I voti dei No-Tav fanno gola a Sel, de Magistris e Pd. Ma Grillo è in vantaggio

Fotografia delle simpatie politiche del movimento anti-treno. La sinistra si contende i voti degli antagonisti che paiono preferire il Movimento 5 Stelle

Se Mattei sosteneva che i partiti si usano come i taxi – “salgo, mi faccio portare dove voglio, pago la corsa”, la celebre citazione – che si può dire di un movimento contro un treno che potrebbe portare al Parlamento, in tre o quattro formazioni, un drappello di suoi componenti?

Con la conclusione di questa legislatura, tra le altre cose, è infatti certa la fine della stagione dell’unanimismo parlamentare pro-Tav. Non solo per effetto dell’ingresso dei grillini ed il ritorno dei vendoliani. Sarà proprio il movimento trenocrociato ad essere direttamente rappresentato.

I non molti militanti M5S che hanno votato alle recenti parlamentarie, per la circoscrizione Piemonte 1 (Torino e provincia) hanno scelto, tra gli altri, due volti noti della battaglia antitreno. La capolista alla Camera sarà Laura Castelli, 26 anni, staffista del consigliere regionale Davide Bono, dopo esserlo stata nella scorsa legislatura (professionismo politico?) di Mariano Turigliatto, ambientalista eletto nella lista “Insieme per Bresso”. Ticket per Roma anche per Marco Scibona di Bussoleno, già votatissimo candidato alle Regionali (2 mila 200 voti raccolti, frutto del compatto consenso No Tav). Come già per le elezioni del Consiglio Regionale, Alberto Perino ed altri leader della movimento hanno fatto il loro endorsement per Grillo e soci. Le foto dei due con il Bové valsusino, sui giornali locali, sono più che un’indicazione di voto.

Una scelta netta, anche se non mancano tra gli oppositori al treno veloce i sostenitori del Movimento Arancione di De Magistris. Si vocifera, in questo senso, di una candidatura d’area No Tav anche per il costituendo “quarto polo”.

Contano sui consensi No Tav, o almeno sui presunti vantaggi del fiancheggiamento, anche i vendoliani. Se si concretizzasse la candidatura del leader regionale della Fiom-Cgil Giorgio Airaudo, l’obiettivo sarebbe anche quello di portare all’incasso la fish dell’appoggio della guida dei metalmeccanici piemontesi (unico troncone di sindacato) alla mobilitazione contro la Torino-Lione.

In questo quadro si inserisce l’annunciata candidatura di Sandro Plano, presidente della sopprimenda Comunità Montana e riferimento istituzionale degli oppositori al supertreno, alle primarie per la scelta dei parlamentari Pd. Si stanno raccogliendo le firme per sostenere la sua candidatura. Plano il democristiano che si fece barricadero. E, con scorno di tanti supporter del sindaco fiorentino, in ultimo, renziano. Plano che tenta, anche lui, il gran salto.

Il parlamentare uscente Stefano Esposito, forse il più convinto sostenitore della Tav, è furioso: “Se il partito accoglie in lista Plano io non solo non partecipo alle primarie (in qualità di parlamentare uscente non deve nemmeno raccogliere le firme, ndr) ma esco pure dal Pd”. Per ostacolare la discesa in campo di Plano s’è mosso Antonio Ferrentino che sta lavorando a una candidatura in Valle alternativa.

Insomma, come si è già scritto, i No Tav, come simbolo e come riserva di qualche consenso, fanno gola a molti. La lotta per l’egemonia non è di oggi. E non va dimenticata la forte presenza di autonomi ed anarchici, che vedono come il fumo negli occhi “il cedimento all’illusione partitocratica e parlamentarista”.

Il movimento No Tav si appresta ad una piccola calata ai Palazzi romani. Nonostante il proclamato ambientalista, senza car pooling: ciascuno con il proprio mezzo. Anche se Grillo parte in vantaggio.

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