio delle due squadre per poter capire. Temo che la Samp avrà più paura, alla luce anche delle assenze in attacco: se dovesse incassare un gol sarebbe difficile da rimontare. Il Genoa, invece, consapevole del valore delle loro punte, avrà di certo più rabbia e determinazione per vincere, e potrà così improntare una partita più votata all’attacco.

@LeleMichela

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