I Veilleurs in Francia festeggiano un anno di vita. «Non siamo indignati né partigiani, ma amanti della vita»

Axel, tra i fondatori, descrive i Veilleurs: «Delle vite sono state risvegliate. Come diceva Giussani "le forze che cambiano il corso della storia sono le stesse che cambiano il cuore dell'uomo"»

«Non siamo un gruppo di preghiera e neanche un’assemblea partigiana, non abbiamo una morale o un programma da propagandare. Non siamo guardiani di museo, conservatori dei tempi andati e neanche semplicemente indignati. Noi siamo amanti della vita». Così Axel Noorgard Rokvam descrive al Le Figaro che cosa sono i Veilleurs, uno dei movimenti nati durante il dibattito in Francia sull’approvazione del matrimonio gay e che ieri ha compiuto un anno di vita.

PRESA DI COSCIENZA. Axel (foto a fianco), tra i fondatori del movimento, spiega che «gli avvenimenti politici hanno suscitato o resuscitato in molte persone la presa di coscienza di una responsabilità personale davanti ai delitti compiuti contro il significato dell’uomo e alla dissoluzione dei legami sociali, a cominciare dai legami familiari. (…) Noi siamo aperti a tutti, il nostro è un movimento gratuito, non confessionale e non partigiano».

«COME DICEVA GIUSSANI». Le riunioni dei Veilleurs, «una cinquantina a settimana» in tutta la Francia, sono fatte da persone che si riuniscono nelle piazze di sera, seduti, per ascoltare letture e cantare, sono degli «incontri» che vanno oltre il semplice trovarsi e «raggiungono il profondo di ogni persona», perché «come diceva don Luigi Giussani “le forze che cambiano il corso della storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo”».

«VITE RISVEGLIATE». «A Parigi – continua Axel – siamo un pugno di giovani che sono diventati amici e che si riuniscono a vegliare una volta al mese. Ogni città agisce in autonomia ma eccezionalmente, questo 8 aprile, abbiamo proposto a tutti di vegliare nello stesso momento».
A un anno dalla nascita dei Veilleurs, qual è il bilancio? «Non si può fare un bilancio esaustivo di circa 3 mila veglie. So solo che a Parigi alcune persone hanno assunto impegni politici, creato associazioni al servizio del bene comune, delle vite sono state “risvegliate”. Sono anche previsti in estate due matrimoni seguiti a incontri durante le veglie».

PERCHÉ MANIFESTARE ANCORA. Un segno positivo è che dopo un anno il movimento è ancora «vivo»: «I Veilleurs sono nati anche in Italia, dove le “sentinelle” si riuniscono a centinaia anche se in forma un po’ diversa. Tutto mi fa pensare che questa riappropriazione dello spazio pubblico si sta installando in modo duraturo. Si sente dire spesso che non c’è più ragione di manifestare. Ma basta venire a una veglia per capire che noi non ci limitiamo al tema della filiazione ma che ci allarghiamo a una riflessione più vasta sull’uomo, la libertà, la giustizia, la vita e la morte».

@LeoneGrotti

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