«Il Corano va interpretato». La testimonianza di Valeria Khadija Collina

La donna italiana convertita all'islam e intervenuta a Rimini è madre di Youssef Zaghba, uno dei terroristi islamici che hanno ucciso otto persone nel 2017 a Londra

Allah ha due mani? E sono davvero entrambe destre? A qualcuno potranno sembrare domande oziose ma né per Valeria Khadija Collina né per il figlio Youssef Zaghba lo erano. Il nome del giovane è tristemente noto alle cronache di tutto il mondo, essendo uno dei tre terroristi islamici che in un attentato hanno ucciso otto persone a Londra il 3 giugno 2017, ferendone altre 48. Youssef ha fatto di Valeria la madre di un terrorista e per un’italiana convertita all’islam, oggi residente in provincia di Bologna, lo stigma e il rimorso saranno difficilmente lavabili via dal tempo.

ISLAM LETTERALISTA. Quella sulle mani di Allah è solo una delle infinite discussioni che Valeria – che ha sposato un marocchino, si è convertita all’islam ed è andata a vivere in Marocco per poi tornare in Italia con il figlio nel 2016 – ha avuto con Youssef. «Aveva aderito a un islam letteralista, rigido, meccanico, che io considero un’eresia al pari della religione propagandata dall’Isis o dai wahabiti sauditi. Non l’islam che avevo conosciuto io», racconta Valeria al Meeting, avvolta in un hijab beige. Lei cerca di parlare con il figlio, prova a fargli capire che il Corano ha una storicità e non bisogna prendere tutto alla lettera, ma Youssef, che al tempo dell’attentato aveva 22 anni, è convinto di partire per la Siria «dove vivere un islam puro».

L’ATTENTATO E GLI ERRORI. Ci prova, viene fermato dalla Digos quando tenta di imbarcarsi per Istanbul, viene controllato dai servizi per mesi, poi gli vengono restituiti i documenti a causa dell’insufficienza di prove nei suoi confronti. Nel 2017 infine Youssef va a Londra, dove compie il terribile attentato. Rileggendo a posteriori la sua esperienza, Valeria non ha problemi a rintracciare degli «errori»: «Quando lui e sua sorella sono nati, io e mio marito siamo tornati in Marocco, perché non volevamo che fossero contaminati e vivessero l’islam nella purezza». Allo stesso modo, quando Youssef da piccolo le poneva delle domande sul Corano, lei cercava di spegnerle «per timore che potesse allontanarsi dalla fede».

«CORANO VA INTERPRETATO». Valeria non si spiega come sia potuto accadere l’irreparabile, ma oggi si impegna perché niente di simile si ripeta più: «Il Corano va interpretato e tanti studiosi stanno cercando di farlo. Io nel mio piccolo provo a spiegare alle donne musulmane alle quali insegno a salmodiare che i testi sacri hanno una loro storicità». Pur riconoscendo «l’efficacia e la grande umanità» degli apparati di sicurezza italiani, «attraverso espulsioni e detenzioni, anche qui da noi bisogna introdurre la prevenzione come in altri paesi», afferma. È necessario cioè, secondo Valeria, avvicinare i giovani a rischio radicalizzazione per spiegare che esiste un altro islam, «che è più vero delle eresie».

UN’AMICIZIA MIRACOLOSA. Questi tentativi, animati dal desiderio di «restituire qualcosa», sono stati sostenuti nell’ultimo anno da una compagnia di amici che ha incontrato lungo il cammino, membri della comunità musulmana e cattolica locale, che l’hanno aiutata arrivando anche a pregare insieme a lei. «Un miracolo», lo definisce.

LA RAGIONE NELL’ISLAM. La testimonianza di Valeria è importante: non giustifica in alcun modo il gesto del figlio, non lascia spazio ad ambiguità, tiene per sé il suo dolore di madre che ha perso un figlio e pur riponendo «fiducia nell’umma, che è per la stragrande maggioranza pacifica», è consapevole della presenza di versetti violenti nel Corano e per questo incoraggia una nuova interpretazione, sottolineandone la storicità. Resta da capire se possa bastare un diverso e rinnovato discorso teologico per distogliere i terroristi dal perpetrare crimini orrendi e se si possa aprire uno spazio, nell’islam, per una reale valorizzazione della ragione e di quei profondi desideri che, come al Meeting è stato ben testimoniato, anche da Valeria, albergano nel cuore di ogni uomo.

@LeoneGrotti

Foto Meeting

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